I Deputati del PD Vincenzo Folino e Maria Antezza, hanno inviato un ordine del giorno alla Camera che “dovrebbe” impegnare il Governo ad una nuova intesa istituzionale con la Regione Basilicata sul petrolio. Di seguito la nota integrale e la replica del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gianni Rosa.
Siamo al termine di un anno particolare per la Basilicata, nel quale alla grave crisi economica e sociale si è aggiunta una crisi politica e istituzionale che sta per concludersi dopo le elezioni regionali del novembre scorso. Un periodo difficile anche nelle relazioni tra la Regione e il Governo nazionale: sulle questioni attinenti alle estrazioni petrolifere si è rischiato un vero e proprio “deragliamento”, a causa di una scelta improvvida compiuta nella Commissione Bilancio del Senato nel procedimento di approvazione della “Legge di Stabilità”, dove, su iniziativa di alcuni senatori, complice il Governo, era stato approvato un emendamento al comma 202 con la previsione di finanziare (per un importo di 10 milioni di euro all’anno per una durata di sette anni con un totale di prelievo di 70 milioni di euro) opere di metanizzazione in alcune aree del Mezzogiorno attingendo al fondo nazionale con il quale si finanzia il cosiddetto “Bonus carburanti “, previsto dal’ art. 45 della legge 23 luglio 2009 n. 99.
Interventi certamente importanti ma che nulla hanno a che vedere con l’ art. 45 della legge 99/2009, la cui concreta attuazione è stata peraltro bloccata da una sentenza del Tar del Lazio, confermata dal Consiglio di Stato, scaturita da un ricorso della Regione Veneto (contro il decreto attuativo emanato dal Mef di concerto con il Mise il 12/11/2010), che aveva rivendicato l’attribuzione di parte delle risorse di questo Fondo poiché nella legge 99/2009 si fa espressamente riferimento alla presenza di attività di rigassificazione oltre che alle estrazioni petrolifere in terraferma.
Nelle dinamiche parlamentari accadono spesso episodi come quello relativo al comma 202 della legge di stabilità, approvato in Senato e cancellato alla Camera a seguito di un forte impegno dei deputati lucani ed in particolare del nostro capogruppo On. Roberto Speranza, che ha sensibilizzato il Governo sulla delicatezza e complessità della questione delle estrazioni petrolifere in Basilicata.
Da questa complessità bisogna ripartire per il futuro della Basilicata e per l’interesse del Paese, riaprendo il confronto tra la Regione, il Governo e il Parlamento su tutte le questioni attinenti alle estrazioni, sia quelle relative alla sicurezza ambientale, sia quelle relative ai temi economici e dello sviluppo e in particolare al deficit infrastrutturale e della mobilità della Basilicata, al profilo dei servizi pubblici essenziali in relazione alla specificità demografica della nostra comunità regionale, alla fragilità di un territorio strategico per la presenza di risorse naturali, a processi di nuova e moderna reindustrializzazione a cominciare dai settori relativi ai rischi ambientali naturali ed artificiali, a politiche attive di contenimento dei costi energetici per aziende e famiglie, ad interventi finalizzati alla inclusione sociale, solo per citare alcuni degli obiettivi largamente discussi e condivisi negli ultimi anni con le forze economiche e sociali della Basilicata.
L’increscioso episodio parlamentare è risultato quanto mai allarmante poiché evidenzia non solo l’ambiguità dell’articolo 45 della legge 99/2009, ma anche la vulnerabilità di questa norma, al netto della discussione tutt’ora valida sull’utilizzo dei questi fondi per il cosiddetto bonus carburanti che non distingue per fasce economiche, non considera i cittadini sprovvisti di patente e le esigenze di mobilità delle persone diversamente abili e non affronta altri problemi relativi a consumi energetici altrettanto importanti e in particolare il tema del risparmio energetico.
Da qui la considerazione che l’art. 45 della legge 99/2009 deve essere modificato, separando le eventuali compensazioni relative alle attività di rigassificazione da quelle relative alle somme derivanti dalle attività di estrazioni petrolifere che devono essere distribuite in proporzione alla produzione su base regionale ed avere una finalità più ampia, articolata e condivisa con le Regioni interessate.
Le risorse economiche derivanti dalle estrazioni sono però più ampie, e comprendono (è bene ricordarlo) le royalties di cui al decreto legislativo 25 novembre 1996 n. 625, quelle rivenienti dagli
accordi Eni e Total e soprattutto quelle relative all’applicazione dell’articolo 16 della legge n. 27/2012, conosciuta come “cresci Italia” .
Il decreto attuativo di questa norma, emanato dal Mise il 12 settembre 2013, stabilisce in maniera senz’altro positiva che l’Ires dovuta dalle imprese di nuova costituzione che hanno sede legale nelle Regioni a Statuto ordinario e svolgono nelle stesse regioni attività di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in concessione, viene versata in un apposito Fondo, in misura del 30% del dovuto fino a 130 milioni di euro di imposta e del 15% per la parte di imposta eccedente i 130 milioni di euro con un limite però di 50 milioni di euro massimo annuo. Una previsione che a nostro parere non è condivisibile, a differenza di quella, pur presente nello stesso decreto, sulle procedure di utilizzo dei fondi mediante la stipula di Accordi Istituzionali di sviluppo con le Regioni interessate, che tuttavia dovrebbe sancire l’obbligo per le imprese interessate di avere la sede legale nelle regioni in cui si opera.
