Domenico Palma, segretario regionale FENEAL-UIL, sottolinea in una nota la necessità di investire nel risparmio energetico delle case per rilanciare il settore edilizio.
Uno degli elementi su cui puntare per dare un contributo all’uscita della crisi del settore delle costruzione è quello di investire nel risparmio energetico degli edifici. In verità non è che manchino provvedimenti legislativi e progetti. La Regione Basilicata con una legge del 2009 promuove “misure per il sostegno al settore edilizio attraverso interventi straordinari finalizzati a migliorare la qualità abitativa, ad aumentare la sicurezza del patrimonio edilizio esistente, a favorire il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, a ridurre il consumo dei suoli attraverso il riuso del patrimonio edilizio esistente”. Ma siamo ancora lontani dai risultati. Invece, per avere un’idea più precisa del “potenziale”, è sufficiente rifarsi ad uno studio di settore presentato dal CRESME alla VIII Commissione Ambiente della Camera: gli incentivi fiscali per ristrutturazioni ed efficienza energetica in edilizia, a fine 2013, avranno prodotto investimenti per 19 miliardi di euro, qualificando il sistema imprenditoriale del settore, riducendo i consumi energetici, l’inquinamento e le bollette delle famiglie e garantendo 189.088 posti di lavoro diretti e 283.638 occupati considerando anche l’indotto. Una cifra superiore a un punto percentuale di Pil, che rappresenta una boccata di ossigeno per un settore importante come l’edilizia, che dall’inizio della crisi ha perso oltre 500 mila addetti considerando l’indotto e ha visto chiudere 12 mila imprese. La domanda da porsi è quanta distanza c’è tra lo stato attuale e quello del prossimo futuro? Prendiamo lo stato dell’oggi : 27 milioni di abitazioni , di cui 10 milioni ( par al 36,8 per cento) sono degli autentici spreconi energetici. In Basilicata abbiamo quasi la metà delle case che sono state adeguate alle norme antisismica, mentre manca del tutto l’adeguamento energetico anche negli edifici pubblici.
Passiamo al domani. Dovremo avere edifici ad alto risparmio energetico, non solo autosufficienti nel senso che produrranno ciò che servirà con un mix di fonti rinnovabili, ma che rivenderanno il surplus sulle nuove reti bidirezionali, e quanto profettizzano i ricercatori del CNR.
Sembrano pianeti sideralmente distanti, ma non è proprio così.
La green economy rappresenta una magnifica opportunità. Una visione. Ma anche una scelta forzata. Serve solo pragmatismo, per affrontare la profonda crisi del settore dell’edilizia: il numero delle concessioni si è ridotto di un quarto, il 23 per cento degli ingegneri e degli architetti è disoccupato.
La qualificazione energetica è una grande opportunità per il settore, cominciando dagli edifici pubblici come è avvenuto in altre nazioni.
Tutte le abitazioni costruite negli anni sessanta, quando le tecnologie green non erano neppure lontanamente percepibili, hanno una dispersione termica non più tollerabile, alla luce di fonti sempre più scarse e costose, oltre che inquinanti.
Intonaci, vecchi, serramenti malfunzionanti, tetti che non isolano. Nel nostro futuro dobbiamo vedere , più che la costruzione di nuovi appartamenti , si profilano demo-costruzioni e soprattutto ristrutturazioni. Il risparmio energetico offre una grande opportunità, a patto di una stabilità normativa . ci sono i materiali, le competenze, le risorse: gli investimenti si ripagano, la chiave è tutta qui. Il 30 per cento del risparmio sarebbe fattibile già oggi.
Pensiamo che è proprio sul risanamento che si concentrano le speranze di uscita dalla crisi. I nuovi fondi strutturali UE 2014-2020 saranno uno straordinario impulso, o l’ennesima occasione persa.
Infatti , Legambiente calcola che un intervento su 200 mila alloggi ( 14 mila condomini) metterebbe in moto investimenti per 3 miliardi di euro, creando in quel lasso ti tempo 120 mila posti nuovi di lavoro. Per non parlare dei risparmi in bolletta : si fanno battaglie epocali sulla eliminazione dell’IMU, che incide mediamente per 235 euro all’anno su ogni famiglia, quando il peso degli sprechi energetici sulle bollette è gran lunga superiore .
Però, senza aiuti l’economia non riparte. La nuova legge di stabilità proroga di un anno l’Ecobonus includendo gli interventi di prevenzione antisismica, così come le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, ma non recepisce la richiesta più pressante che viene dal mondo green la stabilizzazione degli incentivi.
Inoltre, manca un ente certificatore unico e non c’è neppure una cabina di regia tra ministeri: Ambiente, Sviluppo economico, Infrastrutture. Quanto alle rinnovabili, il conto energia si è concluso e con esso buona parte delle detrazioni.
Sono rimaste politiche aiuto sui piccoli impianti, sulla rimozione dell’amianto, sulle biomasse e poco altro. In realtà ad eccezione del fotovoltaico e dei “tetti verdi”, le rinnovabili sono state usate poco per il risparmio energetico in edilizia e il perché è presto detto: se non metti mano a un edificio con vecchi impianti e alta dispersione termica, piazzare dei pannelli qua e là non ha alcun senso. E’ il concetto del secchio bucato.