Relazione programmatica Pittella, concluso il dibattito.
Nella seconda giornata di discussione sul programma illustrato dal Presidente della Regione sono intervenuti i consiglieri Romaniello (Sel), Leggieri (M5s), Spada, Robortella, Cifarelli (Pd), Pietrantuono (Psi), Mollica (Udc) e Napoli (Pdl-Fi)
Si è concluso oggi il dibattito sulle linee programmatiche illustrate la scorsa settimana dal presidente della Regione, Marcello Pittella. Dopo le riflessioni dei consiglieri Benedetto (Cd), Rosa (Lb-Fdi), Bradascio (Pp), Pace (Gruppo misto), Miranda Castelgrande, Santarsiero, Giuzio, Polese (Pd), Perrino (M5s) e Galante (Ri), espresse durante la seduta consiliare del 12 febbraio, il dibattito è proseguito oggi.
Per il consigliere Giannino Romaniello (Sel) “si è ripetuto un rito, quello del dibattito consiliare. Se rivoluzione democratica doveva essere – dice Romaniello – doveva partire proprio dalla eliminazione di questo rito. Il Presidente avrebbe stupito i lucani, viceversa, se fosse venuto qui illustrando le dieci proposte e, quindi, le dieci possibilità di risoluzione dei problemi per dare una vera svolta: 1) riforma governance, 2) lavoro e welfare, 3) petrolio e ambiente, 4) scuola e formazione, 5) sanità, prevenzione e diritto alla salute, 6) agricoltura, lavoro nero, non sommerso ed accoglienza, 7) povertà, inclusione sociale e sostegno al reddito, 8) rifiuti, energia e reti, 9) Fiat, salotti, sistema piccole imprese, 10) viabilità, forestazione e territorio. Purtroppo, notiamo continuità con il passato nel metodo, continuità sul dibattito e, persino nel linguaggio. Ma per avere un orizzonte, per dare una speranza, occorre una visione di insieme, un progetto, un’idea, un modello di sviluppo. Occorre avviare a sperimentazione il reddito minimo e sviluppare un confronto fuori da dinamiche di appartenenza e ideologiche, senza fare confusione tra reddito minimo e reddito di cittadinanza. E ancora, cosa si fa su Copes e ammortizzatori sociali? E’ indispensabile la proroga fino a giugno. Per quanto concerne il petrolio i fatti dicono che nelle aree dove si svolgono le attività non si assume manodopera locale. Eni, Total non hanno mai, insieme a Confindustria, rappresentato alla Regione i fabbisogni formativi, vivendo di un loro sistema come corpo indipendente rispetto al territorio. Le royalties vanno ricontrattate e Regione ed Enti locali devono essere un tutt’uno, avere un’unica strategia nei confronti delle compagnie petrolifere, in sintonia con le popolazioni. Ripensare, infine, la legge sulla reidustrializzazione. Lo sviluppo va sostenuto, lo si programma, lo si sostiene”.
“La relazione programmatica non traccia la rotta che si intende percorrere, non indica gli obiettivi che si vogliono raggiungere e, soprattutto, non propone le soluzioni ai gravi problemi del territorio”. A sottolinearlo il consigliere del M5s, Gianni Leggieri. “Le ricette proposte – aggiunge – sono quelle già sentite che hanno dimostrato di non risolvere alcun problema, ma anzi di aggravare la situazione fino a costringere 20.000 lucani, negli ultimi dieci anni, a trovare condizioni accettabili di vita fuori regione. I problemi della Basilicata sono strettamente connessi e non è possibile pensare ad una soluzione di singole questioni. Occorre una visione di insieme che manca a questa maggioranza. Non è possibile pensare di promuovere i prodotti locali se si continuano a costruire discariche, inceneritori, ecomostri. La relazione programmatica si piega docilmente ‘all’invasione neo-colonialista’ che le multinazionali del petrolio stanno attuando in Basilicata, disegnando uno scenario di immutata depredazione delle ricchezze nazionali e di devastante impatto ambientale. Il movimento 5 stelle – ha affermato