L’Associazione Italiana Esposti Amianto sezione Val Basento rappresentata da Mario Murgia torna ad occuparsi delle falde della Val Basento per ricordare che sono ricche di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene. La conferma arriva dallo studio geologico e delle caratteristiche geochimiche delle acque sotterranee della Val Basento, emesso dall’ufficio Suolo e Rifiuti del Dipartimento Provinciale di Matera che svolge attività istituzionale in materia di siti inquinati e conseguente bonifica, redatto da: Grazia Moliterni-Tirocinante ARPAB, Maria Lucia Summa- Arpab –Ufficio Suolo e Rifiuti –Dip. di Matera, Mario Scarciolla- Arpab –Ufficio Suolo e Rifiuti Dip. di Matera. Tra i siti inquinati presenti sul territorio provinciale ricade, nell’attività di ufficio, il monitoraggio ambientale del sito industriale della Val Basento individuato dalla Legge n.179 del 2002 come Sito di Interesse Nazionale da bonificare. Lo scopo dello studio in allegato, è quello di ricostruire la struttura geologica e lo stato geochimico delle acque sotterranee del SIN, attraverso il data base costituito dai dati dei Piani di Caratterizzazione, dai Piani di Bonifica e dalle attività di Monitoraggio della Falda realizzati dalle aziende che insistono sul territorio in esame.
Riportiamo in proposito anche il commento della Prof.ssa Albina Colella, Ordinario di Geologia dell’Università della Basilicata, e del Dott. Giorgio Santoriello, storico di Basilicata, in merito ai dati emersi dallo studio in oggetto e ricordiamo che sulla vicenda si sono espressi il sindaco di Ferrandina D’Amelio con l’ordinanza che prevede il divieto di attingimento delle acque sotterranee e di falda del fiume Basento sia per scopi irrigui che per l’abbeveraggio degli armenti e con una equilente ordinanza il sindaco di Pisticci Di Trani.
Falde Val Basento ricche di sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene , nota del Prof. Albina Colella
e del Dott. Giorgio Santoriello.
Sul sito internet dell’Arpab è consultabile “Lo studio geologico e delle caratteristiche geochimiche della acquee sotterranee della Val Basento”, che rivela la preoccupante presenza in acque di falda di sostanze tossiche e sospette cancerogene. Si tratta di 687 stratigrafie di pozzo realizzate tra il 2004 ed il 2012, provenienti in buona parte dall’archivio dell’Ufficio Suolo e Rifiuti del Dipartimento Provinciale ARPAB di Matera, e ricadenti nell’ambito dei piani di caratterizzazione del sito Val Basento, biennio 2005/07. Altri dati sono di provenienza privata (aziendale) ma non specificata dagli autori del rapporto, altri di provenienza Agrobios, I.S.S. e dallo studio svolto dai ricercatori Fiore S. e Vignola N. nel 2010.
Nelle acque sono stati misurati i tenori di manganese, solfati e composti alifatici clorurati, sostanze tossiche e/o sospette cancerogene. legate all’attività industriale svolta in Val Basento dagli anni ’80 ad oggi.
Nello studio si precisa che la campionatura non è stata sempre omogenea, a causa della forte antropizzazione e della conformazione orografica. I solfati ed il manganese sono stati rinvenuti in dosi superiori ai valori limite accettabili – Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) – stabiliti dalla Tab.2 dell’All.5 alla Parte IV del D.Lgs. 152/06, in tutte e tre le zone industriali indagate: Salandra Scalo, Ferrandina Scalo e Pisticci Scalo; i composti alifatici clorurati cancerogeni sono stati rinvenuti, invece, solo a Macchia di Ferrandina ed a Pisticci Scalo.
