Avanzano a un ritmo sostenuto le esportazioni agroalimentari, con gli ultimi aggiornamenti che da gennaio a settembre indicano una crescita del 5,8%, grazie ai progressi riscontrati per tutti i principali prodotti del made in Italy.
Sono alcuni degli spunti messi in luce da “AgrOsserva”, l’Osservatorio Ismea-Unioncamere sulla congiuntura del settore agro-alimentare che – commenta il presidente della Cia lucana Donato Distefano – confermano ancora una volta la centralità di tutto l’agroalimentare, che diventa sempre più strategico nell’ottica della ripresa dell’economia del Paese.
Più in dettaglio, in Basilicata le imprese dell’industria alimentare al 30 settembre 2013 sono 1.044, di cui 301 guidate da donne e 102 sono imprese giovanili. Quanto invece alla situazione del comparto agricolo lo stock completo di aziende agricole nella nostra regione (sempre al 30 settembre 2013) è di 18.470 aziende, di cui 6.548 condotte da donne, e 1.556 da giovani (le imprese straniere sono 240). Il saldo negativo annuale è di 340 unità.
E’ dunque l’export – continua Diostefano – a trascinare l’aumento della produzione del comparto, con le vendite all’estero di vino, ortofrutta, pasta e formaggi “made in Italy” che nel 2013 sfiorano quasi i 34 miliardi di euro salvando così i conti delle aziende agroalimentari che, solo grazie ai mercati stranieri, riescono ad affrontare l’ennesimo anno di crisi e a compensare in parte il crollo dei consumi domestici (-4 per cento). L’agroalimentare porta il buono dell’Italia oltreconfine: è chiaro, però, che ora bisogna continuare a lavorare per rafforzare le capacità di tutta la filiera di esportare e investire sui mercati internazionali, creando strumenti normativi “ad hoc”, semplificando e razionalizzando le risorse, lavorando sulla frammentazione dei soggetti coinvolti.
Inoltre, nel 2013, nonostante l’andamento climatico sfavorevole e l’impatto del prolungato ciclo recessivo dell’economia nazionale, l’agricoltura archivia un’annata in moderata flessione, soprattutto – continua il presidente della Cia – se confrontata con la dinamica negativa del settore industriale.
Migliora, seppure gradualmente, la situazione sul fronte dei costi di produzione, anche se i prezzi all’origine registrano diffusi cedimenti, soprattutto nel comparto delle coltivazioni, a causa delle forti pressione dell’offerta sui mercati internazionali.
Un aspetto positivo è sicuramente legato alla dinamica occupazionale, che mostra in agricoltura un andamento decisamente migliore rispetto a quello degli altri settori.
I consumi alimentari hanno chiuso i primi nove mesi del 2013 ancora con il freno tirato, cedendo nei volumi l’1,7% su base annua.