Leggieri – darà battaglia ad una visione delirante di sviluppo che contempla solo produzioni irreversibilmente distruttive dell’ambiente e del territorio. Non ci può essere agricoltura ed un comparto agroindustriale di eccellenza senza una vera tutela dell’ambiente. E la filiera del petrolio, al pari di quella dell’incenerimento dei rifiuti e dei mega impianti di bio-masse, bio-gomme, eolici e fotovoltaici interferiscono pesantemente su quella che è la vera ed autentica ricchezza della regione: il territorio, le risorse naturali, idriche, forestali, il paesaggio. E’ ipocrita parlare di sviluppo del turismo e dell’agricoltura se non si tutela l’ambiente. La Basilicata non è un’isola felice, si registra un’incidenza tumorale che supera la media nazionale e che continua a crescere, è una terra di nessuno dove il silenzio sulle cause e le responsabilità è assordante. Il petrolio è tossico e dannoso per la salute e l’ambiente in ogni sua fase, l’inquinamento atmosferico delle acque e del suolo sono a livello altissimo. La filiera del petrolio non inquina solo l’aria, ma, anche l’acqua”. “Presidente, ha più volte dichiarato di voler fare un uso intelligente del territorio. Belle parole – dice Leggieri – ma non accompagnate dagli strumenti necessari per la pianificazione territoriale. In Basilicata mancano un piano rifiuti, la zonizzazione degli idrocarburi e delle diossine, ma soprattutto il piano di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano. Così le compagnie hanno potuto ubicarsi ovunque in Val d’Agri. “Mi chiedo – afferma Leggieri – Presidente da che parte sta. Il Vulture ancora una volta è escluso, ma meriterebbe ben altro trattamento, così come la Lucania tutta. La sua ‘rivoluzione democratica’ – conclude Leggieri – assomiglia, in realtà molto più ad un progetto di oppressione e sottomissione dei lucani da parte di una ristretta oligarchia di privilegiati”.
“La risposta alla crisi non può che essere di sistema”. Lo ha affermato il consigliere regionale del Pd, Achille Spada facendo notare che “l’efficacia e l’efficienza delle azioni da intraprendere per accompagnare l’economia lucana fuori dalla crisi e rimetterla sul nuovo sentiero di sviluppo dipendono dalla capacità dei vari attori locali di relazionarsi tra loro, sperimentando strumenti e iniziative a forte valenza territoriale che attivino e sostengano la fiducia e riducano l’isolamento”. Tra i temi affrontati quello dell’agricoltura per il quale “è necessario introdurre un ciclo di interventi prioritari al fine di incrementare la competitività delle imprese agricole, rivedere gli strumenti per il ricambio generazionale, privilegiare le innovazioni e attivare misure di promozione delle produzioni locali”. “Proprio il settore agricolo – ha sottolineato Spada – (penso alla cerealicoltura o ai panieri di prodotti mediterranei) può diventare il luogo di sperimentazione per una concertazione matura per le regioni del Sud Italia, utilizzando l’iniziativa politica messa in campo dal presidente Pittella. Su questa strada si può interpretare in modo nuovo e fattivo il ruolo di cerniera che questa regione, per ragioni storiche e antropologiche oltre che di localizzazione geografica, si trova a dover svolgere, avviando così una nuova stagione di meridionalismo”. Spada ha poi parlato di industrializzazione per il quale “occorre un nuovo ciclo con forti azioni di sistema”, della questione petrolio rispetto alla quale “è necessario una maggiore presa di coscienza collettiva del contributo che la Basilicata offre all’economia italiana e dello squilibrio tra il dare e l’avere”, di turismo facendo riferimento alla “mancata individuazione di aree a specifica vocazione turistica che non facilita una maggiore selettività della spesa”.
