La tragedia di queste ore in Sardegna per il nubifragio che ha causato numerose vittime, al pari dei nuovi recenti allagamenti di aziende agricole del Metapontino, obbliga il mondo agricolo a riprendere l’iniziativa sui temi della difesa idrogeologica del Paese e della nostra regione. Di qui l’incontro-dibattito che la Cia lucana ha organizzato per sabato 23 novembre a Metaponto presso l’Azienda Sperimentale “Pantanello” alle ore 17,30 sul tema “Proposte per un programma integrato di interventi per la difesa idraulica ed idrogeologica dell’area ionico-metapontina”. Un’ ulteriore occasione di approfondimento tecnico con esperti (ing. Giuseppe Basile, Emanuele Tataranni), l’Autorità di Bacino di Basilicata, l’Anci, il vice ministro degli Interni Filippo Bubbico e l’on. Cosimo Latronico della Commissione Ambiente e L.P. della Camera, che fa seguito al convegno promosso sempre dalla Cia a Messina sul tema, appunto, “Custodi del suolo e dissesto idrogeologico”.
Basta citare alcuni dati per comprendere la delicatezza del problema: oggi 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica; oltre 700 mila sono gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale. In poco meno di dieci anni l’agricoltura ha perso una superficie di terra coltivabile di oltre 19 mila kmq. Ciò che manca nel nostro Paese – evidenzia la Cia- è una vera opera di prevenzione contro le calamità naturali. Dal 1950 ad oggi si sono spesi più di 200 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali; sarebbe bastato destinare il 20 per cento di questa cifra ad opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane. E quello che è avvenuto in questi ultimi anni ripropone con forza le tematiche legate all’assetto idrogeologico e alla sicurezza delle persone e delle attività produttive, soprattutto in agricoltura.
La prevenzione è, quindi, un mezzo efficace di contrasto al fenomeno. Prevenzione che può essere attuata attraverso strumenti esistenti (le convenzioni con le imprese agricole) e in un’ottica di sussidiarietà, attraverso l’azienda multifunzionale (o pluriattiva) presente sul territorio che ricopre una funzione veramente efficace.
Serve, dunque, una rinnovata attenzione. Occorre una politica con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale in particolare nelle zone marginali. C’è bisogno di interventi concreti per mettere in sicurezza interi paesi minacciati da frane e da smottamenti. Il problema della tutela del territorio non è certo secondario. E’ un problema di grande priorità. Per questo la Cia segue con molta attenzione tutte le iniziative legislative tese a una vera difesa del suolo, a cominciare da quella promossa dal governo che si spera possa diventare al più presto realtà.
Insomma, occorrono norme di pianificazione del territorio per fermare il consumo di suolo, tutelare e valorizzare il paesaggio. E’ necessario, altresì, un governo delle risorse idriche per contrastare il dissesto idrogeologico e favorire l’uso razionale dell’acqua in agricoltura.
Ci battiamo per una politica del territorio, dove – evidenzia la Cia – l’agricoltura abbia un ruolo protagonista, di presidio, di tutela. Ricordiamo i due significativi convegni che abbiamo svolto nel 1981 e nel 1985 a Spoleto e la proposta di iniziativa popolare presentata alla Camera dei Deputati nel giugno del 1994 con la raccolta di oltre 65 mila firme. Proposta che, nonostante siano passati quasi 20 anni, appare ancora estremamente attuale, soprattutto davanti ai recenti disastri provocati dal maltempo a causa della mancata manutenzione del suolo, del degrado, della cementificazione selvaggia e abusiva, dell’incuria ambientale, dell’abbandono delle zone collinari e montane, dove è venuto meno il fondamentale presidio dell’agricoltore. Aggiungiamo, poi, la ‘Carta di Matera’ firmata dall’Anci e da migliaia di sindaci. Un documento che punta a creare un futuro con più agricoltura e una politica territoriale veramente valida. La ristrutturazione del territorio, d’altra parte, è una vera sfida di civiltà.