Nuova legge elettorale si registra la nota di Giuseppe Potenza (DC-Libertas): “Il PD lucano ricordi la lezione del primo Mattarellum”.
Prima di escogitare qualche possibile uscita di sicurezza per i propri parlamentari in carica il gruppo dirigente del Pd farebbe bene a far tesoro della prima esperienza di elezioni politiche in Basilicata con il Mattarellum nel 1994 quando l’allora Ppi sotto l’insegna del Patto per l’Italia ha dovuto cedere nella nostra regione tutti i collegi all’armata progressista di Occhetto e qualcosa al nascente Polo del Buon Governo del primissimo Berlusconi. E’ quanto sostiene il segretario regionale della Dc-Libertas Basilicata Giuseppe Potenza che aggiunge: il Pd dovrebbe definitivamente abbandonare l’idea dell’autosufficienza perché, qualunque sia il meccanismo per l’elezione nei cosiddetti collegi plurinominali, se penalizza o discrimina i partiti-movimenti alleati considerati minori e per qualcuno persino superflui, specie di area di centro moderata, e se dunque si arriva divisi, si rischia di ripetere l’insuccesso del 1994. Senza i voti dell’area cattolico-moderata nei collegi dell’Italicum non si vince. La prova della lezione è stata nel 1996 con l’Ulivo che nei cinque collegi, dopo il cartello di Prodi con dentro tutti, da comunisti a verdi, ha fatto l’en plein dei seggi di Camera e Senato sino a permettersi il lusso di candidare “stranieri” come Adriano Ossicini ripetendo l’exploit, con risultati sia pure meno lusinghieri, nel 2001 e portando alla Camera l’ex magistrato Giuseppe Ayala. Prima di votare la proposta di riforma elettorale Renzi-Berlusconi – dice Giuseppe Potenza – è il caso di riscrivere la suddivisione dei collegi accorpati e lanciare un nuovo progetto di alleanza che non significa un accordo di posti in lista ma un programma di alto profilo per il bene della Basilicata in una fase nella quale non ci possiamo consentire di perdere un solo parlamentare motivato e deciso a difendere gli interessi del territorio. Invitiamo dunque i nostalgici del risultato delle recenti regionali ad abbandonare l’idea di una ripetizione per le politiche sia pure contando sul premio di maggioranza, come li invitiamo a porsi il problema di ritornare a percentuali di votanti che hanno sempre segnato la vita democratica del nostro popolo.
Ignazio Messina, segretario IdV, esprime la posizione del partito sulla nuova legge elettorale presentata dal segretario del PD Matteo Renzi e condivisa anche dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Di seguito la nota integrale: “La nuova legge elettorale garantisca ai cittadini italiani la possibilità di scegliere direttamente da chi essere rappresentati”.
Noi dell’Italia dei Valori che abbiamo raccolto un milione e duecentomila firme per abrogare l’indegno Porcellum non abbiamo nulla da dimostrare sulla reale volontà di riforma elettorale. Quello che chiediamo però è che la nuova legge elettorale garantisca ai cittadini italiani la possibilità di scegliere direttamente da chi essere rappresentati e fornisca una maggioranza che possa governare. Se Giovanni Sartori ideatore dei nomi “Mattarellum” e “Porcellum” adesso tira fuori “Bastardellum” per etichettare la nuova proposta Renzi-Berlusconi ci sarà pure un fondato motivo prima ancora di natura costituzionale oltre che di democrazia. Dunque serve un sistema elettorale chiaro e trasparente nei suoi meccanismi e nelle sue potenzialità di riaccendere la fiducia dei cittadini che continuano a disertare le urna. Ha ragione Renzi a dire che bisogna fare presto, ma ha torto quando, per ottenere questo risultato, prova a far digerire ai cittadini un accordo al ribasso con il pregiudicato Berlusconi. Non si può accettare l’idea che, pena la caduta del governo, bisogna per forza farsi andare bene il patto con il diavolo. Fra l’altro Berlusconi non è neanche al governo e questa legge potrebbe essere migliorata in Parlamento senza il suo apporto. Inoltre l’accusa che sta montando su parte dei media, secondo i quali i piccoli partiti protesterebbero contro questa legge perché rischierebbero di scomparire, non sta in piedi. Noi riteniamo positiva l’idea del doppio turno per la coalizione che non raggiunge una soglia minima, perché non è pensabile che coloro che ottengono magari solo il 20%, si ritrovino poi ad avere una maggioranza del 55%. Che senso ha, ad esempio, inserire le liste bloccate, impegnandosi a fare le primarie di partito? È molto meglio dare agli italiani la possibilità di scegliere chi mandare in Parlamento. Infatti se poi le primarie non si fanno, di fatto si finirebbe per votare con lo stesso Porcellum. Secondo noi la soglia minima di coalizione del 35% per ottenere il premio di maggioranza è bassa, andrebbe alzata almeno al 40%. Quindi, in caso di non raggiungimento di questa soglia, le prime due coalizioni faranno il ballottaggio per l’attribuzione del premio di maggioranza. Inoltre vogliamo far notare che Grillo, ancora una volta ha bruciato il consenso dei cittadini, mettendosi di lato quando avrebbe potuto fornire un contributo importante per la vita democratica del Paese. Noi di Idv vigileremo e denunceremo eventuali trucchetti ai danni degli italiani. E’ chiaro, inoltre, che, un secondo dopo l’approvazione, si deve tornare immediatamente a votare. L’Italia non puo’ piu’ permettersi di galleggiare ed ha bisogno di essere governata da un esecutivo che si assuma le proprie responsabilita’ a vantaggio degli italiani.