“A seguito della grande crisi che ha coinvolto l’Europa, l’Italia è stata investita da una straordinaria problematicità economica, finanziaria e sociale e la Basilicata, che da tempo trascina dietro di sé fragilità radicate nel proprio tessuto produttivo, criticità strutturali storiche e forse mai compiutamente fronteggiate, vive quasi sospesa tra elementi di fragilità e fattori di forza, tra persistenti arretratezze e potenzialità silenti”. E’ il pensiero del consigliere regionale del Pd, Vincenzo Robortella secondo il quale “questo perforante divario si esprime principalmente nella difficoltà oggettiva di dare un futuro ai giovani lucani, di contenere le disuguaglianze sociali che divengono sempre più evidenti ed insostenibili. Di fronte ad un tale scenario, la politica, noi tutti, siamo chiamati non semplicemente ad affrontare le difficoltà, ma a combatterle e vincerle con il contributo, impegnato ed incondizionato, di ciascuno di noi”. “La fiducia nelle istituzioni è il primo tassello che necessariamente dobbiamo recuperare ed invertire quel trend negativo reso esplicito prima dalla crescita di consenso nei confronti di nuovi momenti politici e poi dall’alto tasso di astensionismo verificatosi nell’ultima tornata elettorale”. Rispetto alle politiche del lavoro Robortella ha parlato di alcune priorità, l’occupazione giovanile, la conoscenza e l’innovazione, essenziali ai fini dell’aumento della produttività. Rispetto al tema dell’istruzione il consigliere il consigliere ha elencato alcune misure da attuare per rafforzare l’Università di Basilicata (borse di studio anche per disabili, trasporti organizzati in funzione delle esigenze dei pendolari, l’incremento dello sforzo edilizio per il polo di Matera, l’apertura di nuovi corsi di studi che siano attinenti alle esigenze ed alle peculiarità della regione quali un corso in Ingegneria del Petrolio o Geologia del Petrolio). “In logica di sviluppo – ha concluso Robortella – ritengo sia importante partire dai nostri punti di forza al fine di favorire quel ‘mix produttivo’ tra settori quali agricoltura, artigianato, turismo, industria, avendo come obiettivo generale una crescita economica trainata dall’innovazione, dall’avanguardia e dall’export che in questi anni di crisi ha dato segnali favorevolmente positivi”.
“Nelle linee programmatiche – a parere del consigliere del Psi, Francesco Pietrantuono – si trova la tensione a cambiare in specie verso due grandi questioni che minano la coesione sociale e territoriale della nostra regione. Da un lato la disoccupazione e le difficoltà economiche, e dall’altro il grave dissesto idrogeologico. Abbiamo un gap di infrastrutture notevoli – sottolinea Pietrantuono – in specie ferroviarie e autostradali. Le chiavi sono l’energia e l’automotive. Tra le precondizioni dello sviluppo – dice Pietrantuono – la centralizzazione della programmazione partecipata. Europa è anche – secondo l’esponente socialista – un diverso modello sociale e di politica industriale con più regolazione e meno burocrazia. Un nuovo assetto socio-istituzionale, un grande piano di razionalizzazione, ridurre l’utilizzo di risorse royalties per il finanziamento di spesa corrente, provando ad accorpare le varie misure di sostegno. Copes, mobilità in deroga, vie blu e forestazione. Valorizzare i beni pubblici, dalle foreste e i boschi per le biomasse e il cippato, ai musei e beni paesaggistici. Servirebbe un’ Agenzia regionale per la valorizzazione dei beni pubblici. Servono interventi massicci sulla produttività dell’impresa e interventi nuovi e coraggiosi in materia di formazione all’imprenditoria. E’ indispensabile considerare la lentezza della burocrazia, mentre in agricoltura va innalzata l’età per il ricambio generazionale. Bisogna rimettere in moto il settore edilizio attraverso il modello ‘Abitare Basilicata’, portare a termine il piano paesaggistico regionale, mettendo a regime la Rete ‘Natura 2000’ e completando il piano di creazione e messa in rete dei parchi regionali. Va rivisto il Piano energetico ed ambientale regionale, definendo su tutto il territorio regionale distretti energetici per vocazione. Sostegno ai giornali e all’editoria su piani lettura specifici nelle scuole. Portare a termine la riforma della legge cultura. Bisogna creare un doppio fondo per il sostegno alle attività culturali. Un fondo per le iniziative culturali antropologiche, l’altro a bando per le iniziative creative e innovative. La governabilità, vale forse finalmente la pena di recuperare l’insegnamento di Pietro Nenni, è assicurata dalla capacità dei partiti di rispondere ai bisogni e alle aspirazioni della Nazione, di tutti quelli che nel nostro Paese vivono, studiano e lavorano (o sperano di lavorare). È vero – conclude Pietrantuono – la sfida passa attraverso le donne e gli uomini, quelle straordinarie energie presenti in questa istituzione”.
