Il Comitato Terre Joniche ha scritto una lettera al Governo Letta e al Parlamento per formulare gli auguri di Buon Natale a chi si ricorda dei lucani solo per l’acqua e il petrolio e annuncia nuove giornate di mobilitazione per domenica 22 e lunedì 23 dicembre 2013. Di seguito la nota integrale.
Gli alluvionati del Metapontino, a 78 giorni dall’alluvione del 7 e 8 ottobre scorsi, ve li faranno in mobilitazione in una tenda davanti alla Prefettura di Matera, per ringraziarvi di non avere ancora avuto risposte.
Non sperate di cavarvela cosi:
Ricominciamo e non ci fermiamo fino a quando non avrete riconosciuto lo Stato d’Emergenza e stanziato le somme dovute
Domenica 22 ore 17 Sala Consigliare di Marconia, Assemblea organizzativa.
Lunedi 23 dalle ore 10 a Matera in Piazza Vittorio Veneto, Mobilitazione ad oltranza
Riprende la mobilitazione del Comitato TerreJoniche, di fronte all’ignavia del Governo ed alla pochezza della capacità di risposta del Parlamento, gli alluvionati passeranno il Natale in mobilitazione, per dare gli auguri a modo loro al Governo Letta di fronte alla Prefettura di Matera.
“Il Comitato ha preso atto in questi giorni dell’apertura di una serie di spazi di confronto con il nuovo Presidente della Regiona Basilicata Marcello Pittella e con le forze politiche regionali e nazionali ma per discutere di strategia e impostare i piani di prevenzione e recupero delle risorse di cui c’è assoluto bisogno, occorre evitare prima che il malato muoia” ha dichiarato Gianni Fabbris ” Oggi il rischio grande delle comunità alluvionate del Metapontino. di tanta parte delle famiglie e delle attività economiche colpite da ben tre alluvioni in meno di tre anni, è quello di soccombere se non si interviene d’urgenza. E’ moralmente inaccettabile e politicamente gravissimo che il Governo non abbia ancora dichiarato lo Stato d’emergenza per la Basilicata e non abvbia ancora messo un’euro per l’alluvione dell’8 Ottobre. Non ci stiamo, torniamo in mobilitazione e non ci fermeremo fino a che non ci venga riconosciuto l’atto dovuto come è stato fatto per altri”.
Questo è il documento adottato dal Coordinamento del Comitato per la Difesa delle TerreJoniche nell’ultima riunione che indice la mobilitazione di Natale per la dignità e la giustizia.
“Eravamo stati a Roma nei giorni scorsi per sapere da Parlamento e Governo come stavano le cose, quante risorse erano previste sulla legge di stabilità, perchè non era ancora stato riconosciuto lo stato di emergenza per la Basilicata per l’alluvione del 7/8 Ottobre 2013 e perchè il Parlamento e le forze politiche permettono che in Italia continuano a determinarsi alluvioni di serie A e B.
Eravamo arrivati con buoni argomenti, dal punto di vista logico persino inoppugnabili; uno sopra tutti: in Sardegna nel caso dell’ultima alluvione, opportunamente, per fortuna e con grande slancio, il Presidente Letta aveva convocato entro 24 il Consiglio dei Ministri e, senza aver ricevuto alcuna “carta” dalla Regione Sardegna dove tutti erano impegnati a spalare fango ed a contenere l’acqua che ancora faceva danni e morti, dichiarava lo Stato d’Emergenza, stanziava i primi 20 Milioni di Euro per le prime necessità urgenti, prometteva fondi per intervenire (senza sapere di quanto sarebbero stati i danni) e dichiarava il lutto nazionale.
Abbiamo chiesto ai nostri interlocutori: come è possibile che per l’alluvione del 7/8 Ottobre 2013 la Basilicata non abbia avuto ancora dichiarato lo Stato d’Emergenza e non abbia avuto un Euro dal Governo?
I Parlamentari hanno convenuto con noi che non era tollerabile e che sarebbero intervenuti anche perchè “sembrava” che il Governo avesse fatto sapere di un imminente (sic!) riconoscimento dello Stato d’Emergenza per la Basilicata con un primo stanziamento di 6,5 milioni di Euro.
E’ passata una settimana e di quel provvedimento non c’è traccia. Per quanto ne sappiamo noi è sparito.