Ma tutto questo non è sufficiente in considerazione della quantità delle estrazioni, dell’ampiezza dei territori interessati, degli effetti e degli impatti delle attività di coltivazione degli idrocarburi anche solo in termini di perdita di altre opportunità di sviluppo economico (turismo, produzioni agricole etc.).
Per tutte queste ragioni non ci siamo ritenuti soddisfatti per la pur positiva cancellazione del “famigerato” comma 202 e abbiamo presentato insieme a Roberto Speranza un apposito ordine del giorno, accolto dal Governo e approvato dalla Camera dei Deputati, che sottolinea la necessità di ridefinire in maniera organica la normativa di riferimento e in particolare l’art. 45 della legge 99/2009; ma soprattutto, richiamata l’intesa istituzionale tra Governo e Regione Basilicata del 1998, l’ordine del giorno impegna il Governo “a convocare la Regione Basilicata per la definizione di una nuova Intesa Istituzionale per assicurare le risorse energetiche al Paese e rassicurare le popolazioni ed i territori in termini di salvaguardia ambientale e sviluppo economico”.
L’esito positivo di questo percorso non è scontato, come la vicenda del cosiddetto “Memorandum” ha dimostrato, non è nemmeno facile e dovrà essere perseguito attraverso un confronto fecondo con il Governo, con il protagonismo della Giunta e del nuovo Consiglio regionale della Basilicata, con un confronto democratico aperto nella società lucana, con le forze economiche sociali e sindacali.
I parlamentari lucani del Pd faranno la propria parte in stretto raccordo con il presidente Pittella. Insieme a noi, nel rispetto delle differenze e dell’autonomia politica di ciascuno, certamente si impegneranno gli altri parlamentari lucani, con l’obiettivo di garantire un futuro migliore per la nostra terra e per i nostri cittadini.
On. Vincenzo Folino e On. Maria Antezza, Deputati della Basilicata
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia replica all’odg di Folino e Antezza
Gli onorevoli Folino ed Antezza lanciano una lunga nota per farsi “apprezzare” per aver presentato e fatto approvare un odg alla Camera che “dovrebbe” impegnare il Governo ad una nuova intesa istituzionale con la Regione Basilicata sul petrolio. In sintesi, vorrebbero che quello stesso governo, che il giorno prima voleva “fregare” i soldi dei lucani portandoli altrove, ragionasse con quella politica regionale che in tutti questi anni ha da un lato dissipato le risorse finanziarie rivenienti dal petrolio, dall’altro non ha attuato alcuna azione di controllo per tutelare cittadini e ambiente. In definitiva, siamo di fronte ad un nuovo atto della commedia petrolio, in cui entrambi gli attori, Governo e Regione, per niente credibili, pungolati da Folino e Antezza dovrebbero cambiare il loro atteggiamento. Senza poi dimenticare che i due onorevoli autori della proposta in questi anni hanno ricoperto e ancora ricoprono ruoli di responsabilità e quindi non sono immuni da colpe. Quindi, nel 2014, questo lo scenario che ci aspetta. Viene dunque spontaneo chiedersi quanto potrà mai essere affidabile?
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia
La proposta di Trenta diventi subito mozione nel nuovo consiglio regionale.
Abbiamo letto con forte preoccupazione e senso di smarrimento il comunicato lanciato da Fratelli d’Italia della Basilicata il 15 dicembre e relativo alla materia petrolifera in Basilicata. Ricordiamo ad onor di cronaca, che durante le ultime elezioni regionali, il Movimento Trenta, non ha ufficialmente sostenuto alcuna forza politica ma al tempo stesso è stata ben lieta di contribuire alla proposta programmatica del centro-destra, soddisfatta che FDI-BASILICATA, sposasse, anche solo una delle nostre proposte.
Sicuri che in futuro la paternità intellettuale verrà puntualmente riconosciuta, perché forma di rispetto verso l’alacre ed impegnativo lavoro riservato alla stesura della suddetta proposta di legge, che riserva esclusivamente alla spesa capitale le royalties regionali destinandone altresì il 30% dell’importo contabilizzato annualmente, ai bilanci degli enti locali mediante un fondo rotativo.
Quindi cogliamo l’occasione per invitare il Consigliere Rosa e tutti gli altri eletti a sposare la nostra proposta, tramutandola in mozione consiliare già nella prima seduta del Consiglio Regionale. È un dovere di tutti, ed in particolar modo degli eletti, gestire la cosa pubblica al meglio, bloccando la narcotizzazione dei bilanci regionali e interrompendo le filiere clientelari che assorbono quei flussi di denaro che invece di foraggiare lo sviluppo, riempiono buchi di bilancio e coprono gli errori di cattiva programmazione.
L’ultima Giunta De Filippo si è fermata ad un misero 24% in materia d’investimenti: un vero fallimento, tecnico ancor prima che politico. In aggiunta oltre la metà delle royalties sono state utilizzate per finanziare enti in costante perdita, oltre a formazione fasulla. Il petrolio ha già portato molti danni, ora è tempo di restituire ad ambiente e comunità ciò che gli è stato tolto. Ora.
SOLITA PRESA PER I FONDELLI……..QUANDO CAPIREMO CHE QUESTA E’ DIVENTATA UNA REGIONE CHE VIENE CONTINUAMENTE “STUPRATA E VIOLENTATA” DA TUTTI.LA REGIONE DELLE LOBBI AFFARISTICHE DELLA POLITICA EX DEMOCRISTIANA CHE ORA SI CHIAMA PD. CHE S C H I F O !!!!!!!!
V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A
V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A
V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A V E R G O G N A .
DAL FASCIO ALLO SFASCIO !