Riportiamo di seguito l’ntervento del Sindaco di Matera nel Consiglio comunale promosso nel pomeriggio in occasione della visita pastorale dell’arcivescovo di Matera Salvatore Ligorio.
Eccellenza, autorità, consiglieri comunali
è con grande gioia che Le do il benvenuto in quest’aula dove viene esercitata la funzione più nobile che ad una persona possa essere affidata: la rappresentanza di tutti i cittadini. E mi piace qui ricordare che in quest’aula ognuno di noi, il Sindaco come il consigliere comunale non rappresenta solo una parte, non rappresenta soltanto coloro i quali hanno espresso una preferenza, ciascuno di noi rappresenta l’intera comunità, senza vincolo di mandato. Ciò comporta non meno ma più responsabilità perché ogni questione che affrontiamo, ogni atto che discutiamo e approviamo ha riflessi sull’intera comunità. E non solo sulla comunità materana visto che la città di Matera e il prospiciente altopiano murgico, venti anni fa per decisione dell’UNESCO sono entrati a far parte del patrimonio dell’umanità in forza della Convenzione che riconosce i modi in cui l’uomo interagisce con la natura, ed il fondamentale bisogno di preservare l’equilibrio fra i due.
Per questa ragione i consiglieri comunali di Matera hanno una ulteriore grande responsabilità: assicurare il rispetto, la conservazione e la valorizzazione di questi luoghi straordinari in modo che tutti nel presente e nel futuro possano goderne la incommensurabile bellezza.
La saluto, dunque, a nome di tutti i materani: credenti e non credenti.
Eccellenza, la visita pastorale che Ella ha voluto farci, questa mattina in Municipio con il saluto ai dipendenti ed oggi pomeriggio nel corso di questa solenne seduta del Consiglio Comunale, coincide con il decennale del suo episcopato a Matera. Desidero a questo proposito formularle gli auguri e ringraziarla per l’opera svolta. I rapporti tra Diocesi e Comune sono sempre stati ispirati al rispetto reciproco e per quanto ci riguarda alla convinta considerazione dell’alta funzione che le è stata affidata. Le esprimo la gratitudine perché la sua alta missione pastorale ha contribuito a far crescere la comunità materana accompagnandola lungo un percorso non facile.
Gli anni del suo episcopato, infatti, coincidono con un periodo molto complesso e tormentato della vita sociale nel nostro Paese. Le crescenti difficoltà economiche che hanno aggravato vecchie povertà e ne hanno prodotto nuove. La perdita di posti di lavoro, la chiusura di tanti stabilimenti del settore manifatturiero che era un fiore all’occhiello dell’economia della città unita all’incertezza delle prospettive future ha determinato serissimi problemi di tenuta della nostra comunità.
I problemi della finanza pubblica sottoposta a continui tagli e rinunce non ci ha sempre consentito di fornire risposte alle domande crescenti di parti della nostra popolazione. Anche su questo problema abbiamo avuto l’opportunità in più occasioni con la sua guida ed insieme ai parroci di condividere il bilancio del Comune di Matera. Anche in questo caso abbiamo trovato comprensione e suggerimenti che ci sono serviti per meglio fronteggiare la difficile congiuntura.
In questi anni, Eccellenza, abbiamo trovato nella sua persona e nella sua funzione un punto di riferimento costante e concreto. Di questo le siamo grati.
La Sua presenza qui è per noi un motivo di conforto e di speranza. Sono per noi giorni di tristezza e di lutto. Il crollo dell’edificio di Vico Piave in cui ha perso la vita una giovane donna, sono rimaste ferite due persone di cui una molto gravemente, mentre diverse famiglie si sono di colpo ritrovate senza una casa ha inferto un colpo durissimo alla città .
E’ una tragedia che ha profondamente colpito i cittadini ed i loro rappresentanti in Consiglio comunale. E’ una ferita ancora aperta fisicamente e soprattutto moralmente.
Ma come tutte le tragedie anche questa ci ha insegnato molto ricordandoci che una comunità esiste e che proprio nei momenti più difficili sa stringersi intorno alle persone più deboli per aiutarle con azioni concrete.
Questa esperienza ci ha dimostrato che la città, intesa nel suo senso più alto, è viva. Sono vive le persone, i giovani, le donne, tutti. Sono vive le istituzioni, dal Comune alla Provincia; dalla Prefettura alla Regione; dai Vigili del Fuoco, vero baluardo della sicurezza e del soccorso, a tutte le forze dell’ordine; dai volontari ai singoli cittadini, professionisti e semplici cittadini che con slancio si sono messi a disposizione. La comunità è stata presente! E’ presente lo Stato.