Avevamo anche chiesto ai Parlamentari che fossero previste nella Legge di Stabilità in discussione in Parlamento le somme necessarie per affrontare le emergenze da alluvione in Basilicata; oggi prendiamo atto che nella Legge licenziata alla Camera e che diventerà definitiva lunedi prossimo al Senato, sono stati previsti per il 2014 50 milioni di Euro per tutte le alluvioni dal 2009 ad oggi (circa 20) ed altri 50 per ognuna delle annualità successive. Come dire “poco più di un caffè a fronte di miliardi di Euro di danni”.
Se ci fosse stato bisogno di una conferma alla denuncia che abbiamo presentato ai Presidenti Boldrini e Grasso, sulla intollerabile situazione di illegalità costituzionale per cui in Italia si continuano a determinare risposte di Serie A e di Serie B quando ci sono disastri ambientali è proprio quello che sta accadendo nelle risposte (non risposte in realtà) che si stanno dando alle alluvioni di Puglia e Basilicata. La discrezionalità della politica sceglie sulla base di criteri di opportunità politica e della capacità dei gruppi dirigenti locali di farsi valere. Evidentemente i gruppi dirigenti lucani (a cominciare di quanti stanno al Governo ma anche di quanti siedono nelle opposizioni) contano poco e il fatto che la Basilicata abbia risorse strategiche come l’acqua e il petrolio merita solo l’offeso e lo schiaffo alla nostra dignità.
Da Lunedi torniamo in mobilitazione e lo faremo a Matera in Piazza Vittorio Veneto davanti alla Prefettura, scegliendo di passare il Natale in strada, ovvero nel luogo in cui ci ha ricacciato la irresponsabilità della politica ed in particolare del Governo. Ci saremo ad oltranza fino a quando non avremo ottenuto il diritto minimo che spetta ad ogni comunità alluvionata, il primo passo che qualsiasi Governo serio avrebbe assunto da temo: il riconoscimento per l’alluvione dll8 Ottobre dello stato d’emergenza con i primi fondi per gli interventi d’urgenza. Ci saremo con la massima pressione di cui saremo capaci, contando sul sostegno e il contri9buto della comunità materana, dei cittadini, delle associazioni, delle istituzioni e delle forze sociali e sindacali. Ci contiamo perchè sappiamo che la nostra battaglia per la messa in sicurezza del territorio ed i risarcimenti a quanti sono stati colpiti non è un fatto privato di quanti hanno subito danni questa volta o potranno subirne la prossima ma riguarda la dignità ed i diritti di tutta la comunità ad un territorio tutelato ed a vivere in un contesto civilmente degno.”
Sulla base di questo documento, per organizzare le iniziative ed articolare le forme di lotta , è convocata l’assemblea pubblica nella Sala Consigliare del Comune di Marconia per domenica 22 Dicembre alle ore 17,30.
Queste le prime proposte che verranno discusse in assemblea per essere articolate ed adottate:
Matera, Piazza Vittorio Veneto
– Lunedi 23 Dicembre 0re 10: conferenza stampa e costituzione del Presidio e della tenda
– Lunedi 23 Dicembre – mattinata – consegna di un documento alla Prefettura
– Lunedi 23 Dicembre Ore 17: Incontro con le Associazioni, le organizzazioni ed i movimenti lucani
. Lunedi 23 Dicembre Ore 18,30: Assemblea pubblica in Piazza Vittorio Veneto
– Martedi 24 Dicembre Inizio di uno sciopero della fame che procederà ad oltranza fino a quando
– Martedi 24 Dicembre iniziative nella Città di Matera e nei Comuni interessati
– Martedi 24 Dicembre – Sera – Celebrazione del Santo Natale con gli alluvionati del Metapontino
– Mercoledi 25 Dicembre – Invito ai cittadini ed alla stampa ad incontrare in Piazza Vittorio Veneto le persone che fanno lo sciopero della fame e la comunità degli alluvionati, concerto serale di solidarietà
– Mercoledi 26 Dicembre – Assemblea in piazza e proiezione pubblica di materiali
Le iniziative potranno evidentemente essere integrate e modificate ma proseguiranno ad oltranza fino a quando il Consiglio dei Ministri non avrà riparato all’odioso ritardo ed allo schiaffo a tutta la comunità lucana.
