La conclusione del Rapporto 2013 Oasi del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) dell’Università Bocconi Milano dedicato alla Sanità non ammette alibi alla politica: senza investimenti e con questi budget la sanità è a rischio anche nelle regioni come la nostra con i conti che non presentano criticità. A sostenerlo è Michele Cataldi, a nome di Sanità Futura.
Se dunque nel complesso il SSN è finanziariamente in equilibrio, con una spesa contenuta e un buon profilo di appropriatezza nel confronto internazionale, dove sono i principali problemi di sostenibilità? Innanzitutto, il SSN ha fortemente contenuto la spesa per investimenti per il rinnovo e lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale, sia a livello di politiche nazionali, sia, soprattutto, nelle regioni del sud. La spesa pro-capite media per investimenti nella nostra regione è di poco superiore ai 40 euro (quella media è risultata essere pari a € 59 nel periodo 2003-2010, con le regioni del Nord e del Centro che registrano valori superiori o intorno alla media Nazionale). Sembra quindi – afferma Cataldi – che si sia preferito non sacrificare ulteriormente la spesa corrente, individuando nella spesa per investimenti una componente di spesa “variabile” e quindi facilmente contenibile. Alla riduzione dei tassi di crescita della spesa pubblica per la sanità fa da contraltare la spesa sanitaria privata. Non deve sorprendere che dopo anni di contenuta ma stabile crescita della spesa sanitaria privata i dati più recenti mostrino una riduzione tra il 2011 e il 2012 (-2,8%), in un quadro di decrescita del PIL. Ancora – dice il presidente di Sanità Futura – i differenziali tra regioni nella spesa privata sono essenzialmente il risultato dei gap nel funzionamento dei sistemi pubblici, in termini di quantità e qualità dei servizi offerti. Un esempio di questo fenomeno, come denunciamo, inascoltati da anni, è la reazione dei consumi in seguito alla reintroduzione, in tutte le Regioni, del “superticket” sulla specialistica (D.L. 98/2011), una quota fissa di 10 euro per ricetta a carico dei soggetti non esenti sull’assistenza specialistica, in aggiunta al ticket già in vigore. I primi dati elaborati da Agenas confrontando i consumi e i ricavi tra il primo semestre 2011 e il primo semestre 2012 evidenziano un calo medio di circa l’8,5% nei consumi di prestazioni specialistiche in regime SSN,con una diminuzione maggiore negli esami di laboratorio rispetto a visite specialistiche e diagnostica strumentale. Tale riduzione nei consumi pubblici non sembra però essersi trasferita in pari misura sui privati che, infatti, hanno ridotto il proprio consumo di beni e servizi sanitari.
In definitiva la ricetta indicata da Sanità Futura è sempre di grande attualità: il Partenariato Pubblico Privato «light», vale a dire meno sprechi nella sanità pubblica e più spazio alla sanità privata accreditata. Per sintetizzare sono tre le macro-questioni che poniamo ai nuovi Presidente ed Assessore: l’importanza di lasciare campo libero alla autodeterminazione per garantire l’innovazione, in un ambito tanto cruciale come quello delle cure mediche e della salute delle persone (il potenziale dell’innovazione non deve e non può essere frenato dalle ingerenze della politica e delle amministrazioni); la necessità di superare i problemi indotti da un sistema che si basa sul pagamento a piè di lista è che è gravemente sperequato al proprio interno (in cui quindi una “domanda sussidiata” non necessariamente corrisponde ai bisogni effettivi); la necessità di ottenere il massimo dell’efficienza e della trasparenza nei fondi pubblici impiegati, utilizzando anche in quest’ambito strumenti partecipativi ed innovativi.
Gen 21