Tancredi e Giordano (Ugl) su Fiat Chrysler Automobiles.
“La decisione della Fiat di stabilire la propria sede fiscale nel Regno Unito e quella legale in Olanda, al di la della portata economica di questa operazione resta il significato politico del fallimento totale delle politiche industriali messe in campo dal Governo Letta. Una politica cieca che non ha saputo affiancare la governance dell’indotto accompagnandola con una serie di convincimenti ed operazioni affinché il colosso oggi Fiat Chrysler Automobiles rimanesse con base operativa in Italia”.
E’ quanto dicono i segretari dell’Ugl Basilicata, Tancredi Giovanni e Giuseppe Giordano per i quali, “su una vicenda che meritava di essere approfondita per tutelare gli interessi dei lavoratori, il governo di tutto si è occupato tranne che dei problemi dei metalmeccanici. Per noi lucani – proseguono i leader Ugl, Tancredi e Giordano – possiamo dire che Marchionne è riuscito a creare basi solide per un costruttore di auto globale con un bagaglio di esperienze e di competenze allo stesso livello della migliore concorrenza. Questo è e deve essere ciò che la SATA di Melfi sarà da domani per il futuro, una fabbrica competitiva che si occuperà di produrre a livello mondiale e dove – concludono Tancredi e Giordano – i lavoratori della Basilicata sono pronti a sfidare questa nuova sfida che il mercato globale richiede in un contesto internazionale”.
“Non ci appassiona il nuovo acronimo del Gruppo (Fca), né la scelta della sede legale (Olanda) e di quella fiscale (Gran Bretagna) e tanto meno l’individuazione delle Borse di quotazione delle azioni (New York e Milano). A noi interessa il proseguimento dei programmi per Melfi e gli altri stabilimenti italiani che restano questi, a differenza di tutto il resto, immutati”. Ad affermarlo è Vincenzo Tortorelli, segretario regionale UILM Basilicata, per il quale “i dipendenti della Sata non hanno nulla da temere dalle decisioni, sicuramente epocali, del consiglio di amministrazione del gruppo presieduto da Jonh Elkann e guidato dall’amministratore delegato Sergio Marchionne e pertanto non devono allarmarsi. Lo abbiamo detto già in occasione della fusione con Crysler: si offre una dimensione altra ad un’azienda che, oltre ad avere una dimensione nazionale, si apre al mondo. Un passaggio che dal punto di vista dell’economia di scala e delle produzioni di autovetture non può che essere un fatto positivo. La sfida non deve allarmare nessuno perché non so se qualcuno se ne è accorto, ma Fiat negli ultimi anni ha mutato la propria fisionomia e noi come parti sociali più responsabili abbiamo contributo a questa trasformazione. Mentre fino a prima Fiat aveva solo dei modelli di fascia A e B, con qualche problema sulle gamme alte (tranne quelle altissime come la Ferrari), adesso si è meglio strutturata su due grandi segmenti che vedono tra l’altro in Melfi l’avamposto italiano del mercato che non può che essere quello europeo e mondiale, non italiano. Non dimentichiamo che il solo bacino europeo è insufficiente per le produzioni dei nostri stabilimenti, quello mondiale invece può dare la possibilità di poter produrre nei poli Fiat sia eccellenze che fasce medio basse”.
NAPOLI (FORZA ITALIA): CON NUOVA FCA (FIAT) SVANISCE IL SOGNO LUCANO DEL FEDERALISMO FISCALE
“Alla richiesta della vice presidente della commissione lavoro della Camera, on. Renata Polverini (Fi), di un’audizione urgente dei ministri Saccomanni e Zanonato per riferire sul nuovo assetto di Fiat, aggiungo la mia rivolta al Presidente Pittella che acceleri gli annunciati contatti con l’a.d. Marchionne per tranquillizzare i nostri lavoratori di Melfi sull’attuazione dei programmi alla Sata e per affrontare i nodi delle commesse nell’indotto di San Nicola di Melfi”. E’ il commento del capogruppo di Fi in Consiglio Regionale Michele Napoli sostenendo che “l’operazione Fiat Chrysler Automobiles non può che leggersi come fallimento delle politiche industriali messe in campo dal governo Letta. Non si sottovalutino gli aiuti di Stato per sostenere il polo dell’auto made in Italy. C’è poi un altro aspetto che negli anni passati ha appassionato il dibattito politico regionale in materia di federalismo fiscale con il “sogno” di poter ottenere, come Regione, almeno in parte, fiscalità dovute allo Stato da Fiat e compagnie petrolifere. Ebbene nel 2013, l’intero gruppo ha versato 557 milioni di tasse, dei quali ben 244 fanno capo alla sola Fiat. Si tratta – sottolinea Napoli – di cifre considerevoli che non entreranno più nelle casse statali italiane, figuriamoci se la Regione avrà qualche beneficio. Qualcuno dovrebbe fornire spiegazioni”.
Johnson Controls, Russo e Giordano (Ugl): Evidente preoccupazione.
“L’Ugl Basilicata esprime preoccupazione per la situazione della Johnson Controls Interiors, azienda collegata all’automotive dell’indotto Fiat di Melfi. Certamente con il contratto di solidarietà per i dipendenti và avviata una capillare discussione a 360° su un piano industriale che veda alla luce della fine di tali sostegni occupazionali, un minimo di tranquillità per i tanti dipendenti che oggi vivono un’agonia lavorativa dietro i quali ci sono tante famiglie”.
E’ quanto sostengono i segretari dell’Ugl Basilicata metalmeccanici, donato Russo e pino Giordano per i quali, “ la riduzione dell’orario di lavoro settimanale che oggi abbiamo siglato e che l’azienda si è avvalsa di attuare assistita da Confindustria, determina inevitabilmente una riduzione capillare della mensilità individuale di ogni addetto. Ciò è preoccupante – concludono i segretari – ma non possiamo certo strare a sonni tranquilli se al fatto compiuto economico, si possa malauguratamente assistere ad un taglio occupazionale che riguardi non solo tale azienda ma, tante altre dell’indotto che non hanno garanzie di commesse per tutti i nuovi modelli in Fiat. La Johnson Controls Interiors, ha dichiarato di essere interessata da un profondo stato di crisi che ha fatto emergere un’eccedenza di personale, con esuberi dichiarati 94 su un totale di 158 addetti. Oggi è il momento di preoccuparci della Jonson – concludono Giordano e Russo -, prossimamente dobbiamo scongiurare di occuparci come sindacato anche di altre aziende, vedi la Ceva Logistics la quale nell’incontro odierno sono emerse anche dichiarate preoccupazioni per i lavoratori non avendo tale azienda ad oggi commesse per SATA. Il nostro appello ed auspicio è che il sindacato faccia fronte comune ed unitario per scongiurare una ipotesi di desertificazione e morte annunciata del territorio”.