Visual culture, moda e design nel cinema italiano anni ’60 e ’70″. Perchè mai più il cinema ha raggiunto vette estetiche di questo livello, facendo letteralmente costume, moda, educando la gente al bello. Per rivivere le emozioni degli anni “ruggenti”, lo Studio Arti Visive di Matera ha inaugurato nella sede in via delle Beccherie la mostra fotografica “POP FilmART. L’evento, già presentato nella capitale, è stato patrocinato dal Centro Sperimentale di Cinematografia, dalla Biblioteca Angelica, dalle
Edizioni Sabinæ di Roma e dallo Studio Arti Visive di Matera. Una mostra straordinaria arricchita e allieata per l’inaugurazione da due eccellenti musiciste materane, il duo composto da Maria Pistone all’arpa e Annalisa Vizziello al violino.
La mostra POPfilmART, a cura di Simone Casavecchia, nasce dall’omonimo progetto editoriale che, come lui stesso afferma, lo ha spinto a scegliere alcune immagini per dimostrare a un largo pubblico come “il cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta abbia ancora la capacità di far sognare e rendere il design, la moda e l’arte moderna familiare e riconoscibile in tutto il mondo. La Pop Art infatti divenne allora il marchio di qualità dell’arte italiana e della sperimentazione: è stata in mezzo a noi, nelle nostre case e nelle piazze, ed ora si svela nello spazio di una mostra”.
Nella sede dello Studio Arti Visive, magistralmente diretto dall’eclettico artista materano Franco Di Pede, è possibile ammirare trenta stampe dei fotogrammi più famosi accompagnano il visitatore attraverso un percorso fotografico che racconta il design, l’arredamento, la moda, le prospettive e le geometrie dell’epoca: il tutto rielaborato dalle sapienti mani di grandi registi e illustri scenografi che, sotto l’influenza della Pop Art, hanno fatto la storia del nostro cinema. Dalla creatività di Federico Fellini, Antonio Pietrangeli e Michelangelo Antonioni ai ritratti di Liz Taylor, Marcello Mastroianni e Jean-Louis Trintignant.
In mostra scopriremo anche icone e oggetti di culto indossati o affiancati ad attori famosi: in “Amarsi male” la poltrona-Sacco troneggia nell’appartamento usato dagli amanti; nei film di Petri “Un tranquillo posto di campagna”, del 65, l’artista statunitense Jim Dine ha prestato la mano e i quadri al pittore Franco Nero, mentre in quello del 68, “La decima vittima”, troviamo un Mastroiannni di ispirazione op art, di nero vestito e alle spalle un grande dipinto cinetico. E poi ecco le attrici: l’abito arcobaleno della turista Liz Taylor in “Identikit”, del 64, psycho-thriller tendente all’astratto di Giuseppe Patroni Griffi; la M. Grazia Buccella di “Sissignore”, film di Tognazzi del 68, un’icona iperdecorativa vestita con abiti e accessori improbabili come l’ombrellino cinese; sempre del 68 in “Una jena in cassaforte” la bellissima Marie Louise Greisberger viene trascinata fino ai titoli di coda in un turbine psichedelico di visioni ed effetti caleidoscopici, in geometrie e colori dal sapore squisitamente op; nel 69 in “Vedo nudo” film sul tema del voyerismo, Sylva Koscina è ripresa su un bianchissimo letto girevole, tra specchi di ogni tipo che rimandano la sua immagine di star; per finire all’anno 73 con la De Funès ispirata alla sensuale Valentina di Crepax che nel film “Baba Yaga”, affianca alla lussuosa pelliccia il casco, in un affresco pop di sofisticata eleganza in cui realtà e sogno si mescolano.
Durante la mostra è possibile scoprire anche il prezioso volume è a cura di Dario Edoardo Viganò e Stefano Della Casa. Il volume è la prima pubblicazione che affronta i rapporti tra cinema italiano, Pop Art e design. Tale filo conduttore distingue anche la scelta dei film operata da Della Casa: in Diabolik per esempio vede “la presenza pop, praticamente spalmata su ogni sequenza, raggiungere un’efficacia così forte e caratterizzante come raramente nella storia del cinema.
Due firme d’eccezione, quali Vittorio Sgarbi e Gianni Canova, arricchiscono i contenuti del percorso editoriale. Sgarbi definisce la Pop Art come “l’immissione dell’immaginario visuale di massa in quello artistico, in senso materiale e ideale, dunque nel repertorio iconografico come in quello simbolico, nell’orizzonte mitico come nella dimensione tecnica, con effetti di reciproca sovrapposizione fra campo e campo”. Canova invece decontestualizza il cinema italiano dai suoi ristretti confini per ricondurlo ai processi estetici di quegli anni.
La mostra sarà aperta al publico dalle 10 alle 13 fino al 2 novembre 2013 e promuove la candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura nel 2019.
La fotogallery della mostra POP FilmART (foto www.sassilive.it)