Per sfuggire alla cattura non utilizzava il telefonino cellulare e si muoveva sempre a piedi. Ma è durata solo venti giorni la latitanza di Prospero Pezzolla, campano di 48 anni. La Polizia ha utilizzato i canali giusti ed è riuscita ad individuarlo nel centro di Pomigliano d'Arco (Napoli). Prospero Pezzolla era sfuggito all'operazione "Vulcano", condotta dagli agenti della Polizia di Stato di Matera il 6 maggio a Garaguso (Matera). In quella occasione gli agenti arrestarono la sua convivente, Maria Rosa Rubino e il figlio di quest'ultima Giancarlo Infantino, ritrovando nella loro casa di campagna armi, munizioni, droga, banconote falsificate e un'officina per la modifica delle armi stesse. Pezzolla e' accusato detenzione e alla modifica delle armi. La convivente e il figlio, trasferiti rispettivamente nel carcere di Potenza e Matera, adesso sono agli arresti domiciliari.
Questa l'operazione portata a termine il 6 maggio scorso.
La Polizia spegne il "Vulcano" di Tricarico. E' stata ribattezzata così dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Matera l'operazione che ha permesso di rinvenire nelle campagne di Tricarico armi di ogni tipo, droga di ogni genere e banconote false da cinquanta e venti euro di buona fattura. In manette i proprietari dell'arsenale: si tratta di Maria Rosaria Rubino, 48 anni, insospettabile impiegata presso la segreteria di un liceo del paese e suo figlio di 25 anni, Giancarlo Infantino. Non si è fatto trovare in casa il convivente pregiudicato della donna, tutt'ora ricercato. Sono accusati di concorso in detenzione, fabbricazione e alterazione di armi, ricettazione, detenzione di droga e di moneta falsa. Rubino è stata trasferita nel carcere di Potenza, suo figlio in quello di Matera. Durante l'ispezione sono stati ritrovati 16 pistole, un fucile a baionetta, centinaia di proiettili, attrezzature per la modifica delle armi, banconote falsificate e 50 grammi di droga, tra cocaina, eroina ed hashish. Per proteggere l'arsenale la famiglia poteva contare su due pit-bulls. Ha destato curiosità il fatto che sia la droga che le armi, alcune con matricole abrase, altre provenienti dall'estero, altre ancora repliche modificate non erano occultate ma praticamente pronte per essere utilizzate. Una prova di quanto accertato è il fatto che le armi veniva provate nelle pertinenze esterne dell'edificio, come dimostra una pentola forata dai colpi esplosi e mostrata in conferenza stampa. L'operazione Vulcano messa a segno dagli agenti della Questura di Matera è scaturita da una segnalazione giunta da Caserta. I colleghi campani avevano accertato che la famiglia di Tricarico raggiungeva il casertano per approviggionarsi al mercato campano di droga e denaro falso.