“Condividiamo lo sciopero di quattro ore a livello regionale da tenersi durante il mese di novembre, proclamato da Cgil, Cisl e Uil, perché è giusto manifestare tutta la nostra insoddisfazione per i contenuti insufficienti della Legge di Stabilità.
Se è vero che è stata sprecata un’occasione da parte dell’esecutivo per ridurre concretamente il cuneo fiscale a favore del lavoro, per l’industria in quel disegno di legge c’è poco o niente: non ci sono risorse concrete a favore della ripresa manifatturiera, dello sviluppo tecnologico, a sostegno della rete infrastrutturale, soprattutto digitale. Insomma se con più soldi in busta paga sarebbero potuti ripartire i consumi, con più risorse a favore del metalmeccanico si sarebbe potuta individuare qualche certezza consistenza verso le possibilità di crescita economica. Invece, niente. Siamo in presenza di una Legge di Stabilità che sembra sia stata apprezzata dalle istituzioni europee ed internazionali, ma nel malcontento generale manifestato non solo dai sindacati, ma da imprese, consumatori ed addirittura dalla maggioranza delle forze politiche presente nei due rami del Parlamento. Si dice che proprio i passaggi parlamentari potrebbero migliorare il disegno di legge che rappresenta il quadro delle disposizioni finanziarie vigente. Alla speranza non si possono voltare le spalle, ma il problema vero è che nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama quella Legge di Stabilità può uscire riscritta in peggio, ovvero stravolta in quei pochi capisaldi accettabili, come il finanziamento della Cassa integrazione in deroga. Questa è la realtà.
Sia chiaro i metalmeccanici mettono in prima fila il rischio di desertificazione industriale, ma in Italia e soprattutto al Sud esistono rischi di desertificazione economica ed ambientale. Addirittura nel Meridione lo scorso anno il numero dei morti ha superato quello dei vivi. Come si possono invitare le persone ad aver fiducia nel futuro quando la situazione è quella esistente e le donne non fanno più figli, quasi a cautelarsi in prospettiva. E dal Meridione e dal Paese intero chi può emigra: fuggono proprio le donne, i giovani, i laureati. Il sindacato ha il dovere di concorrere a creare le condizioni perché si possa aver fiducia nel restare qui. Ma per quanto ci riguarda è possibile farlo solo se l’industria, che è il perno strutturale della nostra economia, riuscirà a rimanere”.
Ott 26