Vito Petrocelli, portavoce Movimento 5 Stelle al Senato della Repubblica ha inviato una nota sulla vicenda della centrale a biomassa del Mercure. Di seguito il testo integrale.
La centrale che produrrà inquinanti sul Pollino e incentivi all’Enel
Si chiama Centrale a biomassa del Mercure, ma si legge sfruttamento del territorio, disinformazione verso i cittadini, rischio di inquinamento di un’area di un Parco nazionale e rischio depauperamento arboreo del Pollino. O, se andrà a olio di palma, si leggerà rischio di impoverimento degli ecosistemi di qualche area equatoriale asiatica. La sua fornace da 35 mw di potenza necessita di ben 350 mila tonnellate di cippato vergine (o di equivalenti di rifiuti) e aumenterà vertiginosamente il traffico pesante di Tir con biomassa o con rifiuti, da e per la centrale del Mercure, lungo le belle strade dell’area del Parco nazionale destinate a franare e a sfaldarsi con costi addebitati, al solito, ai contribuenti. Come accade lungo la Val d’Agri e le bretelle ss. 103 e ss. 176 percorse dai Tir che trasportano rifiuti petroliferi dal centro oli di Viggiano all’impianto di smaltimento di Tecnoparco, in Val Basento. Dato che è autorizzata anche a bruciare combustibile prodotto dai rifiuti, la centrale a biomassa del Mercure può anche leggersi come inceneritore mascherato, ma, soprattutto, il suo vero nome è “fabbrica di inquinanti per ottenere incentivi pubblici”. Un impianto a biomassa da appena 1 mw di potenza emette circa 30 tonnellate di NOx, più emissioni importanti di ossidi di zolfo (SOx) e altri gas con i noti effetti sull’incremento del particolato secondario, soprattutto il PM2.5, figuriamoci dunque una potenza 35 volte superiore. Insieme agli inceneritori, potrebbe partecipare a un affare economico che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro all’anno di incentivi pubblici assegnati finora alla produzione di energia da combustione. Ci possiamo girare intorno come vogliamo, ma il vero motivo per cui l’Enel da anni cerca di trasformare questa arrugginita ex centrale a olio combustibile in una centrale a biomassa non può che essere, appunto, la normativa italiana Cip 6, che equipara alle rinnovabili l’energia prodotta dalla combustione di massa biologica, incentivandola con il 7% della bolletta energetica delle famiglie e delle imprese italiane. Un affare per pochi che l’ente nazionale per l’energia elettrica, con la complicità del governo di turno, delle due Regioni interessate e dei ministri per lo sviluppo economico, Flavio Zanonato, e dell’ambiente, Andrea Orlando, così come hanno fatto i loro predecessori, cerca di far passare sulla testa delle popolazioni locali, promettendo sviluppo economico e occupazionale con la solita propaganda del (tozzo di) pane e del lavoro (precario) che questa finta innovazione energetica porterebbe sul Pollino.
Vito Petrocelli, portavoce Movimento 5 Stelle Senato della Repubblica