Le proposte presentate ieri ai candidati Governatori da Confindustria e Pensiamo Basilicata sono tutte condivisibili con un preambolo politico: diventa prioritario liberare le imprese, specie le più piccole, dai laccioli dell’assistenzialismo e dalle cosiddette “relazioni corte” con il potere regionale, affermando trasparenza e pari opportunità nei fatti e non come semplici principi: lo sostiene Michele Napoli (Pdl) esprimendo sostegno in particolare alle richieste di sburocratizzare la P.A., di adeguare la legislazione regionale nei settori del commercio e dell’artigianato, di riforma della governance degli enti subregionali, di tenere fuori dal Patto di Stabilità le royalties, di rilancio del comparto costruzioni. Tutte rivendicazioni che chi come il candidato Pittella da assessore regionale alle Attività Produttive non solo dovrebbe conoscere bene ma alle quali avrebbe dovuto dare qualche risposta.
Quello di cui hanno bisogno le pmi – aggiunge – è innanzitutto il credito. I Consorzi di Garanzia Collettiva Fidi (Confidi) potrebbero esercitare un ruolo importante. Purtroppo, come segnala il Rapporto Svimez 2012, i Confidi operanti in Basilicata come numerosi meridionali, oltre ad essere sottodimensionati rispetto a quelli operanti nel Centro-Nord, hanno problemi di equilibrio reddituale, non dipendenti dall’erogazione delle garanzie ma piuttosto da una struttura delle voci di costo e di ricavo non in linea con gli obiettivi di equilibrio gestionale. E’ dunque palpabile il fallimento delle misure messe in campo dalla giunta regionale attraverso diverse misure con il risultato che l’impiego quantitativo del denaro c’è stato, ma – continua –non ha dato gli effetti auspicati al punto che no ha intaccato il forte gap del tasso di interesse, al Sud attestato al 7,9% contro il 6,2% del Centro-Nord. Un’attenzione particolare, inoltre – evidenzia Napoli – al comparto del commercio: quando a chiudere in Basilicata, tra il 2008 e il 2012, sono tre imprese commerciali ‘storiche’ (vale a dire con oltre 50 anni di attività) su dieci, come ci informa uno studio della rete delle Camere di Commercio, vuol dire che la crisi sta raschiando il barile del comparto delle vendite al dettaglio e che la politica non può tenere la testa sotto la sabbia”.
Nov 13