I risultati dell’ 11mo Rapporto AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Ospedali & Salute, presentato oggi a Roma alla presenza del Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin, fotografano una situazione che vede pazienti sempre piu’ in difficolta’ con spese sempre maggiori e sempre piu’ limitazioni dell’accesso a diverse prestazioni, una fotografia a tinte ancora più fosche in realtà meridionali come la nostra.
E’ il commento dell’ANISAP (Associazione Nazionale delle strutture sanitarie private accreditate) della Basilicata a firma del presidente Antonio Flovilla per il quale la nuova concertazione con il Governo Regionale che verrà deve ripartire proprio da qui.
Il dato più allarmante – si legge nella nota – è che nell’ultimo anno 5,5 milioni di famiglie hanno rinunciato o rimandato le cure dentarie, 4,7 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a visite specialistiche e 2,9 milioni di famiglie hanno rimandato o rinunciato a esami di laboratorio.
L’intervento prolungato sulla spesa pubblica per la salute ha portato e sta portando ad una stretta progressiva sul fronte dei pazienti, che assume aspetti molteplici, come ad esempio:
– la lievitazione dei ticket sanitari, pagati a fronte di visite e di prestazioni specialistiche presso gli ospedali pubblici: essi hanno raggiunto la cifra di 1.465,4 milioni di euro nel 2012, con un incremento pari al 22,1% rispetto al 2009;
– l’aumento dei ticket nel campo dei farmaci comprensivo dello spread tra generici e branded che nel periodo 2009-2012 sono aumentati del 63,3%, raggiungendo la cifra di 1.406 milioni di euro;
– l’incremento del 51,4% in un solo anno (tra il 2011 e il 2012) del ricorso a pagamento alle prestazioni intramoenia, valutate attraverso i ricavi dichiarati da parte degli ospedali pubblici;
– la lievitazione delle addizionali Irpef regionali che, tra il 2009 e il 2012, sono via via cresciute.
Due sono gli elementi di disagio che vengono illustrati nel Rapporto 2013.
Il primo riguarda una situazione di sostanziale “sottotariffazione” delle prestazioni fornite dalle strutture private accreditate. L’entità del fenomeno è stata stimata – attraverso una simulazione appositamente predisposta – tra il 15% e il 20% qualora si operi un confronto alla pari con quanto ricevono le Aziende ospedaliere pubbliche. Senza contare le altre limitazioni che concorrono alla stretta, legate all’applicazione di “tetti”, di regressioni tariffarie o di ritardo nei pagamenti da parte dei Sistemi Sanitari Regionali.
Il secondo elemento di disagio riguarda le inadeguate modalità di rendicontazione degli ospedali pubblici che rendono ancora oggi impossibile effettuare confronti e misurazione dei risultati all’interno di tali strutture e tra queste ultime e le strutture private accreditate.
Per Flovilla è condivisibile il richiamo ad un processo di riforma il cui obiettivo è quello di salvare il Ssn universale e solidaristico. Ma la domanda pressante che ci viene rivolta dalle Istituzioni oggi, è un’altra, ed è sempre la stessa da qualche anno.
Si può risparmiare sulla spesa sanitaria pubblica? La risposta è no e si.
No, perché come abbiamo detto infinite volte siamo già oggi al limite inferiore della spesa nel confronto con tutti i Paesi europei con noi comparabili, e neanche quelli con più difficoltà e con sistemi di welfare sanitario di qualità inferiore al nostro scendono al di sotto del 7% del Pil.
Un confine che, a nostro giudizio, non può essere valicato se si vuole rimanere nel gruppo dei Paesi con una sanità di “fascia A” cioè dotata di tutto ciò che il progresso della medicina oggi mette a disposizione.
Si, perché la spesa sanitaria pubblica oggi è gravata da inefficienza, per cui una parte del Fondo Sanitario Nazionale è speso per cose che non hanno a che fare con la sanità, anche se spesso hanno una finalità di sostegno economico e sociale alle Comunità locali.
Ciò che è dunque urgente e necessario è riqualificare la spesa, risparmiando sulle inefficienze per colmare le crepe e le tante lacune che sono anche causa dell’investimento cronicamente insufficiente sulla struttura dei Sistemi Sanitari delle Regioni italiane.
Dic 10