Irma Silletti ci racconta la storia artistica del pianista pisticcese Alessandro Vena: una carriera in ascesa, tra studio, insegnamento e concerti.
I musicisti classici hanno tutti in comune un fortissimo senso del sacrificio, dato dallo studio e dalla passione investite nel perseguire un obiettivo che si manifesta attraverso il talento oggettivo di ciò che il musicista produce e dona all’ascolto.
Per l’occasione ho il piacere di chiacchierare con Alessandro Vena, pianista pisticcese che già a 33 anni vanta un’esperienza molto ricca, fatta inizialmente di raffinati studi, per arrivare, ad oggi, a una una intesa attività concertistica nazionale ed internazionale, senza mai tralasciare lo studio e l’insegnamento.
I.S.: Maestro, mi piacerebbe cominciare dall’inizio. Ti diplomi molto giovane in pianoforte, clavicembalo e didattica del pianoforte al Conservatorio Duni di Matera. Prosegui gli studi presso l’Accademia “Rubinstein” di Roma con pianisti del calibro di Carlo Grante e Saha Bajcic, docente al Conservatorio di Mosca, avendo l’opportunità poi di tenere concerti presso le principali città italiane ed estere. Raccontaci in che modo ti sei avvicinato alla musica classica e se nella tua personale esperienza hai avuto degli stimoli esterni, dati dalla famiglia, dalla scuola o dai tuoi amici nell’avvicinarti a questa disciplina.
Alessandro Vena: Come accade generalmente in questi casi, anche il mio avvicinamento alla musica e, nello specifico al pianoforte, inizia molto presto. Avevo all’incirca 6 anni, ero a casa di uno zio e, dopo aver ascoltato un disco di Chopin, chiesi ai miei genitori di poter imparare a suonare un bellissimo notturno; loro decisero di assecondare questo desiderio e così cominciai i miei studi. All’epoca a Pisticci, paese in cui sono nato e ancora oggi risiedo, non vi erano strutture accreditate che potessero permettere una vera e propria formazione professionale e il Conservatorio di Musica di Matera era distante e mal collegato; negli anni fui così costretto a cambiare diversi insegnanti, ma molto presto mi diplomai da privatista in pianoforte.
I.S.: In riferimento alla scarsità di strutture e in un certo senso anche di stimoli esterni, dati ad esempio dalla scuola, dai docenti e da istituzioni ricreative, dopo che dalla famiglia, vorrei collegarmi al Sistema Abreu in Venezuela, complesso fenomeno di educazione “di massa” che consente a tutti i bambini di ricevere una formazione musicale in grado, in alcuni felici esiti, di migliorare la qualità di vità in particolari contesti sociali, oltre che far avvicinare alla musica un numero elevatissimo di studenti. Cosa pensi al riguardo? Vedresti positivamente un “sistema” di questo tipo anche in Italia e, perché no, nel materano? In più, ne approfitto per chiederti se ritieni “difficoltoso” per un giovane intraprendere una carriera musicale classica al giorno d’oggi o se al contrario il ricchissimo patrimonio ereditato ci permette di avere a disposizione un numero sufficiente di strutture e condizioni in grado di stimolare la curiosità di un giovane.
Alessandro Vena: Ciò che da anni si verifica in Venezuela è qualcosa di unico ed estremamente positivo. I bambini nati in famiglie disagiate corrono il rischio reale di intraprendere strade sbagliate e in molti casi di rientrare nella lista dei “desaparecidos” sociali. Il sistema ABREU è, dunque, una fonte indispensabile non soltanto dal punto di vista culturale ma anche sociale e questi ragazzi, spesso ricchi di talento, costituiscono una delle principali realtà internazionali. In Italia non ci sono le difficoltà del Venezuela ma la situazione socio-culturale sta peggiorando anno dopo anno anche a causa di una politica scellerata e incapace, che porta gli stessi conservatori di musica alla chiusura, allo stesso modo delle orchestre sinfoniche. Personalmente e nel mio piccolo, credo di aver contribuito alla creazione di un importante progetto in Basilicata: attraverso l’istituzione di un Consorzio di Comuni, per la prima volta si è riusciti a fondare un Istituto di Musica Intercomunale, l’Istituto Musicale “G. M. Trabaci”, con sede in Scanzano Jonico (Matera), dove ragazzi residenti nei comuni consorziati studiano gratuitamente le discipline musicali anche dietro il monitoraggio del Conservatorio Statale di Matera con cui l’Istituto è convenzionato. Infine, per completare la domanda, aggiungo che intraprendere oggi lo studio professionale della musica in Italia è una scelta rischiosa ma, se si è spinti da un’ autentica passione e da totale spirito di sacrificio, ne vale sicuramente la pena.
