Lo studente materano Roberto Colucci, di www.profumodisvolta.it, propone una riflessione sull’ultimo rapporto SVIMEZ. –
Siamo ormai giunti quasi al termine della prima settimana di Novembre e siamo entrati nella fase centrale della campagna elettorale. Le regionali si avvicinano e ogni giorno si susseguono dichiarazioni, conferenze e comunicati dei candidati alle cariche di governatore e consiglieri regionali. Molti i temi affrontati, tante le dichiarazioni d’intenti, infinite le promesse, più o meno (più meno che più) ragionate.
Per fare delle promesse si deve partire dall’analisi economica e sociale, e non solo squisitamente politica e scandalistica, della situazione attuale e a farlo sono stati pochissimi.
A farlo con criterio, poi, non ci ha pensato proprio nessuno, nonostante il periodo fosse favorevole. Infatti, è di pochi giorni fa la pubblicazione del rapporto SVIMEZ sull’economia del mezzogiorno. Allora un’analisi, seppur limitata date le poche competenze che sento di attribuirmi, vorrei provare a farla io.
Procederò gradualmente, seguendo lo stesso percorso degli analisti SVIMEZ.
Una delle prime notizie è questa: dal 2007 al 2012 il PIL del mezzogiorno è crollato del 10%, quasi il doppio del calo registrato al centro-nord. Nel 2012 il PIL del mezzogiorno è calato del 3,2 % e la nostra Basilicata è la seconda peggiore regione, con una caduta del Prodotto Interno Lordo del 4,2 %, di solo 0,1% inferiore alla caduta del PIL siciliano (proprio le due regioni italiane più sfruttate per l’estrazione di petrolio, quello che alcuni chiamano “oro nero”, risultano essere le più disagiate).
1- In termini di PIL pro capite è aumentata la forbice che separa il Sud dal più sviluppato Centro-Nord e la Basilicata riesce per questo dato ad attestarsi al 5° posto (a partire dal basso). Proprio così, perché più poveri di noi sono, in ordine, i Pugliesi, i Siciliani, i Campani e i Calabresi (terre di clan e di poca ricchezza per gli onesti, si potrebbe dire). Implicazione logicamente economica è il crollo dei consumi, degli investimenti e del reddito disponibile.
Le previsioni dello SVIMEZ dicono che tra il 2008 e il 2013 dovrebbero essere circa 560.000 i posti di lavoro persi nel Mezzogiorno.
2- Seppur in crisi (-10% del valore aggiunto in 6 anni), al Sud sembra poter tenere il settore agricolo (anche se in gran parte grazie all’aumento dei prezzi) che viene alimentato da ben 971.000 aziende, per la maggior parte improntate ad un modello di autoconsumo. E’ cresciuto il valore dei servizi annessi all’agricoltura, che ha registrato l’aumento più grande proprio in Basilicata.
3- E’ in caduta libera, invece, l’industria meridionale, ed è ovviamente aumentato il ricorso alla cassa integrazione (a cui Piazzapulita, programma di La7, ha dedicato un servizio il 04/11, venendo a fare luce sulla situazione del distretto del mobile imbottito materano).
4- Sull’edilizia cito testualmente la relativa sintesi del rapporto: “andrebbero adottate nuove politiche di rilancio a sostegno del recupero e valorizzazione del patrimonio, della riqualificazione energetica delle costruzioni, e a supporto delle famiglie oggi escluse dai mutui per la stretta creditizia”.
5- Un’analisi preoccupante è quella sulla popolazione: al Sud per la prima volta dal 1918 sono stati più i morti che i nuovi nati. La prospettiva è quella di arrivare ad avere un anziano ogni tre abitanti, che lascia pensare ad un mezzogiorno destinato a diventare sempre più improduttivo e sempre più oneroso per i giovani che, come detto in precedenza, sono costretti sempre più spesso ad avere pochi figli, a non averne od ancora a non mettere su famiglia. L’indice di vecchiaia, ovviamente, è al di sopra della media UE.