Tutte le istituzioni sono invitate a partecipare.
Testo integrale lettera inviata dal Comitato Terre Joniche
Alla Presidente della Camera dei Deputati, On.le Laura Boldrini
al Presidente del Senato, Pietro Grasso
Ai Parlamentari italiani
Metaponto e Ginosa, 11 dicembre 2013
Illustri On.li
siamo un Comitato di cittadini sorto all’indomani di una disastrosa alluvione che nella notte fra il 1° ed il 2 Marzo 2011 ha sconvolto le TerreJoniche nel tratto lucano dal confine con la Calabria e la Provincia di Taranto. Mezzo miliardo di Euro di danni accertati dai Commissari nominati sono solo il segno di quale sofferenza e quali ferite abbiano segnato il territorio e le comunità.
Ad oltre mille giorni da allora (1017) attendiamo ancora risposte concrete, risposte che, prima di tutto, attendiamo sulla prevenzione e la messa in sicurezza del territorio possibili, evidentemente, se usciremo dalla logica dell’emergenzialità e del rincorrere a posteriori i problemi e per cui, in ogni caso, serve capacità di programmazione e investimenti di risorse.
In realtà sono arrivate solo pochissime e risibili risorse economiche straordinarie per cui nessuna messa in sicurezza è stata possibile cosi come non sono stati possibili i ristori per quanti hanno subito i danni. Peraltro, per ottenere quelle poche risposte istituzionali dovute come l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (OPCM), le Istituzioni e i cittadini del territorio hanno dovuto tenere una lunga e per taluni aspetti umiliante mobilitazione. Tre scioperi della fame, una manifestazione a Roma, innumerevoli iniziative sul territorio promosse dal Comitato e dai Sindaci hanno dovuto fare i conti con la disarticolazione delle norme e del fondo nazionale introdotte con il decreto milleproroghe del 2011 che introducendo la “tassa sulle disgrazie” in realtà creava un vuoto nelle risposte istituzionali alle attese dei cittadini in caso di alluvione.
Evidentemente l’obiettivo dichiarato del legislatore, quello di riformare i meccanismi sulla base di criteri di efficienza, interpretato in applicazione di supposti principi di federalismo, è fallito; quella norma, contro cui hanno ricorso diverse regioni italiane, è stata dichiarata incostituzionale anche se, da allora, non è stata sostituita con alcun provvedimento capace di rispondere alla sfidagrande che abbiamo tutti davanti a noi: quello di garantire certezze a quanti (imprese, cittadini, comunità) sono stati e saranno sempre più spesso colpiti dai danni da eventi sempre meno imprevedibili per effetto del dissesto idrogeologico, della mancata manutenzione e cura del territorio, della
disarticolazione dei regimi fluviali, di un uso del suolo inadeguato e del cambio dei regimi climatici ed ambientali.
Sta di fatto che dall’alluvione del Veneto del 1°/2 Novembre 2010 (l’ultima avvenuta prima della introduzione delle norme introdotta dal decreto milleproroghe 2011), registriamo un insopportabile e ingiustificabile andamento nelle risposte che seguono le emergenze immediate assicurate dagli interventi di protezione civile nelle prime fasi conseguenti ad eventi alluvionali.
Eventi che, come è assolutamente evidente vanno aumentando per numero ed intensità e che richiederebbero l’urgenza di un quadro normativo che assicuri risposte certe e trasparenti.
Rileviamo e denunciamo come i 19 eventi alluvionali (almeno i principali con circa 60 morti e miliardi di Euro di danni) che sono seguiti all’alluvione del Veneto del novembre 2011, sono stati trattati tutti in maniera differente sul piano delle procedure, dell’entità e della composizione degli interventi finanziari e dei soggetti che sono stati considerati come portatori di diritto ai risarcimenti.
