Tre insospettabili giovani di Bernalda nascondevano dei frammenti di ancore e lacrimai con figure e decorazioni a vernice nera e rossa d’interesse archeologico. A scoprire il tutto un pattuglia dell’Aliquota
Radiomobile della Compagnia di Pisticci che, durante un controllo alla circolazione, sorprendeva i tre giovani, traditi da manifesto nervosismo, in possesso del predetto materiale occultato sotto i sedili. L’operazione di polizia condotta e coordinata dal Comando Compagnia ha portato gli
investigatori ad estendere la perquisizione anche ai rispettivi domicili per cui i tre venivano denunciati in stato di libertà per illecita detenzione di materiale archeologico e ricettazione. Nonostante l’incuria dei presunti ricettatori e di chi esegue gli scavi abusivi, i reperti sequestrati, tutti in
ottimo stato di conservazione e riconponibili, appartengono all’aria della Magna Grecia e risalgono al IV° e V° secolo A.C., particolarmente diffuse in corredi tombali delle comunità insidiatesi all’epoca nell’area Metapontina. Il traffico illecito di reperti archeologici è un mercato in mano alla criminalità che ne ricava attraverso il riciclaggio, enormi flussi di denaro. Le figure maggiori del traffico sono: i “guastatori” che rompono “ad arte” i reperti per permettere una migliore occultabilita’ in valige, bauli
o sacchi contenenti materiale edile ed altro per essere, a destinazione, ricomposti e/o saldati dai “restauratori” in modo tale che un occhio anche esperto non noti nulla di anormale. Nel Metapontino è molto diffusa la pratica degli scavi clandestini nelle aree di necropoli delle antiche
comunità che gli uomini della Compagnia Carabinieri di Pisticci, con la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, tenta di arginare. Da sempre, il fenomeno viene contrastato con un’attività di prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio culturale con lo spiegamento di un consistente apparato di uomini e mezzi
Nov 05