6- Per quanto riguarda il lavoro, come immaginabile, tiene la tendenza negativa: al Sud si è raggiunto il più basso tasso di occupati dal 1977 e la Basilicata ha perso solo nel 2012 3.000 posti di lavoro. Una pessima notizia per diplomati e laureati che vorrebbero continuare (o tornare) a vivere nella loro terra d’origine. Il tasso di disoccupazione registrato al sud è stato doppio rispetto a quello del centro nord (nel solo 2012), livelli che ci riportano indietro agli anni ’90. Problemi strutturali, come dimostra anche l’aumento della durata della disoccupazione: al Sud il 60% dei senza lavoro si trova in questa situazione da più di un anno. Se si corregge il tasso di disoccupazione con il numero di persone che non hanno cercato un’occupazione negli ultimi 6 mesi, emerge che i disoccupati meridionali sono pari al 28,4% della popolazione, contro il 12% del centro nord. Come scrivono gli analisti, “è un Sud che espelle i giovani”. Affermazione avallata poi dai dati sulla cosiddetta fuga dei cervelli: dal 2002 al 2011 i meridionali laureati emigrati per l’estero sono stati oltre 20.000.
Insomma, non ci sono dati confortanti per i giovani meridionali, né per quelli italiani in generale che, come dimostrato da un rapporto OCSE, (poi avvalorato dal Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini) risultano INOCCUPABILI.
7- Dati negativi arrivano anche dall’occupazione delle donne, che nel 2012 al sud è stata del 34%, 25 punti percentuali in meno rispetto a quella del Nord (59%).
8- Poco rassicuranti le statistiche sulla povertà: il 16,7% delle famiglie LUCANE ha guadagnato nel 2012 meno di mille euro al mese (anche in questo caso peggio di noi solo i siciliani). Praticamente il 40% delle famiglie Siciliane, Calabresi, Campane e Lucane risulterebbe POVERISSIMO. Primato assoluto spetta alla Lucania per quanto riguarda il tasso di famiglie che hanno in casa almeno un disoccupato: il 18,5%, quasi una famiglia ogni 5.
9- Per quanto riguarda il benessere, misurato con 134 indicatori, per il sud è debacle. L’istruzione, ad esempio, vede un gap con la media nazionale del 73%. Interessante, per il momento storico in cui ci troviamo, è il dato relativo alla politica. Infatti il sud giudica più negativamente rispetto al nord le istituzioni locali, ma ha un atteggiamento più positivo verso l’idea di politica.
Da questo ultimo dato credo che dovrebbero partire i candidati alle elezioni regionali. Ci appassiona l’idea che la politica possa esserci d’aiuto, ma sicuramente non ci appassiona per niente l’atteggiamento dimostrato negli ultimi anni dalle classi dirigenti locali. La questione morale deve andare di moda per essere praticata e parallelamente ad essa c’è bisogno che si intervenga strutturalmente, perché i dati della ricerca condotta dall’associazione SVIMEZ parlano chiaro.
Ho evidenziato le frasi che riguardano i dati (negativi) della Basilicata, ma voglio fare un piccolo promemoria per i futuri consiglieri, oltre che per il futuro presidente:
– seconda peggiore regione, con una caduta del Prodotto Interno Lordo del 4,2 %;
– In termini di PIL pro capite 5° posto (a partire dal basso);
– ha perso solo nel 2012 3.000 posti di lavoro;
– il 16,7% delle famiglie ha guadagnato nel 2012 meno di mille euro al mese;
– il 40% delle famiglie risulterebbe POVERISSIMO;
– Primato assoluto per quanto riguarda il tasso di famiglie che hanno in casa almeno un disoccupato: il 18,5%, quasi una famiglia ogni 5.
Forse, piuttosto che parlare di sogni, si dovrebbe iniziare a fare i conti con questi dati, che rappresentano la dura realtà dei fatti. Il consiglio regionale dimissionario è stato certamente uno dei protagonisti della continuazione di questa inesorabile caduta. Spero che i candidati, futuri eletti, sappiano analizzare concretamente queste statistiche e possano intervenire in maniera opportuna per invertire la rotta. Forse sarà difficile, poiché tanti di loro non guadagnano meno di mille euro al mese, o forse non risulterebbero poverissimi, o ancora non hanno (o non avranno) in casa nessun disoccupato. Ma credo, e penso di essere realista, che in ogni famiglia ci sia una persona di buonsenso. Basta quello per prendere coscienza di certe cose e farsi carico di un impegno concreto.
Roberto Colucci – www.profumodisvolta.it