“L’analisi fatta dal presidente Pittella ci consegna un quadro drammatico della Basilicata nei settori economico e sociale”. E’ il commento del consigliere regionale dell’Udc, Francesco Mollica, il quale pone l’attenzione su diverse questioni a partire dal nuovo Piano dei rifiuti all’unificazione delle Ater, dall’istituzione di un unico consorzio per lo sviluppo industriale allo snellimento delle procedure amministrative sino al consumo del suolo, sulle quali, dice, l’Udc ha già iniziato a lavorare. “Un libro dei sogni” è così che Mollica definisce la relazione programmatica di Pittella che – afferma – “non pone la giusta attenzione sul dissesto idrogeologico e sul patrimonio abitativo. Ambito, quest’ultimo, che sarà oggetto di una nostra proposta di legge capace di creare lavoro e soprattutto di evitare la perdita di vite umane. Una proposta che sfrutterebbe organismi che la Regione ha già, come il Cris, Centro di competenza regionale per lo studio e il controllo del rischio sismico”. “Molta attenzione – prosegue Mollica – la porrei sulla razionalizzazione ed efficienza della spesa. Una volta la Basilicata era considerata la regione più capace a spendere, adesso sembra una ‘Caporetto’ con perdite di fondi in tutti i settori, dai SIN, ai GAL, al FEASR, alle infrastrutture (distretto G). Il consigliere dell’Udc ha poi posto l’attenzione sul settore dei trasporti facendo riferimento a misure non andate in vigore e ora riproposte come il biglietto unico e all’istituzione dell’Agenzia dei trasporti, “esperienza già maturata in altre regioni come la nostra (l’Umbria) che – afferma Mollica – sarà oggetto di una nostra prossima proposta di legge”. Tra gli altri argomenti affrontati la formazione “che più che dare lavoro ai formandi è stato un affare per i formatori” e il turismo archeologico che “meriterebbe maggiore attenzione (il riferimento è a Matera, Melfi e Venosa)”.
Per Michele Napoli “non c’è più tempo da perdere. La responsabilità politica non può cancellarsi. Con la stessa dovremmo convivere e dovremo assumere un comportamento ed un agire politico che stia lì a testimoniarne la consapevolezza. E la testimonianza dovrà consistere nella pratica della verità, del parlare chiaro, del dire le cose come stanno”. “Nel leggere la sua relazione programmatica – dice Napoli rivolgendosi al presidente Pittela – ho rivissuto l’esperienza della precedente legislatura. I dati sui quali lei ha sorvolato sono quelli relativi alla contrazione della produzione industriale. Tutti gli analisti sostengono che in attesa della ripresa della domanda interna è l’export il solo strumento attraverso il quale il tessuto produttivo può resistere alla recessione in atto. E, poi, i condizionamenti più pericolosi: quelli del Pd, della coalizione che sostiene il Presidente e dell’alta burocrazia che caratterizza l’intera struttura regionale con un forte potere di veto se non di ricatto per la classe politica. Un aspetto quest’ultimo su cui misureremo la sua idea di ‘rivoluzione’. La Basilicata ha bisogno di meno spesa pubblica improduttiva, di meno presenza della Regione nell’economia. E si riveda il sistema degli aiuti alle imprese, non tralasciamo i processi di riqualificazione urbana e le medie infrastrutture. Diventa prioritario creare una macchina amministrativa pubblica più efficiente attraverso una seria ‘spending review’, ormai non più procrastinabile”. Per Napoli il problema del credito alle piccole imprese non è congiunturale e solo parzialmente dipende dalla recessione. “Il problema vero – precisa – è la dimensione e la loro sottocapitalizzazione che recano di per sé un rischio crescente in una economia ormai globalizzata proprio per via della scarsa visibilità del mercato e conseguentemente dell’evoluzione tecnologica. E poi si metta la parola fine al finanziamento di progetti slegati dai reali fabbisogni espressi dal mondo del lavoro e dalle vocazioni economiche dei territori. Progetti che nel migliore dei casi rispondevano a logiche assistenziali o rappresentavano dei meri parcheggi per i partecipanti”. “Insomma – conclude Napoli – è giunto ‘il tempo del fare’. Tocca alla politica dare l’input al cambiamento. Noi senza confusione di ruoli daremo vita ad una opposizione severa nei giudizi ma aperta al confronto e responsabile”.
