Gli operatori del Centro per l’Impiego di Matera, del sub-centro di Tricarico e dei cinque sportelli (Calciano, Grassano, Grottole, Irsina, Montescaglioso) fanno il possibile per offrire servizi di informazione, assistenza, consulenza e orientamento ai disoccupati di Matera e provincia. Non si possono però sottacere i problemi di funzionamento dei Centri per l’Impiego gestiti dalle Province che, in totale, sono oltre 550, con circa 6.600 persone tra dipendenti ed esperti.
“Italia dei Valori sostiene la proposta dell’assessore provinciale di Matera Michele Grieco rivolta al Presidente Pittella e all’Assessore Liberali per l’istituzione di un tavolo permanente che coinvolga i Centri per prepararsi per tempo alle novità previste dal Programma Europeo “Garanzia Giovani” e a quelle del Ministero del Lavoro tra le quali tra un mese tutti i Centri provinciali per l’impiego saranno in rete”. Lo afferma il segretario regionale di IdV per la Basilicata Maria Luisa Cantisani che aggiunge : “registriamo, invece, una grave sottovalutazione istituzionale e politica su una questione che è decisiva per l’occupazione in quanto è sempre più necessario riavvicinare specie i giovani e le donne ai Centri disertati perché, così come sono, non sono in grado di assolvere ai compiti e ai servizi di consulenza ed orientamento per la ricerca del lavoro”.
Ma qual è in dettaglio la proposta dell’assessore Grieco?
“Sono fermamente convinto – spiega l’assessore provinciale che ha la delega oltre che per i Cpi per la formazione – che le nostre strutture opportunamente potenziate con sistemi informatizzati efficaci ed efficienti, possano svolgere, sin da subito, un ruolo di orientamento e di servizio organizzando incontri informativi e orientativi di gruppo e individuali, articolati su un calendario mensile per ogni centro per l’impiego, workshop tematici per trovare lavoro sul web, per preparare un curriculum e affrontare un colloquio di lavoro, una serie di incontri su tematiche quali lavorare in Europa, auto-imprenditorialita’ e orientamento alla formazione. In sintesi farli diventare da luogo di espletamento di pratiche burocratiche a luogo di stimolo di idee per il proprio futuro. Il progetto è ambizioso e ha una strada non facile con un punto fermo: i Centri per L’impiego dovranno essere i nodi strategici da cui dipenderà il successo o meno della strategia suggerita dall’UE. Purtroppo i servizi di domanda e offerta di lavoro che fanno capo oggi alle Province sono in Italia non perfettamente efficienti. Lo dicono i numeri, secondo il rapporto ISFOL 2013, si rivolgono ai Centri per l’Impiego solo 3 persone su 100.Ha ragione pertanto il segretario della Uil lucana Vaccaro nell’affermare che per quanto ben organizzato un Centro per l’Impiego da solo non può creare lavoro e si deve puntare molto sulla formazione.
Una formazione che tenga conto, però, delle esigenze reali e concrete dei soggetti (vedi errori commessi con il progetto reddito-ponte) e di un mercato in continua e permanente evoluzione. Il nuovo disciplinare sui tirocini extracurriculari approvato dalla Giunta regionale ci aiuta in questo senso a fare un passo in avanti affidando anche ai Centri l’Impiego e alle Agenzie Provinciali per la Formazione, anch’esse interessate dal processo di riforma, la promozione di tirocini. I giovani che negli ultimi dieci anni hanno subito le etichette di bamboccioni, choosy, cervelli in fuga, Neet vogliono conoscere con chiarezza le opportunità di lavoro che siamo in grado di offrire adesso e a medio termine con l’atteso Piano pluriennale regionale del lavoro”.
“La Giunta Regionale inoltre – continua Maria Luisa Cantisani – è chiamata ad affrontare per tempo le ripercussioni del disegno di legge sulle Province, che non assegna con chiarezza le funzioni attualmente delegate alle politiche per l’impiego alle Province”.
Cantisani sottolinea, in tema di lavoro, che “il nostro progetto si chiama sbloccalavoro perché vogliamo sbloccare questa situazione di blocco istituzionale. Se fossero approvate le nostre proposte si metterebbe in modo l’economia del nostro Paese, che inesorabilmente è ferma, e le casse dello Stato potrebbero recuperare 100 miliardi di euro. Noi abbiamo delle proposte chiare e concrete ed indichiamo, infatti, da dove reperire le risorse finanziarie. Per esempio occorre vendere immediatamente i beni confiscati ai mafiosi. Si pensi che nelle casse dello Stato giacciono circa 80 miliardi di euro in titoli e beni immobili e non si capisce perché questo governo preferisca continuare a prendere denaro dalle tasche degli italiani, piuttosto che vendere i beni confiscati ai mafiosi. In secondo luogo è fondamentale promuovere una vera lotta all’evasione. Si pensi per esempio ai fondi portati illegalmente in Svizzera”.
Feb 08