Abbiamo sentito, Eccellenza, la sua presenza immediata, costante, attiva e premurosa in quei giorni. Abbiamo sentito la forte presenza della Chiesa
Ho voluto ringraziarla personalmente nei giorni scorsi, ma voglio farlo di nuovo qui, in quest’aula, nel luogo in cui tutti i cittadini di Matera vengono rappresentati.
Grazie, mons. Ligorio per aver da subito offerto il suo sostegno morale, ma anche il suo impegno concreto. La città La ringrazia apprezzando l’affetto e le parole di conforto e di speranza che ha voluto immediatamente donarci. Ma anche la disponibilità che ha subito espresso nell’ospitare le famiglie in alcune strutture della diocesi e, attraverso la Caritas, nell’aprire un conto corrente per la raccolta di fondi da destinare alle vittime del crollo.
Anche questo ci insegna questa tragedia: lo Stato c’è, la Chiesa c’è, i cittadini ci sono come dimostrano anche le numerose iniziative di beneficienza.
E’ importante sapere che la comunità, in tutte le sue espressioni, è presente nei momenti di bisogno. Matera ha dato, in questa circostanza come in tante altre nel passato, una grande prova di maturità, di senso etico, di civiltà di partecipazione convinta.
“A fare la storia sono le persone comuni; la loro partecipazione alle decisioni che riguardano il futuro è la sola garanzia di democrazia e libertà” questa frase di Nelson Mandela abbiamo voluto scrivere intitolandogli la sala Giunta del Palazzo di città che questa mattina abbiamo scoperto insieme a Lei e al Prefetto.
Sappiamo che il tempo che viviamo, a causa della difficile crisi economica che attraversa il paese e la nostra terra, mette a dura prova le famiglie, i cittadini, costringendoli a volte a girarsi dall’altra parte preoccupati a risolvere le proprie singole difficoltà. A Matera questo non è successo.
Questa condizione positiva carica di ulteriore responsabilità chi amministra la città perchè è innanzitutto da quest’aula, dalle donne e dagli uomini che sono seduti dietro questi banchi che deve partire l’esempio dando risposte serie e sostenibili alle legittime aspettative dei cittadini.
Le sfide che abbiamo di fronte sono numerose e difficili, la strada è spesso incerta e piena di ostacoli, ma ogni epoca ha i suoi problemi ed ognuno spetta farsi carico del suo fardello; ci sostiene la consapevolezza che viviamo, pur in tempi di incessanti e repentini cambiamenti, in una terra di solida e antica civiltà, terra dell’accoglienza, della pace e che con forza difende i diritti umani.
Una parte sempre più importante della nostra comunità è fatta da persone che provengono da paesi molto diversi. Sono persone che arrivano da lontano, appartengono a etnie e culture diverse, e professano diverse religioni.
Nel rispetto della nostra Costituzione Repubblicana e delle nostre Leggi, la convivenza fra etnie differenti costituisce un tratto caratteristico della nostra civiltà ed insieme uno dei segni dei nostri tempi.
Sempre più dobbiamo maturare che il rapporto tra diversi è una ricchezza umana che dobbiamo saper cogliere, nella profonda convinzione che quella dell’integrazione e del dialogo è l’unica strada possibile per creare armonia per il nostro bene oltre che per quello dei nostri simili.
Tuttavia a questo sentimento deve unirsi la consapevolezza che non si tratta di una strada facile da percorrere. E proprio per questo è richiesto il nostro ruolo di protagonisti non di spettatori. E’ richiesta la nostra funzione di attori e militanti della pace e della concordia. In definitiva, tocca sempre a ciascuno di noi e soprattutto a chi svolge il mandato della rappresentanza non affidarsi alla presa d’atto di certi deleteri sentimenti che vedono in chi appartiene ad altre etnie e culture un avversario se non un nemico.
Ci sono valori che sono patrimonio di tutti, che sono universali. Valori in cui tutti dobbiamo riconoscerci, come accoglienza, giustizia, responsabilità, rispetto, solidarietà. E, permettetemi soprattutto umanità.
Anche su questo terreno, devo qui dare testimonianza della funzione preziosa della Chiesa e delle parrocchie materane sotto la Sua illuminata e autorevole guida.
In questo cammino sappiamo di trovare in Lei, nelle sue parole un aiuto, la serenità e la giusta misura nello svolgere il nostro impegnativo compito di consiglieri e di rappresentanti della nostra gente.
