Nella sala ragazzi della biblioteca èrovinciale di Matera è stato presentato il libro della professoressa Maria De Michele presidente dell’associazione culturale “Achemar”. Al tavolo con l’autrice il dottor Antonio Quarta, Carlo Abbatino, poeta e giornalista e Maria Antonella D’Agostino, presidente dell’associazione Culturale “Matera poesia 1995”, che introduce con la declamazione della poesia “Forse”. Quarta sottolinea invece il valore del segno nella poesia come nell’arte pittorica, in cui è importante l’essenza. “Molta gente scrive e ci si deve chiedere cosa scrive. Non c’è più cultura in quanto sono molteplici le vendite dei libri associati a nomi famosi della televisione, del cinema. La scrittura è una una cosa lodevole, encomiabile e positiva e quindi ritengo che sia fondamentale sapere cosa si scrive”. Quarta si sofferma sul mondo dei segni e sul loro significato. Il segno per il poeta è la parola scritta, per il pittore sono i colori, per il musicista le note. Senza questi segni non si farebbe nulla ed ecco che ci vuole l’essenza di quello che si scrive, ossia la ricerca della verità e la ricerca della bellezza. La forma diventa uno stile che etichetta un autore. Matera è candidata a capitale della cultura ma cultura di che? Una nota che sottolinea la scarsa presenza di pubblico in evento culturale come quello promosso nella sala ragazzi. “L’augurio che faccio alla De Michele è che un giorno possa essere annoverata tra le persone che hanno scritto un libro e di ritrovarsi nella letteratura italiana”. “L’isola della Vedova” mi ha affascinato, perchè questa poesia ha del miracoloso e la prima cosa che ho trovato sono i segni. Credo che l’autrice suscita in noi la volontà di fare emergere anche in chi legge quell’inconscio che lei ha trovato”.
Carlo Abbatino: “L’autrice ha portato a compimento un libro di poesia in cui rispecchia fedelmente la sua signorilità, la sua eleganza, il suo sorriso, la sua ironia, la sua simpatia già espressa nel rapporto con alunni e colleghi durante il suo lavoro. Nella prefazione di Quarta c’è l’esatta fotografia dell’autrice, che manifesta la dolcezza del fare poesia e si sorprende per la capacità con cui riesce proseguire questo cammino cultural-poetico di cui la stessa letteratura moderna e dei poeti moderni si aggrada. Quest’opera esalta l’estrema leggerezza del verso poetico dell’autrice. Anche la scelta del carattere tipografico parla di quanto sia sottile ed elegante la mano calligrafa della poetessa. La snellezza del verso mai pesante e articolato porta la poetessa ad operare con estrema fluidità dando origine a queste silloge che si fanno leggere tutto d’un fiato. Dai versi emerge anche la sua passione per la mitologia con la presenza di Nettuno, Dafne. Un retaggio insito nella sua cultura che trova stupenda applicazione nella poetica. La Maria De Michele che ho conosciuto la ritrovo nella poesia “Dedicata a….” e anche in “Baci”dove quella sua leggerezza era significativamente intrisa di grande affabilità, di gioia di vivere, di sentire e di ascoltare quei valori autentici che ha trasmesso agli studenti che hanno avuto la fortuna di averla come docente della vita, dello stile di vita. La raccolta è il senso compiuto della osservazione dei piccoli dettagli che in armonia di parole ne fanno una poesia gradevole”.
L’autrice spiega che la silloge è stata scritta nel giro di un anno e che la scelta è scaturita quando “sono rimasta affascinata dal libro di Evan Hunter, uno scrittore americano di origini lucane. La poesia non é scritta a tavolino ma nasce spontanea”.
Ha portato il saluto della Provincia di Matera l’assessore alle politiche sociali Michele Grieco che sottolinea: “Penso che la cultura è condivisione di conoscenze da trasmettere alle future generazioni. Se non c’è cultura non c’è senso dell’appartenenza”.
Con i presenti si è instaurata una sorta di colloquio che ha elevato il tono della serata culturale scaturita proprio della presentazione del libro.