Lo studio dell’ARPAB mostra come nella zona industriale di Salandra Scalo i solfati hanno concentrazioni superiori a 10 volte i limiti di legge (D.Lgs. 152/2006). Nel 2009 e nel 2012 i solfati arrivano a poco più di 2750 mg/l, mentre la soglia di legge è 250 mg/l; si osserva un importante picco tra il 2004 ed il 2005, che poi si stabilizza al rialzo nel 2007. Sempre a Salandra Scalo il tenore di manganese supera i limiti di legge nel corso del 2004, per arrivare nel 2006 ad essere circa 80 volte la soglia di legge. Il manganese, se assorbito in quantità eccessive, provoca gravi danni all’organismo ed in particolar modo alle vie respiratorie, al cervello e al sistema nervoso: secondo alcuni studi favorirebbe lo sviluppo del morbo di Parkinson.
A Ferrandina Scalo nel 2006 la concentrazione di solfati ha un picco con un valore quasi 5 volte il limite di legge. Valore che tra il 2007 ed il 2008 rientra nella norma, per superare nuovamente la soglia di legge nel 2009. Il manganese invece a Ferrandina Scalo sfora la soglia di legge tra il 2004 ed il 2005, stabilizzandosi per 4 anni a livelli di oltre 20 volte la soglia di legge.
Sempre a Ferrandina il tricloroetilene (nome commerciale= trielina, sostanza bandita dall’industria alimentare e farmaceutica già dagli anni ’70) nel 2004 registra un picco di 180 microgrammi/litro in barba al limite normativo che è di 1,5 microgrammi /litro, un picco pauroso di 120 volte la soglia di legge. Il tenore di tricloroetilene cala fino al 2007 per rialzarsi nel 2009: una curva sempre e comunque di molto oltre i limiti di legge. Il tricloroetilene, riconducibile a diverse tipologie di lavorazione industriale, è una sostanza considerata a forte sospetto di cancerogenità, inserita in classe 2A della classificazione IARC, per cancerogenicità su fegato e vie biliari e sospetta relazione con linfomi non Hodgkin. Uno studio portato a termine nel 2011 ha evidenziato che gli esseri umani a lungo esposti al tricloroetilene hanno una probabilità sei volte maggiore di sviluppare il morbo di Parkinson.
Per Pisticci Scalo c’è qualche dato in più nel suddetto studio, tuttavia i solfati dal 2004 ad oggi permangono sempre molto oltre la soglia di legge e nel 2006 raggiungono un valore molto elevato: 36 volte il limite normativo, dopo una lunga discesa che porta il 2012 agli stessi livelli del 2004 (ossia “solo” 18 volte il limite normativo): insomma, 8 anni di inquinamento massiccio. Il manganese è, come i solfati, costantemente oltre i limiti di legge dal 2004 al 2012, in questo arco temporale il valore medio si mantiene costantemente su quantità di circa 110 volte superiore ai limiti di legge.
Il tricloroetilene? A Pisticci Scalo nel 2005 era così alto da uscire quasi fuori dal grafico, poi la discesa, ma rigorosamente sempre oltre i limiti di legge, un vero e proprio grafico della paura, ove il valore minimo del 2012 è comunque di circa 180 volte superiore alla soglia di legge.
Valori da pelle d’oca, che confutano tutto ciò che la Regione ed i suoi enti hanno dichiarato nell’ultimo anno. La suddetta relazione ARPAB riporta nel paragrafo conclusivo:” Relativamente a questo aspetto è possibile affermare che vi è una notevole presenza nella falda del SIN Val Basento di solfati e manganese, in concentrazione ben superiore ai limiti normativi (D.Lgs.152/2006) ed il cui contributo varia significativamente nel corso del tempo; – omissis- In definitiva gli elevati valori di manganese e solfati nella falda del SIN potrebbero essere riferiti ad una valore di fondo ambientale che necessiterebbe di un apposito ed approfondito studio per essere determinato in maniera compiuta.
