“Una tematica tanto attuale quanto sconosciuta dal 95 per cento della popolazione”. Questo il commento del professore Damiano Gustavo Mita presidente dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (INBB) di Napoli in merito agli interferenti endocrini, oggetto di studio, nei giorni scorsi, di un incontro voluto dall’Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente di Basilicata.
La materia, campo di studio del professore Mita da circa dieci anni grazie al lavoro di tesi di un suo candidato in biomedicina, riguarda questa classe di inquinanti ambientali che rappresenta un rischio per l’uomo e per gli animali.
Gli interferenti endocrini sono definiti come quegli agenti che dall’esterno interferiscono con la sintesi, la secrezione, il trasporto, il legame, l’azione o l’eliminazione dell’ormone fisiologico causando effetti dannosi alla salute in un organismo sano e/o nella sua progenie.
L’ingestione di questi da parte dell’uomo attraverso aria, acqua e alimenti provoca severe malattie, tra le quali l’infertilità, nelle persone esposte e nella loro progenie. Con un assorbimento differenziale legato addirittura al genere.
Tra i casi più comuni in cui ci si imbatte rientra quello alimentare: il bisfenolo A (BPA), principale interferente, è contenuto nei biberon, nei rivestimenti delle lattine di pelati, nei contenitori di plastica delle bevande. Dannosi quindi perché alterano il normale funzionamento del sistema endocrino.
Gli altri interventi della giornata di studio -realizzati da Francesco Aliberti professore di “Igiene generale e applicata” del Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e da Marco Guida direttore dell’Osservatorio ecotossicologico “Federico II” di Napoli- hanno riguardato lo studio degli invasi e delle acque superficiali.
“Le problematiche dei corpi idrici, infatti, assumono sempre più importanza insieme ad altre tipologie di inquinamento che hanno effetti ben più subdoli nell’equilibrio eco sistemico” ha spiegato il prof. Aliberti.
“Tra questi i distruttori endocrini, farmaci, mutageni i cui effetti sono purtroppo evidenti in tempi più lunghi”.
In particolare il prof. Aliberti ha condotto un monitoraggio sull’invaso del Pertusillo altrimenti conosciuto come “lago di pietra” proponendo possibilità di interventi per limitare il consistente impatto antropico e gestire al meglio il lago artificiale.
Il dott. Luigi Mita ha, invece, affrontato il problema dell’antibiotico-resistenza mentre il Centro Ricerche Metaponto e il dipartimento Provinciale di Potenza di ARPAB hanno illustrato casi/studio relativi ai contaminanti emergenti nei corpi idrici della Basilicata, al fiume Agri e ai suoi affluenti, all’esperienza “X Life”.
Prima delle conclusioni sono state messe a punto le linee guida del progetto “Life +” a cura del Consorzio INBB e di ARPAB per la conservazione della biodiversità degli ecosistemi acquiferi lucani attraverso il monitoraggio degli interferenti endocrini.
Impegno comune: un protocollo di intenti che definisca il biorisanamento delle acque inquinate e tra le priorità lo stesso piano di tutela delle acque.
Il patrocinio della giornata di studio è stato concesso dal Parco regionale Gallipoli Cognato che ha offerto la sua area protetta come suggestiva location dell’iniziativa.
Nov 11