Sono quasi tre milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di tumore (erano 1.500.000 nel 1993 e 2.250.000 nel 2006). Nel 2013 si sono registrate 366mila nuove diagnosi, l’11% negli under 50. Le percentuali di guarigione sono in costante crescita. Infatti la sopravvivenza a 5 anni è raggiunta in quasi il 60% dei casi. Merito di campagne di prevenzione, diagnosi precoce e terapie sempre piu’ efficaci. Sono dati – riferisce ANISAP Basilicata – di fonte dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), e della Societa’ Italiana di Ematologia (SIE) che evidenziano la necessità che il sistema sanitario nazionale e con esso quello regionale lucano nei prossimi anni dovra’ raggiungere obiettivi importanti, che richiedono equilibrio fra sostenibilita’ e appropriatezza terapeutica, mettendo fine a tagli lineari ancora più odiosi in questo campo. Accade infatti – continua ANISAP – che si diffonde in Italia, anche se lentamente e soprattutto al Nord, la buona abitudine di effettuare screening antitumorali, per verificare lo stato di salute di seno, utero e tratto finale dell’intestino. Nel 2012 – secondo i dati contenuti nel rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale Screening – oltre 10 milioni e 600 mila cittadini ritenuti potenziali ‘bersagli’ della patologia, ovvero il 6,9% in più rispetto all’anno precedente, sono stati invitati a effettuare esami di prevenzione gratuiti e nell’ambito di programmi di controllo. Oltre 5 milioni di coloro che sono stati ‘invitati’ ha accettato di svolgere lo screening, mentre gli altri hanno declinato o provveduto privatamente. Quella che delinea l’Osservatorio – evidenzia l’ANISAP – è un’Italia divisa: al Centro-Nord 9 donne su 10 vengono invitate a effettuare una mammografia, mentre questo ‘privilegio’ al Sud scende a quota 3 su 10. Oltre 4 milioni di persone, invece, sono state invitate a effettuare un esame colon-rettale, con un aumento rispetto al 2011 del 9%: anche qui è netto il divario tra Nord, dove l’invito ha riguardato 8 persone su 10, e Sud, dove ne sono state invitate 2 su 10.
Per l’ANISAP specie da questi dati bisogna rafforzare la “mission” affidata all’Irccs-Crob di Rionero di punto di riferimento scientifico, non solo regionale ma anche interregionale o nazionale, per tutte le attività necessarie alla prevenzione, diagnosi e cura della patologia oncologica ed accelerare l’iter e l’attività del Registro Regionale dei Tumori. La rete oncologica cui fa riferimento il Piano Salute Regionale – afferma in proposito Antonio Flovilla, presidente ANISAP – non equivale alla possibilità che le terapie connesse alla patologia (chemio e radio terapia) possano essere distribuite come un normale presidio terapeutico al di fuori di un contesto specialistico e qualificato, il solo in grado di fornire quel livello di attenzione e di personalizzazione della terapia oncologica alla quale oramai tutti tendono. Pertanto, la chemio terapia non può essere fatta dappertutto o in un qualsiasi ospedale, tanto varrebbe farla a domicilio del paziente. Questione ancor più complessa è rappresentata dalla radio terapia che ha bisogno di una diversificata disponibilità di sorgenti e di strumentazione per erogarla, non solo in maniera adeguata ed efficace, ma anche a tutela ulteriore della salute del paziente e pertanto, al di là delle generiche affermazioni, la stessa come la chemio terapia tende alla personalizzazione e pertanto andrebbe erogata in strutture nate e sviluppate per tale funzione. Non si sottovaluti inoltre – continua Flovilla – che la Sanità Privata Accreditata è un patrimonio italiano, soprattutto per i malati cronici e per quanti hanno difficoltà economiche, un patrimonio che va salvato per tutelare la libera scelta del luogo di cura e per evitare ai cittadini, che necessitano di servizi territoriali capillari, di dover affrontare inutili ‘calvari’ per ottenere le prestazioni di cui hanno bisogno.
I pazienti oncologici, ad esempio, devono essere messi in condizione di eseguire agevolmente l’esame per valutare gli elementi del sangue (emocromo) indispensabile per la chemioterapia, o le donne in gravidanza non devono sopportare i disagi di lunghe file; tanto meno i soggetti economicamente fragili rinunciare a curarsi. Mettere in crisi la Sanità Privata Accreditata sarebbe, a parere dell’Associazione, un errore anche a livello economico: la rete dei Laboratori di analisi cliniche è alla base del 70% delle diagnosi; depotenziarla ritarderebbe diagnosi e cure comportando ricadute sociali gravissime e notevoli aumenti della spesa socio-sanitaria.
perchè non parlate di quali sono le cause di quest’aumento di tumori??? perchè non dite che in Basilicata le fonti di inquinamento ambientale sono oncogenetice?