Angelo Cioè, dirigente regionale di Grande Sud e aderente a “Officina per la Basilicata”, ha inviato una nota che fa il punto sull’esito delle elezioni regionali in Basilicata
Presidente Marcello Pittella, l’ombra del centro-destra nel Pd lucano. Lacorazza, tutto il potere del sistema Basilicata.
Vorrei capovolgere l’analisi del voto ed essere persuasivo sul fatto che il Pd e il centro – sinistra in Basilicata non hanno stravinto, come apparirebbe in una valutazione superficiale. Si, perché
Pittella, con il suo modo di relazionarsi durante le primarie, ha allargato il consenso fino a spostare una quota di centro destra verso la sua proposta politica. Ha vinto le elezioni con i voti di parte della ex classe dirigente di Forza Italia (Galante, Paolino, Lapenna, per fare solo alcuni dei nomi più noti, persino Angelo Sanza) con una trasversalità senza precedenti, con la simpatia di molti berlusconiani, anche di segmenti importanti di classe dirigente di centro e di destra.
C’è, d’altro canto, in un pezzo importante del Pd, uno spazio culturale ampio, che vede di buon occhio la maggioranza determinatasi mercoledì scorso, sulla decadenza di Berlusconi. Pd con Sel e M5S. Fra questi, certamente, Roberto Speranza. I bersaniani o dalemiani che dir si voglia non hanno mai fatto mistero di inseguire questo tipo di alleanza. Dopo le elezioni di febbraio ci provarono giocandosi ogni carta, Bersani cedette solo alla fine, dopo aver capito che nel Pd vi erano almeno altre due forze non convergenti: i renziani e i post democristiani Franceschini e Letta.
Ora, Renzi vincerà le primarie e renderà questa ipotesi meno praticabile. Ciò non di meno una maggioranza “etica”, giustizialista e antiberlusconiana ci sarebbe potuta essere anche in Basilicata. E’ stato Pittella, o meglio sono stati i voti di Pittella alle primarie ad impedirlo e a rovesciare il tavolo. Ma la scelta morbida del nuovo governatore, quella di sposare contemporaneamente il Pd e di trascinarsi nella nuova maggioranza i vari Falotico, Robortella, il binomio materano Antezza – Braia, con il loro candidato, Luigi Bradascio, un moderato della ricca borghesia materana di area cattolica, qualche consigliere “occulto”, oltre ai giovani pittelliani e al voto territoriale (area sud), ha finito per ridare centralità e fiato alla struttura di partito. Proprio così. Pittella, che stravince le primarie si indebolisce sul voto regionale. Sarà messo in discussione dai giustizialisti, vivrà nell’ombra lunga di “rimborsopoli”. I suoi amici – nemici proveranno, giorno dopo giorno, a “farlo prigioniero”. Gli hanno già chiesto il gruppone unico del Pd nel prossimo consiglio regionale. Non è un caso che Lacorazza, con il record di preferenze, apra subito alla sinistra del Pd (un consigliere eletto di Sel più due grillini). Lo fa sapendo di aver superato la fragilità post primarie e nella consapevolezza che Santarsiero, Cifarelli e il consigliere di De Filippo (Castelgrande) blindano il partito. Qui l’errore dei berlusconiani e di molti post democristiani lucani. Hanno pensato di votare un liberatore (Pittella) hanno invece ridato fiato ai conservatori post comunisti, al partito dei garantiti, al sistema di potere che pur perdendo 50.000 voti in tre anni si ritrova accomodato alla tavola imbandita della spesa pubblica regionale.
Certo, il sindaco di Firenze in Basilicata può trovare nei Pittella alleati importanti. Determinando un vulnus nel Pd che sarà. Ma, mentre ai fratelli di Lauria questa opportunità non può sfuggire, anche in vista delle Europee dove D’Alema potrebbe tornare d’attualità, Renzi è un cavallo da corsa solitario e impertinente. Lui vuole tutto, sa di poterlo avere e non paga cambiali.
Ricordiamo ancora che, in Basilicata, il voto è stato territoriale e disomogeneo. A Potenza città il centro – destra ha tenuto. A Matera i grillini hanno confermato il successo di febbraio scorso. Nell’area sud Pittella ha ottenuto un voto innaturale, fisiologicamente antidemocratico ( quasi il novanta per cento a Lauria). Manca, alla fine, proprio un senso regionalista al voto. Questo è grave e mina la tenuta dell’unità e della coesione sociale e territoriale della Basilicata. Si valuti anche il non voto nell’area nord.
Nel martoriato centro – destra, saccheggiato da Marcello Pittella, incapace di una svolta identitaria, resta poco. Forza Italia non sarà mai un partito territoriale. Latronico è un leader marginale, percepito in un’area di confine della regione. Pici e Napoli, dirigenti di lunga esperienza, capaci, ma non carismatici. Castelluccio è un brav’uomo, generoso, ma con poco peso politico. Questo vecchio – nuovo partito è berlusconicentrico, tutto ruota e ruoterà attorno al Cavaliere come la fiamma di una candela, all’inizio rigogliosa e poi, pian piano, sempre più flebile, fino allo spegnimento.
L’ Ncd, ovvero Il Nuovo centro destra, dovrà organizzarsi attorno a Taddei e Viceconte. Diventare un partito con struttura, aderenti e classe dirigente. Serve tempo e qualità politica. Non sarà facile. Certo, non impossibile.
L’Udc e gli ex Scelta Civica del Ministro Mauro, fra i quali Di Maggio, sposano Casini e il sogno eterno di essere, magari con una nuova legge elettorale, l’ago della bilancia. Potrebbero guardare proprio a Renzi se il Pd dovesse subire una diaspora. Altrimenti lavoreranno ad una ricomposizione con Alfano. In Basilicata l’Udc è per metà pittelliana, per metà vicecontiana e non disdegna una relazione forte con un indebolito Tonino Potenza e un ruspante e indecifrabile Michele Cannizzaro. Un misto di vecchia e nuova politica con troppe incognite e contraddizioni.
Fratelli d’Italia ha vinto sul piano della propria coerenza e su quello dell’alleanza strategica con i L@B. Ha eletto, con successo, il proprio leader regionale, Gianni Rosa. Oggi, per Lui e i suoi uomini, il lavoro è consolidare il risultato. Allargare, puntellare la capacità di attrarre personale politico e idee progettuali. Provare a guidare il processo di cambiamento e trasformazione del centro-destra lucano. Per questo un compito strategico spetterà ad Officina per la Basilicata, con uno slogan che è più un patto operativo, una speranza per il futuro: “Rifare la Basilicata!”. Una cosa è certa: non ci sarà un centro – destra vincente in Basilicata finché non prevarrà un’identità forte. Una coerenza e una disciplina culturale. Insomma, un voto politico e di appartenenza, non, come è stato fino ad ora, personale e scollegato.
Angelo Cioè, dirigente regionale di Grande Sud e aderente a “Officina per la Basilicata”