Assofruit Italia, bilancio Fruit Logistica Berlino 2014. Nicodemo: “Il ‘made in Basilicata piace”. “I piani operativi strumenti a sostegno delle aziende, della qualtà e dei consumatori”.
“L’interesse verso le produzioni lucane è aumentato; è il dato che ho registrato in questi tre giorni di Fruit Logistica a Berlino”, così Francesco Nicodemo, presidente di Assofruit Italia e general manager di NicoFruit al termine della tre-giorni conclusasi il 7 febbraio del Fruit Logistica di Berlino. E, ancora: “Da anni, e con lo stesso entusiasmo, partecipiamo a questa fiera prestigiosissima e la maggiore attenzione verso le specificità della Basilicata -che si traduce nell’accresciuto numero di contatti – segna un trend in costante crescita: segno che il Made in Basilicata piace. Questa volta oltre a proporre eccellenze come le fragole della Basilicata, l’uva da tavola, le drupacee, gli agrumi e svariate qualità di ortaggi, abbiamo promosso in una vetrina così prestigiosa la nomination di Matera Capitale della Cultura 2019. Un doveroso ringraziamento lo rivolgiamo alla Camera di Commercio per aver fatto visita allo stand e aver sostenuto l’iniziativa”. Al Fuit Logistica erano presenti, per l’ufficio tecnico di Assofruit Italia, Giuditta Signorella e Salvatore Pecchia che hanno parlato dell’importanza dei “piani operativi” e dell’iniziativa “carbon footprint”, un’innovazione che denota la forte attenzione della Op verso i temi ambientali e che è stata presentata ai tanti visitatori dello stand.
La dott.ssa Giuditta Signorella (responsabile U.T. ) a proposito dei piani operativi ha spiegato: “Sono presentati dalle organizzazioni di produttori e sono validissimi strumenti di supporto a disposizione della aziende agricole. Consentono di captare finanziamenti di provenienza comunitaria utili ad alimentare specifici ‘interventi’ e ‘investimenti’. La loro redazione deve tener conto del riscontro favorevole che l’investimento programmato potrebbe avere sul mercato, per questo è necessario eseguire uno studio accuratissimo e sorretto da precise considerazioni”. E, ancora: “Sempre con maggiore frequenza le aziende per restare in sintonia con le esigenze imposte dal mercato devono investire sostenendo costi molto importanti. Beneficiare di risorse che riducano significativamente il peso degli investimenti su ogni singola azienda offre di conseguenza la possibilità di contenere il prezzo del prodotto che è più competitivo oltre che più conveniente per il consumatore. Attraverso le azioni che possono essere messe in atto con gli ‘interventi’ (nuove tecniche colturali, sistemi di potatura, ecc.., ndr) a giovarne è la qualità dei prodotti. Quello qualitativo è un aspetto determinante e che differenzia l’offerta”. E, infine: “L’innovazione rappresenta uno dei punti strategici di sviluppo del settore ortofrutticolo, sostenere gli investimenti e gli interventi attraverso i piani operativi significa offrire un contributo sostanziale al settore agricolo che in Basilicata rappresenta una fonte di economia oltre che di occupazione”, ha concluso.
“Carbon footprint (impronta di carbonio) è un progetto che allinea l’organizzazione di produttori alle indicazioni del protocollo di Kyoto riguardante la riduzione dei gas serra (CO2 e nitriti). Un’iniziativa innovativa e che stiamo realizzando con il Ministero dell’Ambiente e l’UniBas. Con l’impronta sarà possibile misurare quanto incide in termini di emissioni di CO2 (anidride carbonica) l’intera fase che va dalla produzione, lavorazione, stoccaggio, packaging, commercializzazione e si conclude con l’arrivo del prodotto nelle case dei consumatori”, ha spiegato Salvatore Pecchia. “I dati che scaturiranno dalle misurazioni delle singole fasi e rispettivi componenti (dai materiali usati per il packaging a quelli impiegati per realizzare per esempio gli impianti irrigui) saranno elaborati e interpretati per indirizzare con estrema precisione le strategie aziendali verso il rispetto dell’ecosistema e della salute dei consumatori. Su tutto il packaging sarà impresso il bollino ministeriale che certificherà i livelli di immissioni di carbonio per ogni chilo di frutta. Assofruit Italia ha sempre dedicato energie importanti alla causa ambientale, e il progetto carbon footprint testimonia il costante impegno in questa direzione”.