Ignazio Messina, segretario IdV
“Il Centro Democratico, pur non avendo contribuito alla stesura del testo di riforma elettorale presentato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, ha già avuto modo di sollevare alcuni rilievi sul testo con l’on. Pino Pisicchio e, in ogni caso, ha da tempo posto l’accento in particolare sulla necessità di stabilire una connessione corretta tra riforme istituzionali e costituzionali e legge elettorale”. Lo dichiara Bruno Tabacci, leader di Centro Democratico al termine del Direttivo nazionale convocato per esaminare gli ultimi sviluppi del quadro politico con particolare riferimento al dibattito sulla riforma della legge elettorale. ”Il nostro partito – continua Tabacci – ritiene necessario, come sostenuto anche dalla presidente di Scelta Civica Stefania Giannini, aumentare la soglia per accedere al premio di maggioranza per la coalizione vincente dal 35% ad una quota pari o vicina al 40% ed esprime forti perplessita’ sulla scelta di mantenere le liste rigide, sia pur con un numero ridotto di candidati, in quanto in continuita’ con la logica dei nominati”.
“In ogni caso, anche alla luce delle disponibilità manifestate da Forza Italia su alcune parti controverse del testo, tra cui le tabelle che individuano i collegi accorpati, appare evidente che se la proposta iniziale non è blindata c’è spazio per giungere a soluzioni condivise – aggiunge – che risolvano le tante obiezioni sollevate in questi giorni”.
Per Tabacci, “nessuno puo’ pensare che una bozza concepita fuori dalle aule parlamentari, incompleta, in alcuni passaggi addirittura in contrasto con gli orientamenti della Consulta, non debba essere sottoposta ad una importante attivita’ emendativa da parte della Camera, sorretta anche dal parere di qualche esperto. E’ ancora in vigore l’art. 67 della Costituzione che fa ogni deputato libero dal mandato imperativo. Vogliamo dunque discutere della legge elettorale, ma tenendo conto della necessita’ di consentire ai cittadini di scegliere i propri candidati, superando le liste bloccate ed evitando di ricadere nell’errore del Porcellum che regalava un premio di maggioranza senza proporzione. E’ difficile pensare di dare una maggioranza parlamentare del 55 per cento ad un’area che raccoglie solo un terzo del consenso elettorale. Infine, affrontiamo concretamente la parita’ di genere”.
NUOVA LEGGE ELETTORALE: CSAIL-INDIGNATI, ACCORPAMENTO COLLEGI UNINOMINALI NON CI CONVINCE
In attesa di sviluppi sulla nuova legge elettorale nel testo base approvato, a maggioranza, dalla commissione Affari costituzionali della Camera, non ci convince l’accorpamento dei collegi uninominali previsti dalla legge Mattarella per l’unica Circoscrizione Basilicata. Il collegio plurinominale per la Camera (n.125) e per il Senato (n.70) vede accorpati i precedenti collegi di Lauria (Lagonegrese-Val d’Agri), Matera e Pisticci. In ogni collegio si assegnano tra 3 e 6 seggi e la lista di ciascun partito non può eccedere il numero di seggi assegnati in quel collegio (dunque, massimo 6). Se non si individua un meccanismo più garantista per gli elettori, paventiamo il rischio di una penalizzazione di rappresentanza per le comunità della Val d’Agri sia pure accorpate a quelle del Lagonegrese. L’allocazione dei seggi ai collegi plurinominali segue infatti la logica della “performance relativa” di quel collegio nella circoscrizione (meccanismo utilizzato anche nelle elezioni provinciali). Quindi in un collegio plurinominale è possibile che venga eletto un candidato di una lista che ha preso meno voti di altre liste se la sua performance rispetto agli altri candidati della stessa lista in quella circoscrizione è migliore e quella dei suoi concorrenti nel collegio è inferiore. Una specie di “ruota della fortuna”, senza però certezze su elezioni dall’ex collegio unico Lauria (Lagonegrese-Val d’Agri).
La rappresentanza parlamentare per le comunità del comprensorio petrolifero della valle, come per il Sauro che nel 1868 era collegio di Corleto Perticara (con l’elezione di Pietro Lacava ed ancora prima di Giuseppe Garibaldi), per noi del Csail è essenziale per svolgere attività di controllo sulle politiche energetiche nazionali tanto più dopo la “brillante” idea di Renzi di trasferire ogni competenza allo Stato. Temiamo che lo scippo del petrolio sia completo con il controllo politico. C’è ancora tempo per emendare il testo nella parte riferita all’individuazione dei collegi accorpati e rivolgiamo un appello ai parlamentari lucani a lavorare in questa direzione perché si tenga conto della volontà popolare della gente della Val dAgri.