Accade cosi, per esempio, che alluvioni importanti come quella di Sala Baganza, Collecchio e Fornovo di Taro in Emilia (11 giugno 2011, danni che ammontano a circa 7.200.000 euro per privati e aziende e circa 450.000 euro i danni pubblici; 185 le famiglie e 50 le attività produttive colpite) sono totalmente dimenticate non avendo avuto alcun intervento e tantomeno l’OPCM necessaria e dovuta. Accade, anche, che all’interno della stessa regione per alluvioni in aree diverse si diano risposte diverse. È il caso della Toscana per cui le alluvioni della Lunigiana, dell’Elba e della Maremma (accadute nell’arco di circa un anno fra l’Ottobre 2011 e il novembre 2012) abbiano avuto risposte profondamente diverse nella quantità e nella qualità degli interventi succeduti alla prima emergenza.
Certamente, dunque, non è l’unico caso quello che ci riguarda direttamente ma è quello che conosciamo meglio e che testimonia nella sua paradossalità quanto sia grave il ritardo ed il vuoto normativo con cui si risponde alle esigenze del territorio e delle comunità dopo la prima fase di protezione civile e di emrgenza. Nel tratto di meno di 50 Km attraversato da ben 5 foci di fiumi importanti che va dal confine con la Calabria in Basilicata fino a parte della Provincia di Taranto, dopo la disastrosa alluvione del 1° Marzo 2011per fortuna senza vittime ma con oltre mezzo miliardo di danni (per cui i cittadini attendono ancora risposte) abbiamo avuto altri eventi alluvionali e da dissesto idrogeologico importanti (alcuni con vittime come a Craco o a Borgo Venusio) senza alcun intervento di ripristino o messa in sicurezza fino ad arrivare alla insopportabile situazione che si sta determinando fra il 7 Ottobre e i primi giorni di dicembre 2013.
Il 7 Ottobre 2013 le stesse terre sono state colpite da un’altra terribile alluvione registrando quattro giovani vittime, 65 milioni di Euro di danni per la sola Basilicata. Mentre eravamo alle prese con una dichiarazione di Stato di emergenza che non arrivava e di una OPCM che ad oggi (66 giorni dopo) non è ancora arrivata, accade l’evento drammatico della Sardegna.
Evento terribile, con 18 morti ed innumerevoli danni ma, per noi, pur sempre una alluvione; una delle 19 che si sono susseguite negli ultimi tre anni. Ebbene nel caso dell’ultima alluvione della Sardegna abbiamo registrato come in 24 ore siano stati stanziati 20 milioni di Euro per il primo intervento, è stato convocato un Consiglio dei Ministri urgente, annunciato un emento alla legge di stabilità per risorse ulteriori per oltre cento milioni, dichiarato il lutto nazionale per le vittime.
Capirete facilmente l’indignazione di quanti, non ancora sepolte le proprie vittime lucane e pugliesi, si sono viste dimenticare nei provvedimenti. Sta di fatto che a 66 giorni dall’alluvione del 7 Ottobre 2013 ed a una decina da quella della fine di novembre 2013 attendiamo ancora uno straccio di provvedimento che non arriva.
Vi chiediamo di capire come sia possibile questa discrezionalità che in nome dell’emergenzialità lascia alla valutazione politica il diritto di scegliere dove sia giusto intervenire e dove no, quali cittadini siano degni di una risposta immediata e quali altri possano attendere mesi o anni. Vi chiediamo soprattutto di rimediare a questa situazione che non colpisce questo o quel territorio ma i diritti di tutti i cittadini italiani alla trasparenza ed alla certezza delle risposte. Serve un quadro normativo chiaro e certo che, in caso di risposta ai problemi del post alluvione, definisca chi e cosa deve fare e quanto sia lecito attendersi sottraendo le valutazioni relative alla discrezionalità della politica.
Sappiamo bene che quella di come si garantiscono gli interventi nel dopo emergenze è solo una parte del problema, che in realtà serve un grande piano per la messa in sicurezza e la prevenzione che sosteniamo con forza e che serve dotare il Fondo di Solidarietà Nazionale con risorse adeguate che pure sollecitiamo; oggi, però, Vi sottoponiamo questa urgenza nel convincimento che la trasparenza degli interventi è parte fondamentale della qualità della democrazia che coinvolge tante nostre comunità a rischio di subire o che hanbno subito danni e lutti da alluvioni.
Intervenite, urgentemente perchè il fango rende tutti uguali e la politica ha il dovere di dare le stesse risposte garantendo gli stessi diritti. A tutti senza dividerci fra alluvionati di serie A e B.
Con stima
Gianni Fabbris – portavoce