Sono stati numerosi e lusinghieri gli apprezzamenti pervenuti da tutta Italia all’ufficio stampa dell’artista Mimmo Centonze da parte di prestigiose personalità del mondo dell’arte e della cultura tra cui critici e storici dell’arte, giornalisti e collezionisti d’arte che hanno voluto complimentarsi con l’artista per la grande mostra “Capannoni nel capannone”, appena inaugurata a Matera.
Atteso anche Vittorio Sgarbi, che ha saltato il vernissage di Centonze per essere a Burgos in Spagna per l’inaugurazione de “Il Giardino segreto”, la mostra della sua celebre collezione privata di dipinti e sculture dal XIII agli inizi del XX secolo.
È proprio di queste ore infatti la notizia che anche il noto critico d’arte, insieme all’amico e grande gallerista Emilio Mazzoli, visiterà la mostra di Centonze durante questo fine settimana. E nell’occasione Sgarbi e Mazzoli si uniranno a Mimmo Centonze per dare vita ad un convegno sull’arte contemporanea ed il collezionismo, che si terrà a Matera sabato 2 novembre 2013 alle ore 18:00, in uno spazio inedito quanto inaspettato…Un’occasione unica nella quale un critico, un gallerista ed un’artista racconteranno la propria passione per l’arte ed il collezionismo, completamente circondati da una raffinata selezione di opere d’arte dell’artista Mimmo Centonze. Il primo di una serie di eventi collaterali che saranno presentati nelle prossime settimane durante le date di apertura della mostra “Capannoni nel capannone”.
Un grande entusiasmo ha colto di sorpresa il pubblico presente all’inaugurazione della mostra di Mimmo Centonze quando, al taglio del nastro, ha potuto finalmente apprezzare il sorprendente allestimento delle grandi opere esposte nell’imponente spazio del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza, che accoglie perfettamente le opere dell’artista. Un immenso capannone di 1000 metri quadri, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate, nel quale i capannoni di Centonze sono calati dal soffitto come delle grandi quinte teatrali che sembrano scendere e risalire per mezzo di funi di acciaio ancorate al pavimento. L’allestimento delle circa 60 opere (delle più di 70 opere in totale considerando quelle esposte nell’altra sede della mostra, in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi) è posto su più binari visivi e fa sì che il visitatore della mostra sia rapito da un affascinante rincorrersi del fronte e del retro delle opere, sospese nello spazio del capannone in un disarmante e sincero svelarsi dei supporti sui quali sono state dipinte: tela, tavola e ferro.
Mimmo Centonze ha dichiarato: “Sono il primo ad essere rimasto stupefatto da questa mostra. Non credevo si realizzasse davvero in quanto, a tre settimane dall’inaugurazione, il grande capannone del Laboratorio di Restauro della Soprintendenza sembrava proprio uno dei miei capannoni: pieno di oggetti abbandonati, fotocopiatrici rotte e vecchi armadi dissestati. Ma poi il miracolo. Il Soprintendente Marta Ragozzino, insieme all’efficientissima squadra di lavoro della Soprintendenza, mette in moto un potente meccanismo inarrestabile che infine riesce a compiere il tutto. Lo dico sinceramente: sono sbalordito. E sono andato anche oltre, per ovvie ragioni inevitabilmente legate alla mia città, le esperienze fatte finora: questa idea di esporre i miei dipinti sui capannoni in un capannone reale, a pochi passi di distanza dal mio studio dove sono nate queste opere, è stata un’esperienza unica e forse irripetibile”.
L’artista ha aggiunto: “Se guardi un dipinto sui capannoni, attraversi con la mente il percorso che ti porta verso la luce. In fondo vedi la luce ma nel frattempo devi scontrarti con il ferro vecchio abbandonato, forse tagliente e difficile da evitare, mentre cerchi di raggiungere la luce. Però alla fine c’è questa luce che cerca di attrarti a sè, che ognuno identifica in qualcosa: il divino, un affetto o un amore nella propria vita. Ognuno ha la sua luce che lo attira fuori da questo capannone ideale che si crea nella propria mente”.
Marta Ragozzino – curatrice della mostra – ha detto: “Mimmo Centonze passa da una composizione scura a lavorare sulla luce…con cromie straordinarie che si accendono anche di toni assolutamente inconsueti. I Capannoni si incendiano di luci diverse. In fondo ci sono sempre una o più porte aperte sulla luce. Una luce che entra dentro a questi quadri, li apre e li illumina. Io credo che questa luce sia una speranza molto forte. Per lui forse qualcosa di spirituale. Io non lo so, ma certamente questa luce l’abbiamo portata dentro questo nostra grande capannone. E ci ha illuminati tutti”.
ma i capannoni del Paip non sono pieni di cinesi?
qualcosa di bello si muove nella bella citta’ di: Matera…………:-) Sono contenta!