Lunedì 25 novembre 2013 alle ore 18 presso la sala consiliare della Provincia di Matera è in programma un incontro sul tema “Confinate in Lucania”, storie di donne e di sud da uno studio di Cristoforo Magistro a cura dell’assciazione L’Atrio. Interverranno:
Cristoforo Magistro storico;
Angela Denora psicologa;
Stefania Draicchio, Consigliera di Pari Opportunità della Provincia di Matera
Simonetta Guarini, Assessore alle Pari Opprotunità del Comune di Matera
Aldo Chietera, Presidente del Consiglio della Provincia di Matera
Brunella Massenzio, Presidente del Consiglio del Comune di Matera
Moderatrice: Maristella Trombetta, Responsabile tecnico GAI
Inoltre presso il circolo L’Atrio si inaugura la mostra d’arte di Anna Dezio.
In occasione della Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza contro le donne, l’associazione L’Atrio propone un momento di riflessione legato alla storia del territorio: la situazione della condizione delle donne confinate in Lucania durante il periodo fascista.
Lunedì 25 novembre presso la Sala della Memoria e del Ricordo della Provincia di Matera alle ore 18:00 lo storico Cristoforo Magistro approfondirà la tematica del confino nella provincia di Matera declinata al femminile. I risultati del suo studio saranno esposti nella sede dell’associazione L’atrio in via San Biagio 29 dal 25 novembre all’8 dicembre insieme ad una installazione artistica della ceramista Anna Dezio. Nella mattinata lo storico Cristoforo Magistro incontrerà le classi della scuola media Nicola Festa e del Liceo Artistico “Carlo Levi” di Matera che, insieme agli studenti del Liceo Classico “Duni”, saranno le guide speciali che accompagneranno i visitatori lungo il percorso espositivo. All’interno degli spazi dell’associazione saranno mostrati anche i lavori molto interessanti degli studenti del Liceo Artistico frutto di precedenti percorsi didattico-educativi. Si è così avviata una collaborazione con le scuole per far conoscere alle nuove generazioni storie del passato per poter costruire dal presente un futuro migliore.
Carlo Levi è il rappresentante più noto di una multitudine di persone che furono allontanate dalle loro terre d’origine per vivere in condizioni miserevoli nei paesi della Lucania.
La pena del confino fu istituita nel 1926 ed era intesa come una misura “molto intelligente” per «tenere pulita» la società evitando il contatto con gli «infetti» e spaventare la parte “sana” del paese. Mussolini nel 1927 alle Camere espresse il suo parere sul metodo del confino dicendo “Non è terrore, è appena rigore. E forse nemmeno: è igiene sociale, profilassi nazionale: si levano dalla circolazione questi individui come un medico toglie dalla circolazione un infetto”.
Si trattava in realtà di un provvedimento che negava ogni principio dello stato di diritto secondo cui non esistono reati – e conseguenti punizioni – senza una legge che li preveda. Senza processo, nè tutele legali ed onere della prova, senza – molto spesso – aver commesso alcun reato, bastava essere ritenuti pericolosi per lo Stato per essere confinati.
15000 confinati politici è il parziale bilancio di una stagione storica segnata da tante ingiustizie, ma molto più grande lo sconosciuto numero dei confinati comuni.
Ed erano ritenuti pericolosi non solo i seguaci o ex seguaci di partiti antifascisti, ma anche i loro amici e parenti, persino i lettori di libri e giornali proibiti. E anche chi aveva atteggiamenti ritenuti contrari alle direttive politiche, morali e religiose fasciste: omosessuali, prostitute, zingari, levatrici che consigliavano sistemi antifecondativi o praticavano aborti, dissidenti fascisti, seguaci di chiese protestanti, chiunque – compresi matti ed ubriachi – dicesse qualcosa di offensivo verso Mussolini o i suoi gerarchi.
Il progetto culturale portato avanti dall’associazione L’Atrio con il patrocinio della Provincia, del Comune ed il sostegno dei privati intende offrire un piccolo spaccato al femminile del fenomeno riportando le fotografie segnaletiche e le vicende di alcune donne, provenienti da tutta Italia, che scontarono la pena della propria “diversità” nei paesi della provincia di Matera, nella regione Basilicata.