“E’ più utile avere davanti un ritratto di Totò Riina che l’ennesima rappresentazione di Marilyn Monroe”. Lo ha dichiarato Mimmo Centonze, ospite di una puntata di Community, il programma prodotto e distribuito da Rai World e trasmesso su Rai Italia, in un’intervista andata in onda qualche giorno fa – a seconda dei diversi fusi orari – a New York, Toronto, Buenos Aires, Sidney, Pechino, Perth, Johannesburg oltre che visibile in Italia e in Europa.
Nell’intervista, registrata nello studio 12 della RAI in Via Teulada a Roma e condotta da Benedetta Rinaldi, l’artista ha affermato: “Non puoi rappresentare soltanto cose positive. Perché vai a visitare il Museo della Shoah? Perché ti devi ricordare che l’abisso umano può raggiungere delle malvagità incredibili. Ho dipinto il ritratto di Riina non su una tela normale o preparata ma su una tela grezza, senza alcuna preparazione pittorica. Il suo volto è come se fosse spiaccicato lì sulla tela, duro e implacabile”. Il ritratto del boss quindi non esalta, non celebra e in fondo neppure giudica la sua figura. Racconta, documentandolo, il Male. “Per questo – continua – è più utile di un ritratto di Marilyn”.
Centonze ha realizzato il celebre ritratto del boss di Cosa Nostra per il Museo della Mafia della Fondazione Sgarbi, museo inaugurato a Salemi, in Sicilia, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il ritratto è stato inoltre esposto a Venezia nel Padiglione Italia alla LIV Edizione della Biennale di Venezia e al Palazzo delle Esposizioni di Roma che nel 2012 ha dedicato all’artista una rigorosa esposizione monografica con una selezione di opere dal 2002 al 2012, rendendogli così l’onore di essere stato il più giovane artista, sia dell’attuale che della passata generazione, ad inaugurare una mostra personale nella prestigiosa sede romana. Il ritratto di Totò Riina dell’artista ha avuto un forte impatto mediatico sulla stampa nazionale ed internazionale ed è stata pubblicata su numerosi quotidiani, tra i quali il Corriere della Sera, e su riviste e mensili internazionali come Max.
A proposito della propria formazione volutamente lontana da accademie e licei artistici, l’artista ha affermato: “Ho studiato attentamente numerosi trattati di pittura antichi e moderni ma osservando dal vivo un’opera di un grande maestro come Rembrandt è come se lui stesso diventasse il tuo insegnante. Se si ha la capacità di leggere attentamente un capolavoro come la “Ronda di notte” e stare lì diverse ore ad osservarla, capisci un sacco di cose che nessun insegnante ti dirà mai, perché il tuo rapporto diretto con l’opera sarà sempre unico”. Fondamentale per Centonze – come ha già dichiarato in altre occasioni – il confronto con i maestri classici anche per gli artisti concettuali e più sperimentali. Insomma, meglio studiare Rembrandt dal vivo che sostare in accademie d’arte e licei artistici.
Nell’intervista prodotta da RAI WORLD Mimmo Centonze ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita: come si è visto rifiutare da piccolo a scuola un suo disegno autografo, il viaggio a Roma che all’età di 14 anni gli ha fatto scoprire la pittura, l’incontro inaspettato e all’amicizia con Vittorio Sgarbi che ha curato la sua prima mostra personale a Milano, l’invito ad esporre alla Biennale di Venezia fino all’entusiasmante mostra del Palazzo delle Esposizioni di Roma.
L’artista ha parlato inoltre della sua mostra personale ancora in corso a Matera, “Capannoni nel capannone”, una rilevante esposizione monografica suddivisa, per la prima volta nella storia della città, in due contrapposte sedi espositive. La prima sezione visitabile in una sala del Museo di Palazzo Lanfranchi con una selezione dei primissimi lavori sui capannoni del 2008, caratterizzati da una rappresentazione realistica impostata su delicati toni di grigio, contrapposta a quella di impostazione più grandiosa e ‘sinfonica’ presentata nella seconda sede della mostra, il Laboratorio di Restauro, l’imponente capannone di 1000 metri quadri ubicato nella zona industriale della città, una sorta di cattedrale post-industriale a tre navate, nel quale i grandi teleri di Centonze dedicati al tema dei capannoni, di impatto drammatico e dalla stesura inquieta e densa di tensione, sono calati dal soffitto come delle grandi quinte teatrali che sembrano scendere e risalire per mezzo di funi di acciaio ancorate al soffitto e al pavimento. L’allestimento delle circa 60 opere (delle più di 70 opere in totale considerando quelle esposte nell’altra sede del Museo di Palazzo Lanfranchi) è posto su più binari visivi e fa sì che il visitatore della mostra sia rapito da un affascinante rincorrersi del fronte e del retro delle opere, sospese nello spazio del capannone in un disarmante e sincero svelarsi dei supporti sui quali sono state dipinte: tela, tavola e ferro. Opere di grandi dimensioni e dalla forte intensità emotiva che chiudono l’appassionante esposizione. Una mostra dall’originale allestimento, dunque, capace di fornire al grande pubblico un approccio significativo e ancora più intimo all’affascinante percorso artistico di Mimmo Centonze ispirato al tema dei capannoni.
Sarà proprio nel Laboratorio di Restauro dov’è allestita la mostra che avranno luogo una serie di eventi collaterali che saranno presentati nelle prossime settimane durante le date di apertura della mostra “Capannoni nel capannone”.
Community è il programma di Rai World dedicato agli italiani che vivono all’estero ricco di contenuti trattati in modo spettacolare e divertente. Gli ospiti che si susseguono in studio sono rappresentanti del mondo della cultura, dell’imprenditoria, della musica e dello spettacolo.