Rafforzare il comparto ortofrutticolo lucano puntando su due parole chiave che sintetizzano la “sfida” dei nostri produttori: export e aggregazione. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori della Basilicata in occasione di Fruit Logistica, la più importante fiera internazionale del settore, in corso a Berlino, dove la fragola Candonga è il più noto “brand” del “made in Basilicata”. A confermarlo sono le cifre. Con 60 milioni di piantine vendute (pari a circa 1.000 ettari e una produzione stimata di 40.000 tonnellate), la Candonga è la prima varietà utilizzata dai produttori di fragola del Sud Italia e nella piana di Metaponto viene impiegata nell’80% degli impianti su una superficie di 600 ettari, per 60-70 milioni di euro di fatturato.
E a proposito di ortofrutta di qualità, una «Piattaforma» nel Metapontino collegata alla rete dei mercati ortofrutticoli e generali in attività nel Paese e al Borsino dei prodotti agricoli lucani (da istituire) per la Cia resta un’antica e sempre valida aspirazione. L’unico passo in avanti compiuto di recente è “Fresh Port”, un progetto che intende offrire alle aziende locali del settore agroalimentare sbocchi importanti nel mercato nazionale e internazionale, attraverso il porto di Taranto. C’è di più, la Cia pensa anche ad un Progetto per la realizzazione del Parco tecnologico delle produzioni ortofrutticole del Metapontino (in modo da «saldare» la ricerca e l’innovazione all’azienda agricola); l’approvazione di una legge regionale per l’introduzione del marchio collettivo geografico dei prodotti di qualità.
Ma il notevole incremento dei costi produttivi, la “concorrenza sleale” delle economie emergenti con bassi controlli fitosanitari, la forte polverizzazione dei soggetti, insieme al calo costante dei consumi interni, stanno incrinando la storica leadership europea. Ecco perché, per tornare a crescere e ottenere più competitività, occorrono prima di tutto politiche che valorizzino sempre di più l’aggregazione del prodotto -sottolinea la Cia- perché, solo tramite una maggiore cooperazione e concentrazione nella filiera, ci saranno migliori condizioni e opportunità di affrontare con successo i mercati.
Contestualmente, bisogna puntare verso il massimo incremento della capacità di esportazione, che oggi garantisce in media il 25-30 per cento del giro d’affari del settore – evidenzia la Cia-. Una scelta indispensabile per compensare almeno in parte il crollo dei consumi domestici di frutta e verdura, che anche nel 2013 sono diminuiti del 2 per cento in quantità e del 3 per cento in valore.
Il nostro “progetto economico” che presenteremo alla VI Assemblea elettiva Cia del 15 febbraio a Potenza – afferma il presidente Donato Distefano – rappresenta una sostanziale azione innovativa per promuovere iniziative concrete in grado di rafforzare il tessuto imprenditoriale agricolo, creare valore aggiunto e reddito per gli operatori. Il protagonismo degli agricoltori e il rilancio dell’azione dei Gruppi d’interesse economico sono precondizioni per il progetto, ma esso necessita di competenze, assetti organizzativi, capacita di “rimettersi in gioco”. La prima linea di azione è l’organizzazione delle filiere e la regolazione dei mercati, con lo sviluppo di organizzazioni di produttori e reti d’imprese dotate di forti progetti orientati ai mercati nazionali e sempre di più a quelli esteri. Contemporaneamente, occorre il rilancio di organismi interprofessionali in grado di stipulare accordi e contratti quadro tra le diverse componenti della filiera, per una efficace programmazione, per creare valore aggiunto, redistribuirlo equamente, ridurre i costi logistici e di transazione, favorire la trasparenza e la fiducia nel consumatore.