Un ulteriore elemento di valutazione dello stato delle acque sotterranee del SIN Valbasento è costituito dalla presenza dei clorurati alifatici cancerogeni; tra gli analiti costituenti questa classe di composti lo studio in esame si è concentrato sulla presenza del Tricloroetilene, scelto per la sua distribuzione nei due poli industriali di Ferrandina Scalo e Pisticci Scalo.
Il tricoloroetilene è un solvente per composti organici utilizzato nell’industria chimica nella Val Basento negli anni ‘80, pertanto il suo rinvenimento nella falda del SIN sarebbe addebitabile alle produzione operanti all’epoca sul sito.
La distribuzione del Tricoloroetilene, fatte salve le eterogeneità di condizioni chimico–fisiche del prelievo di acqua di falda, mostra un andamento decrescente sia nell’area di Pisticci Scalo che in quella di Ferrandina Scalo. Tale distribuzione potrebbe essere attribuita, nel caso di Pisticci scalo alla, seppur parziale, attivazione del Progetto consortile di MISE delle acque di falda nel comparto industriale di Pisticci Scalo sviluppato dalla società TecnoParco Valbasento. Al contrario nell’area di Ferrandina Scalo, il trend di decrescita sembrerebbe una attenuazione naturale non essendo attivo, attualmente, nessun progetto di Mise e/o Bonifica della Falda .
La non completezza di questo studio e la sua esigua dotazione statistica e di campioni ne aumentano la gravità. I lucani non sanno cosa accade sul proprio territorio, le istituzioni sembrano aver abdicato al ruolo conferitogli per legge dalla costituzione italiana: la tutela della salute e del territorio.
Presidente Pittella, in quanto garante della salute di tutti i lucani, le ricordiamo il suo obbligo legale e morale di verificare nel più breve tempo possibile il reale stato qualitativo di tutte le acque sotterranee ricadenti nel SIN Val Basento e nei territori attigui.
Occorre far luce a questo punto sull’oggetto, mai esplicitato, delle recentissime delibere di giunta regionale n. 1258 e 1259, che accennano a sforamenti delle soglie di contaminazione ( CSC ) per diversi siti regionali: La Martella, Viggiano e Melfi. Tale indagine ambientale è da estendere ai predetti comprensori e alle zone limitrofe, perché potrebbero già essersi creati i presupposti per la contaminazione della catena alimentare, e addirittura per l’avvio urgente delle bonifiche e dei controlli di tutti i prodotti alimentari provenienti dai siti inquinati. I dati dello studio ARPAB evidenziano palesi responsabilità da parte dei soggetti pubblici preposti: nove anni di silenzio non sono giustificabili ed impongono all’attuale nuovo governo regionale, ed anche alla Magistratura competente, di appurare le responsabilità dei singoli attori pubblici. Ormai è degno di ogni sospetto il collegamento tra questi fenomeni d’inquinamento e l’aumento di diverse patologie, tumorali e non, sul territorio lucano. L’ordinanza emessa dal Sindaco di Pisticci deve essere estesa a tutti gli altri territori comunali interessati, e fatta rispettare nella maniera più severa.
Prof. Albina Colella
Dott. Giorgio Santoriello
beh! e diciamo che è stato già detto altrove.
Plauso ad i giovani dell’Arpab che hanno messo insieme i documenti e li hanno pubblicati.
Questo si vuole dall’Arpab e questo sta facendo , non mi dilungo.
I dati sono di archivio conosciuti a seconda i casi da 10 o 20 anni.
Adesso bisogna metter mano alla bonifica e non sprecare i soldi che ci sono.
Si sta facendo caratterizzazione dei suoli e delle falde. Una inchiesta giudiziaria andrebbe aperta sull’attività dei consorzi ASI – dagli ultimi 20 anni-, nessuno la farà mai perchè la penna pesa.
Beh! diciamo che è il caso di lavoraci su e non fare solo effetto annuncio da parte del volontariato; le bandiere in piazza belle striate ci pensano già i politici a farlo.