I.S.: A proposito della tua intensa attività concertistica, ti sei esibito in città come Roma, Berlino, Lugano, Ohrid, Montevideo e non da ultima, Buenos Aires. Qualche mese fa, infatti, hai debuttato al Teatro Colón, considerato uno dei migliori Teatri al mondo. Come scegli il tuo repertorio? Cerchi di adattarlo ai paesi e alle culture a cui ti avvicini nei tuoi concerti, oppure ritieni che l’esecuzione classica sia assimilabile sempre e comunque al pubblico attuale?
Alessandro Vena: Ritengo che la scelta del repertorio debba essere determinata da un connubio tra ciò che ritengo a me vicino e ciò che può entusiasmare il pubblico. Il pubblico, infatti, rimane l’unico elemento effettivamente importante e pertanto degno di totale rispetto. A breve terrò concerti tra Foligno, Marsala e Palermo, quest’ultimo presso l’Auditorium del Conservatorio “Bellini” e dividerò il programma in due momenti: il primo con autori romantici e impressionisti, il secondo dedicato a un compositore vivente, Antonino Pirrone, in quanto credo sia giusto far conoscere anche nuova musica quando la si ritiene interessante.
I.S.: Collabori attualmente con l’etichetta Sheva, con la quale hai già avuto modo di registrare musiche di Chopin, Bach, Bach-Busoni, Scarlatti,Mozart, Franck, Debussy,Liszt, Schumann. Vuoi parlarci dei tuoi prossimi impegni?
Alessandro Vena: Da qualche anno ormai collaboro con la casa discografica Sheva e stiamo portando avanti progetti molto ambiziosi; a giorni andrà in distribuzione mondiale un DVD live di un recital in cui ho registrato pagine di Scarlatti, Chopin, Liszt e Debussy, mentre il mese prossimo sarò nuovamente in sala di incisione per un disco su Robert Schumann di cui registrerò il Carnaval op.9 e il Carnevale di Vienna op. 26.
I.S.: L’attività di insegnamento non è comunque tralasciata, così come lo studio che, presumo, sia continuo e costante…
Alessandro Vena: Per un concertista lo studio è un presupposto fondamentale che deve essere determinato da una totale autodisciplina che vede il musicista quotidianamente assorbito dallo strumento. Tra il pianoforte e il pianista si crea negli anni un vero e proprio rapporto “fisico” e la sterminata letteratura pianistica porta il musicista costantemente a nuove scoperte, con l’unico grande rammarico che non si può suonare tutto ciò che si ama. A questo aggiungo una passione per l’insegnamento in quanto credo sia necessario mettere a disposizione degli studenti la propria esperienza. A riguardo aggiungo che, essendo l’insegnamento una dimostrazione pratica, non condivido affatto la inflazionata teoria secondo la quale si può essere dei bravi insegnanti pur non sapendo necessariamente suonare bene.
I.S.: Ti ringraziamo moltissimo per la tua preziosa testimonianza, speriamo in questo modo di promuovere e dare spazio all’impegno di giovani che con passione mandano avanti un progetto, nonostante a volte siano lasciati un po’ “soli”. Mi rimane solo un’ultima curiosità, se me la concedi: cosa fai quando non ti occupi di musica?
Alessandro Vena: Sono io a ringraziarvi per lo spazio che mi avete concesso. Il tempo libero è in realtà poco e lo divido tra amici, cinema e senza dubbio l’ottima enogastronomia della nostra bellissima regione.
Irma Silletti