La campagna olearia 2013-2014 in Basilicata sarà decisamente in controtendenza rispetto alle stime sulla produzione nazionale (e anche meridionale) dell’olio di oliva con un incremento del 10% di produzione rispetto alla precedente campagna per un totale che sfiora le 7mila tonnellate di olio. A riferirlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata, che ha rielaborato a livello regionale i dati forniti da Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol (le tre organizzazioni professionali degli olivicoltori).
Secondo i dati nella nostra regione – sottolinea la Cia – la media ponderata dei diversi risultati sul territorio fa pensare ad un discreto aumento. Si ha infatti una produzione decisamente superiore allo scorso anno nel Vulture, e nella parte centrale della regione, mentre qualche problema sui volumi si riscontra nella zona collinare del Materano. A suggerire un po’ di cautela nella previsione, seppur positiva – evidenziano gli esperti della Cia – sono gli attacchi di mosca che si sono manifestati in modo abbastanza virulento.
A livello nazionale, per il 2013, la produzione di olio di pressione potrebbe attestarsi intorno alle 480 mila tonnellate, l’8% in meno rispetto al dato diffuso dall’Istat per il 2012. Stima che, peraltro, viene effettuata nelle prime fasi di una raccolta che è iniziata e sta procedendo in ritardo. Ancora poche, infatti, sono le notizie sulle rese e soprattutto sussiste la scarsa possibilità di monitorare il fattore “non raccolta”. Date le difficoltà di un mercato all’origine in calo rispetto allo scorso anno, per l’abbondante disponibilità spagnola, non è da escludere soprattutto per l’olivicoltura non “professionale” un diffuso ricorso alla opzione di lasciare le olive in campo. Fenomeno questo già in atto da qualche tempo ma che per sua natura è difficilmente quantificabile.
L’olivicoltura – evidenzia la Cia lucana – è un settore strategico per la nostra agricoltura, simbolo della dieta mediterranea, componente fondamentale del ‘made in Italy’ e di tanti paesaggi agrari. Ma ha bisogno di politiche che supportino lo sviluppo, e quindi il futuro, del settore. Politiche che oggi sono date da una efficace applicazione in Italia della nuova Pac, sia riguardo i pagamenti diretti che lo sviluppo rurale, sia le misure di mercato previste nei regolamenti sulla cosiddetta Ocm unica.
In particolare, è importante programmare e gestire bene i programmi previsti nel nuovo Regolamento unico per finanziare l’aggregazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione. E’ importante che sia stata superata la figura generica ‘dell’operatore’ e che si parli di Op e Oi. I soggetti fondamentali per l’aggregazione sono le Op e noi dobbiamo andare in questa direzione anche adeguando finalmente la normativa italiana. Il settore olivicolo ha dunque bisogno di chiarezza e di atteggiamenti realmente positivi. Non può essere oggetto di inutili e dannose polemiche interne alla filiera. E’ necessario, quindi, agire in maniera propositiva affinché la nostra olivicoltura trovi finalmente le adeguate risposte per uno sviluppo appropriato e redditizi, cogliendo le opportunità offerte dalla nuova Pac 2014-2020, delle norme nazionali già in vigore che potranno essere migliorate con l’adeguamento alla normativa europea modificata in questi giorni, ipotizzando parametri nazionali eventualmente più restrittivi.