“Dobbiamo proporre un nuovo modello del fare che sia compreso e misurabile dai cittadini. Molto dipenderà dall’esempio che riusciremo a dare, ma anche da una nuova organizzazione della macchina amministrativa. E’ il tempo di dare un adeguato valore al merito, alla competenza, all’esperienza. Un’azione veramente riformatrice passa anche da questa strada”. Così il capogruppo del Pd, Roberto Cifarelli, secondo il quale “è necessario la creazione di posti di lavoro nei settori tradizionali e nelle nuove industrie del turismo, della creatività e nella cultura; parole più chiare nei confronti dei tanti lavoratori precari dell’ente Regione; un ruolo strategico da assegnare al capitale umano e alla comunità dei saperi; rinnovamento e concretezza attraverso l’esempio di best pratics e sposare in un’unica parola ‘ricercapplicazionesviluppo’”. Cifarelli si è poi soffermato sul tema del turismo sottolineando che “occorre puntare con decisione sulle aree trainanti, Sassi, aree protette e mare” e sulla candidatura di Matera a Capitale europea della cultura 2019 ricordando che “è un cammino che non riguarda solo una città, ma la Basilicata e l’intero Mezzogiorno perché propone un modello che prova a superare i rigidi confini culturali che ci portiamo dietro da troppo tempo, prova ad andare oltre le vecchie logiche degli interessi particolari, perché prova a sconfiggere il tradizionale lamento delle comunità meridionali”. Rispetto al tema del petrolio per il capogruppo del Pd “deve venire una risposta nuova e solida. Due sono le strade da percorrere con risolutezza e tenacia. Le compagnie petrolifere che estraggono o estrarranno in Basilicata devono investire in questa regione per realizzare e sviluppare loro attività diverse da quelle estrattive, per generare una consistente e diversificata domanda di lavoro, in grado di creare, nell’arco di un biennio, 2-3mila posti di lavoro. Attività manifatturiere, servizi, ricerca sono settori nei quali le compagnie già operano, che possono e devono dislocare in Basilicata”. “Le cose da fare sono molte – ha concluso Cifarelli – ma dobbiamo evitare di disperdere in mille rivoli le poche risorse disponibili”.
Relazione programmatica, la replica di Pittella.
“Serve lavorare insieme per trovare soluzioni. Possiamo farcela, ognuno con il proprio ruolo, ma con sincera umiltà e senso di responsabilità da parte di tutti”
“Chi governa la Basilicata oggi è chiamato a mettere in campo un lavoro di qualità per dare un segnale a tutta la società, a partire da coloro che non hanno votato, che non hanno lavoro, che rasentano la povertà e che coltivano i sentimenti della disperazione. Il primo segnale di una classe dirigente consapevole è l’assunzione di responsabilità sulla necessità di procedere alle grandi riforme”.
Sono queste le prime parole del presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella a conclusione del dibattito che si è svolto in Consiglio Regionale sulle linee programmatiche della X Legislatura.
“Il dibattito consiliare – ha detto Pittella – è stato utilissimo. Gli interventi sono stati di valore e con la Giunta recupereremo stimoli e proposte, riconoscendo la centralità del Consiglio regionale. La rivoluzione che auspico – ha aggiunto – deve essere vinta sul piano della chiarezza e scommettendo su pochi punti di programma che possono generare anche meno consenso, ma sicuramente più proiezione futura”.
Pittella ha assicurato quindi il Consiglio regionale che il programma di Legislatura sarà ampliato dagli stimoli e dai suggerimenti venuti dal dibattito. “Serve più democrazia partecipata e meno battaglie politiche personalizzate – ha osservato. Questo meccanismo molte volte ha impaludato la politica. E’ giunto il momento di metterlo da parte, per lavorare tutti al recupero di una visione centrale del meridione nel panorama nazionale”.
“Il programma della decima Legislatura -ha detto ancora Pittella- è costituito da pochi forti assi. Abbiamo asciugato molti punti nella logica di non spacchettare e parcellizzare le risorse e di recuperare i molti stimoli giunti da parti sociali e sindacati”.