In questi dieci anni di viaggio pastorale nella nostra comunità la città ha sempre visto in Lei un’autorevole guida spirituale capace di offrire in ogni momento un solido sostegno di conforto e di fiducia.
Il nostro cammino, Eccellenza, continua ad aver bisogno della sua presenza, del suo aiuto e di quello delle parrocchie che per noi rappresentano un presidio straordinario per comprendere meglio i bisogni dei cittadini, ma anche per aiutare chi amministra la città a governare meglio i processi di cambiamento e le difficoltà che stiamo attraversando.
Una presenza, la Sua, Eccellenza, che rafforza e rinnova il legame della nostra comunità cittadina con l´intera diocesi. Un legame che vede nella sua attività pastorale il motivo per rinsaldarsi e per rinnovarsi ogni giorno.
Nei giorni scorsi l’abbiamo incontrata insieme al direttore del Comitato Matera 2019 per presentarle i contenuti del dossier e illustrarle il lavoro che stiamo facendo per vincere la sfida di Matera Capitale europea della cultura per il 2019. Sappiamo che anche su questa strada troviamo in Lei un autorevole interlocutore.
La parola d’ordine del dossier è “Insieme”. E’ una parola che ci sta molto a cuore e che ci aiuta a superare le difficoltà. Solo se stiamo insieme, come abbiamo dimostrato nei giorni scorsi, possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Quei valori a cui ci ispiriamo sono il nostro bene comune.
Dobbiamo lavorare per unire non per dividere. Noi ci sentiamo impegnati a unire, a rimuovere ostacoli, a superare contrasti.
L’anno appena trascorso è stato caratterizzato in Italia da una situazione politica e sociale di enorme difficoltà. La crisi economica, i problemi finanziari hanno ulteriormente aggravato le condizioni di vita dei milioni di italiani. Il Mezzogiorno d’Italia sta pagando un prezzo altissimo alla crisi. Il divario tra il Sud e il centro Nord è aumentato. Ed è aumentato il divario con l’Europa più ricca.
Le classi dirigenti non sono riuscite a fornire risposte sufficienti e l’incertezza politica soprattutto all’inizio del 2013 ha determinato ulteriore instabilità facendo perdere credibilità all’Italia.
In questo quadro siamo stati testimoni di due grandi avvenimenti: per la prima volta nella storia delle Chiesa un Papa in vita ha deciso di lasciare il posto ad un suo successore. E per la prima volta nella storia repubblicana ad un Presidente della Repubblica Italiana è stato richiesto di accettare un nuovo incarico di Capo dello Stato.
C’è un segno dei tempi in questi avvenimenti. Il primo di portata storica universale.
Un segno che ci racconta di un mondo che cambia vertiginosamente e che a ciascuno di noi è dato il compito di essere all’altezza di questi cambiamenti. Nessuno può rimanere insensibile di fronte a ciò che sta accadendo.
Al tempo stesso siamo, però, testimoni di un clima politico incandescente. Episodi gravissimi di disprezzo della legalità e dell’etica pubblica hanno aumentato la distanza tra cittadini e politica come anche in Basilicata dimostra la scarsa affluenza alle urne nelle recenti elezioni regionali.
E’ del tutto comprensibili che ci sia una forte reazione a questo stato di cose. Tuttavia, spesso taluni superano i limiti consentiti a chi esercita il mandato della rappresentanza. E questo fa precipitare ulteriormente la credibilità delle istituzioni e della democrazia.
Siamo perciò chiamati ad un grande impegno per contrastare comportamenti disonorevoli e al tempo stesso saper raccogliere i forti sentimenti di avversione che provengono da tanti cittadini.
Vogliamo ripartire da qui. La politica deve saper essere umile riconoscendo i propri limiti e deve saper guardare lontano riconoscendo le proprie potenzialità.
Sono convinto che è anche ruolo degli amministratori locali trovare il punto di congiunzione tra le domande dei cittadini e le scelte politiche che rispondano alle esigenze della comunità. Sapendo che dietro ogni pezzettino di carta presentato in municipio c’è la storia di persone, che dietro ogni atto ci sono esseri umani, che bisogna essere sempre al servizio della comunità fatta di persone rifuggendo dalla tentazione sempre presente della scorciatoia del clientelismo e dell’assistenzialismo.
Siamo più forti se affrontiamo i problemi di tutti. Siamo più forti se ci carichiamo delle responsabilità della città e dei cittadini che mai devono essere considerati sudditi.
Chiediamo a loro e a noi stessi più rigore, più senso civico, più senso dello Stato per costruire con la partecipazione una comunità solidale e piena di speranza.