Carmine Ferrone, dirigente IDV Basilicata e assessore Comune di Bella, commenta l’annuncio del Ministro Saccomanni sulla possibilità di mettere in vendita Poste Italiane. Di seguito la nota integrale.
Poste italiane vendesi! Proveranno a vendere il Colosseo e Fontana di Trevi come nel celebre film di Totò?
L’annuncio del Ministro Saccomanni, fatto nei giorni scorsi, mi ha suscitato un amaro sorriso, si, un sorriso fatto di tristezza per un Paese che ancora una volta non è in grado di capire dove andare a cogliere le risorse economiche per sollevare le sorti dei suoi bilanci. Ebbene si il nostro Ministro dell’economia ha dichiarato che il governo intende privatizzare la parte pubblica di Poste Italiane S.p.A. in barba a tutto quello che oggi, attraverso la pubblicità viene dichiarato pubblicamente sicuro. Proveranno a vendere il Colosseo e Fontana di Trevi come nel celebre film di Totò? In mano a chi finiranno i famosi “buoni fruttiferi “ venduti oggi da Poste Italiane quale strumento sicuro di risparmio? Una banca che poi li utilizzerà per finanziare il gioco d’azzardo? O meglio ancora per finanziare l’eterna incompiuta Salerno-Reggio Calabria? E dopo aver sventato la chiusura dell’Ufficio PT di Sant’Antonio Casalini potremo essere garantiti che il pericolo non si riproponga con la privatizzazione e dunque il prevalere di interessi privati?
Tanti sono gli interrogativi che come risparmiatore e fervente sostenitore della “Res Publica” mi pongo in questi giorni.
Credo che dietro l’annuncio della privatizzazione ci sia un disegno che provenga da piani ben più alti. Oggi Poste Italiane ha un fatturato di circa un miliardo di euro di utile pertanto, se non venisse ceduto il 40%, ( dai quali si ricaverebbero cinque miliardi circa) in cinque anni il Tesoro avrebbe le stesse risorse attese dalla privatizzazione. Con un particolare. Gli utili delle società controllate vengono utilizzate per la riduzione del deficit. Mentre i proventi delle privatizzazioni confluiscono in un Fondo («ammortamento titoli») utilizzato dal Tesoro per la riduzione delle emissioni; e, quindi, del debito.
E’ questa la via giusta per salvaguardare i nostri conti? O sarebbe possibile mettere le mani in tasca ai signori del gioco d’azzardo per ricavare la stessa cifra? O sarebbe possibile recuperare il denaro evaso?
L’Italia dei Valori ha proposto più volte altre soluzioni, per ricavare i soldi per la riduzione del debito pubblico senza snaturare le aziende pubbliche che ad oggi sono in pareggio di bilancio e producono utili per lo Stato. Basterebbe vendere i beni confiscati alla mafia per raccogliere 80 miliardi di euro. E’ ora che ci sia una netta inversione di marcia perche’ i cittadini onesti sono stanchi di pagare al posto dei disonesti.
Carmine Ferrone, dirigente IDV Basilicata e assessore Comune di Bella