Un altro campo di azione – aggiunge Distefano – è valorizzare le opportunità della “qualità regolamentata” legata al territorio, su tre assi: il rafforzamento delle denominazioni di origine con la creazione di consorzi in grado di programmare e promuovere il prodotto; lo sviluppo del biologico organizzato sul territorio ed in grado di accrescere la fiducia del consumatore, anche mediante un più efficace ed efficiente sistema di controllo; la creazione di “sistemi di qualità nazionale” non alternativi alle denominazioni tipiche, ma integrati nella gamma delle qualità.
“Ottimo il riscontro ottenuto dal Club Candonga al Fruit Logistica 2014, una delle vetrine più prestigiose nel panorama ortofrutticolo europeo e mondiale”, è il commento di Carmela Suriano general manager di Planitalia (Policoro, Mt) e ideatrice del Club nei giorni scorsi presente a Berlino nello stand dedicato alla Basilicata (hall 4.2 Stand D10).
“Cresce il numero delle adesioni da parte dei produttori della fragola top quality del Metapontino, in termini di ettari abbiamo raggiunto e stiamo per superare quota duecento con numerose richieste settimanali. L’iniziativa è stata fin da subito accolta con entusiasmo dai produttori: la consapevolezza ormai matura di unire le forze pur salvaguardando le singole peculiarità aziendali e la garanzia di avere un marchio forte e protetto dalle tante minacce di contraffazione hanno fatto sì che le adesioni al Club avvenissero in maniera spontanea. Occorre inoltre considerare il momento e le previsioni ottimistiche di quella che è la stagione di produzione in corso; la Candonga, per la sua naturale precocità, è in grado di arrivare con anticipo sui mercati”, ha spiegato Carmela Suriano.
Che ha aggiunto: “L’innovazione nell’ortofrutta deve misurarsi inevitabilmente con le nuove esigenze del mercato, quindi dei consumatori, e la capacità di penetrazione nei mercati di tante altre realtà produttive, che operano all’estero, che offrono prodotti molto simili ma con caratteristiche diverse. Il Club Candonga è nato anche dalla considerazione che questa varietà di fragola, prodotta in Basilicata (Metapontino),presenta caratteristiche organolettiche ed estetiche e proprietà nutrizionali uniche rispetto al vastissimo scenario della fragolicotura mondiale, tutte ragioni che hanno reso necessaria un’operazione che rendesse subito riconoscibile sui mercati la Candonga prodotta in Basilicata. Oggi infatti la fragola top quality ha un packaging rinnovato, un marchio esclusivo frutto di uno studio accurato e visivamente molto elegante”.
E, ancora: “Per soddisfare le richieste dei consumatori, sempre più attenti all’etichetta e alla storia che il prodotto è in grado di ‘raccontare’, sono stati diffusi depliant esplicativi presenti anche al Fruit Logistica ed è stato creato un sito internet esclusivo che spiega in maniera puntuale quanto esaustiva quali sono le principali caratteristiche che contraddistinguono la Candonga. Sono assicurate inoltre originalità e tracciabilità attraverso il codice produttore e consultando il sito candonga.it infatti si risale all’azienda che ha prodotto e alla quale è stato rilasciato il certificato del Club. La scelta del packaging offre la possibilità di utilizzare oltre al marchio Candonga, il segno distintivo proprio dell’azienda produttrice”, ha concluso Carmela Suriano.
Al Fruit Logistica, nello spazio occupato dal Club Candonga c’erano Berardino Marchitelli, responsabile tecnico di Planitalia, e Luca Suriano, responsabile vendite per l’azienda Suriano & Casalnuovo.