Entrando nello specifico il presidente della Regione Basilicata ha ribadito la necessità di accelerare il lavoro sulle riforme, sul tema delle estrazioni, sulla governace. “Sul patto di stabilità – ha osservato Pittella – dovremo lavorare per ottenere dal Governo nazionale i fondi necessari per evitare il collasso del mondo produttivo e delle imprese e per programmare ed attuare le opere. Un’altra grande battaglia nazionale riguarda la presenza di attività estrattive e calamità naturali. Dobbiamo ottenere dal Governo nazionale, per queste emergenze, lo sblocco delle risorse dal Patto di stabilità. Una classe dirigente come la nostra – ha detto il presidente della Regione – deve saper proiettare la Basilicata verso il 2020 senza più esimersi dalla difesa di un nuovo protagonismo delle Regioni. Una impostazione più meridionalista del Paese – ha detto poi – ci porterà in Europa con più forza ed autorevolezza. Da qui l’idea di lavorare in sinergia con Calabria, Puglia e Campania sul tema delle infrastrutture”.
“Sul tavolo ci sono tante questioni- ha detto Pittella avviandosi alle conclusioni. Noi dovremo essere in grado sia di affrontare le emergenze, sia di mettere in campo una programmazione di prospettiva. Per questo la nostra finanziaria deve essere mirata e deve dare il segnale delle cose che vogliamo fare con le risorse a disposizione”.
Poi il presidente ha fatto una veloce carrellata delle grandi questioni tra cui: il Piano del lavoro, la legge sull’artigianato, un’azione unica sull’inclusione sociale, il precariato, la chimica verde in Valbasento, un progetto per paesi e città tecnologiche, Potenza città di servizi e di università, Matera 2019.
“Miriamo a una Sanità che recuperi l’ultimo – ha affermato ancora Pittella- attraverso la riconversione dei nosocomi e il potenziamento delle due grandi eccellenze regionali: il San Carlo e il Madonna delle Grazie”. “La nostra – ha detto infine il presidente della Regione Basilicata – è un’impresa titanica che merita un supplemento di attività. Puntare l’indice non serve, serve invece lavorare insieme per trovare soluzioni. Ho fiducia e speranza che possiamo farcela, ognuno con il proprio ruolo, ma con sincera umiltà e senso di responsabilità da parte di tutti”.
Consiglio regionale della Basilicata. In apertura Cifarelli richiama l’attenzione su Matera 2019.
Consegnate ai consiglieri le spillette e al presidente Pittella il cuccù simbolo di Matera.
Il Consiglio regionale odierno, ancora in corso, si è aperto con un’iniziativa del Capogruppo Pd Roberto Cifarelli, che ha inteso richiamare l’attenzione sulla candidatura di Matera a capitale europea della cultura per il 2019.
Cifarelli ha quindi compiuto un gesto simbolico consegnando ai colleghi consiglieri le spillette “Matera 2019” e al governatore Marcello Pittella il cucù, il tipico fischietto artigianale materano, in segno di buon auspicio.
NAPOLI (FI): SERVE UN NETTO SEGNALE DI DISCONTINUITA’
“Un netto segnale di discontinuità” è la sollecitazione del capogruppo di Fi Michele Napoli contenuta nell’intervento in Consiglio Regionale. Una sollecitazione – ha spiegato – senza pregiudizi di sorta, nella consapevolezza che ciascuno debba essere interprete dell’ansia di cambiamento proveniente dal nostro territorio. E la testimonianza dovrà consistere nella pratica della verità, del parlare chiaro, del dire le cose come stanno, ed usare il linguaggio comune dei cittadini lucani. Tutto ciò per dire che occorrerà imprimere una vera svolta. Velocemente. Senza tentennamenti di sorta e, soprattutto, scevro da condizionamenti. Innanzitutto – ha continuato il capogruppo di Fi – da quelli riconducibili al Pd, un partito formato da tante anime diverse, spesso contrapposte, per non dire espressione di più gruppi di interesse. In secondo luogo scevro dai condizionamenti rinvenienti dalla stessa coalizione di maggioranza, la quale – temo – possa essere preoccupata di amministrare l’esistente e non già di cambiarlo. Inoltre i condizionamenti più pericolosi indicati da Napoli: quelli della troppa burocrazia che caratterizza l’intera struttura regionale che, come dimostra il ritardo nella nomina dei direttori generali, dimostra un forte potere di veto se non di ricatto per la classe politica. Un aspetto quest’ultimo su cui misureremo l’idea di “rivoluzione”.
