“L’agricoltura può rappresentare una grande opportunità per il rilancio del nostro sistema economico, a patto che si faccia un’ operazione verità per non illudere i tanti giovani alla ricerca di lavoro”, lo ha detto Saverio De Bonis, coordinatore della Fima, Federazione italiana movimenti agricoli, illustrando – insieme a Paolo Rubino e Roberto Foschi nel corso di un’ audizione di fronte alla Commissione Agricoltura del Senato, presieduta da Leana Pignedoli – la posizione della Fima sul riordino degli enti strumentali, sul ricambio generazionale e sulla semplificazione.
“Il punto non è quello di regalare la terra demaniale. I giovani – ha aggiunto – oggi sono spaventati dai dati del reddito dell’ agricoltura italiana e molte famiglie di agricoltori ormai scoraggiano i propri figli verso questo mestiere tra i più antichi del mondo. Non sono i mezzi che difettano, ma le regole del gioco di un mercato agricolo opaco, non più libero e governato da potenti lobby che hanno squilibrato la distribuzione del reddito”.
“Il ruolo di Ismea è fondamentale per un’ agricoltura in cui vi è un grosso deficit di informazioni strategiche – ha aggiunto il coordinatore Fima – fornire dati in tempo reale, su produzione, consumi, import-export ed una serie di indicatori di costo medio, significa spuntare gli artigli alla speculazione nei mercati agricoli, che ha soffocato l’ economia del Paese approfittando della crisi generale”.
“E’ giunto, dunque, il momento di dire la verità in agricoltura – ha sottolineato De Bonis – liberando anche risorse necessarie per il mondo agricolo e l’ innovazione attraverso una riduzione degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole. Anziché prelevare risorse dagli agricoltori basta sopprimere enti inutili come Isa, Inran e Agencontrol, ed evitare tutte quelle situazioni di conflitto d’ interesse per cui i controllati sono anche controllori.
“La ricerca del CRA è strategica per la competitività del sistema agricolo nazionale – ha evidenziato Paolo Rubino, dirigente del Tavolo Verde di Puglia e Basilicata, aderente alla Fima – ma se il paese non si dota di una sua politica agricola, attentamente programmata, che dia risposte alle relazioni tra alimentazione e salute, tra agricoltura e difesa del territorio, si rischia di non rispondere a tutte le priorità che possono favorire un ritorno alla terra dando certezze ai consumatori.
“Per quanto riguarda il credito – prosegue De Bonis – è sempre più necessario che Ismea acquisisca sul piano delle prestazioni creditizie e finanziarie un ruolo più incisivo, per favorire l’ accesso alle migliaia di aziende “non più in bonis”, attraverso una deroga alle regole di Basilea che il capo del Governo dovrebbe chiedere a Bruxelles. Questo sarebbe un segnale chiaro a favore dell’ agricoltura”.
“Nel riordino di Agea gli agricoltori vogliono un organismo pagatore rapido, efficiente e trasparente che sappia ridurre i costi e ci avvicini all’ Europa – ha evidenziato Roberto Foschi dirigente del Gruppo Trasversale Agricoltori dell’ Emilia Romagna, aderente alla Fima – diversamente, la funzione di fulcro delle attività a tutela degli interessi finanziari dell’ Unione europea si trasforma in uno svantaggio competitivo che penalizza le imprese italiane sui mercati, aggravandoli di diseconomie esterne”.
“Occorre infine liberalizzare – ha concluso Foschi – i servizi ed evitare di affidare censimenti ad associazioni e Consorzi – come è accaduto nella gestione del regime quote latte – in cui vi siano retrostanti associazioni professionali che, purtroppo, hanno svolto un ruolo di idrovore di sprechi generando un aumento sconsiderato del debito pubblico”.
Ismea, Agea, CRA…Spiegate a chi non è del settore cosa sono?