Il capogruppo di Fi ha insistito: se i fatti dimostreranno la consapevolezza di tutto ciò noi saremo pronti a fare la nostra parte. Senza confusione di ruoli, dando vita ad una opposizione severa nei giudizi ma aperta al confronto, di certo matura e responsabile.
Senz’altro consapevole della necessità per la politica di recuperare quel rapporto di fiducia con la opinione pubblica andato letteralmente in frantumi come dimostra il 52% di astensione fatto registrare in occasione della ultima tornata elettorale. Del resto e’ questo il terreno sul quale dobbiamo tutti, indistintamente, sconfiggere la tendenza alla disaffezione rispetto alla Politica. Un fenomeno crescente che non è frutto di un abbaglio collettivo. Che si nutre, al contrario, della inadeguatezza dimostrata dalle Istituzioni e dai partiti rispetto al comune sentire che vorrei così riassumere “ogni euro sottratto in inefficienze, in ritardi, in favoritismi, e’ un euro sottratto alla produttività, alla competitività, in definiva al benessere comune”.
Siamo pronti – ha detto Napoli a Pittella – a sfidarla su questo campo che poi è il terreno delle riforme. Il senso comune dei cittadini lucani è chiaro e la Basilicata non ha bisogno di avventure. Ha un cammino segnato la Basilicata così come c’è l’ha l’Italia per via di quella sovranità ceduta in favore di organi sovranazionali. La Basilicata ha bisogno di meno spesa pubblica improduttiva, di meno presenza della Regione nell’economia. Occorre una visione nuova, insomma. Una visione che va declinata attraverso una progettualità di più ampio respiro, tale da coinvolgere tutti i segmenti della società al fine di imprimere quella svolta culturale utile per accantonare definitivamente il sistema Basilicata edificato nel corso di questi anni, nel quale le forze produttive si sono limitate a chiedere alla politica di stare all’interno di percorsi garantiti piuttosto che migliori condizioni di contesto. E’ il tempo di agire. Di uscire dal guscio. Di alzarsi dalla panchina per giocare la partita a viso aperto. Sapendo che la partita da giocare sarà complicata, difficile. Recherà con sé il rischio di incassare i fischi dalla tribuna, spesso interessata a conservare rendite di posizioni, ma anche il rischio di sbagliare gol già fatti o che, almeno all’apparenza, sembreranno tali. Dovremo tenere i nervi saldi e conservare la giusta lucidità. L’auspicio è quello di siglare qualche realizzazione importante, che è comunque meglio che passare inosservati.
Cifarelli si è poi soffermato sul tema del turismo sottolineando che “occorre puntare con decisione sulle aree trainanti, Sassi, aree protette e mare” e sulla candidatura di Matera a Capitale europea della cultura 2019 ricordando che “è un cammino che non riguarda solo una città, ma la Basilicata e l’intero Mezzogiorno perché propone un modello che prova a superare i rigidi confini culturali che ci portiamo dietro da troppo tempo, prova ad andare oltre le vecchie logiche degli interessi particolari, perché prova a sconfiggere il tradizionale lamento delle comunità meridionali”
Avendo provato sulla mia pelle, l suoi alti valori di Onore, di etica, di moralità edi indifferenza,come si fa a credere alle sue parole?Come puo pensare di pensare di superare i rigidi confini culturali risolvere il continuo lamento della comunita meridionale? se non sei stato capace di risolvere, o peggio hai preso in giro,un meridionale che non si voleva lamentare, voleva solo contribuire alla crescita della sua terra . Sara pure un interesse particolare, ma il valore degli uomini non si riconosce dalle parole che pronuncia, ma dai fatti e dalle azioni che compie. Come meridionale, come lucano, come materano orami ho perso il redaggio culturale del lamento, ma ho acquisito quello della lotta.Se hai ancora un po di coscienza( di cui dubito)rifletti sul suo contributo a questa cultura del lamento.Spera vivamente che continuiamo a lamentarci,non vorrei che un giorno ritorniamo a fare “briganti”