“La storia del progetto pilota per il riutilizzo a fini industriali delle acque di produzione del Centro Oli di Viggiano, bloccato per motivazioni burocratiche legate alla prescrizione del Via (valutazione di impatto ambientale), vicenda che comunque risale alla gestione della precedente Giunta regionale De Filippo, richiede un approfondimento da parte dell’attuale Giunta e nello specifico del Dipartimento Ambiente, in modo da verificare se il rapporto benefici-impatto su ambiente e territorio non sia sufficiente a rivedere quella che, di fatto, al di là degli aspetti burocratici, è una posizione di contrarietà”. E’ il parere del consigliere provinciale di Potenza Vittorio Prinzi per il quale “la vicenda deve servire da occasione per affrontare la questione dell’uso nel comprensorio petrolifero delle acque di produzione, del loro smaltimento e della possibilità di un utilizzo futuro nell’industria che è parte integrante di quella più complessiva questione etichettata come sostenibilità ambientale del sito industriale di Viggiano. In sostanza, non può essere considerato un fattore irrilevante o peggio trascurabile quello del “destino” dell’ acqua che dopo la separazione con processi fisici dagli idrocarburi viene convogliata al Centro Olio Eni di Viggiano e destinata alla reiniezione nello stesso giacimento da cui proviene. Una pratica che, secondo quanto viene riferito, nelle Marche è già sperimentata senza alcun problema attraverso lo stesso progetto “stoppato” dalla Regione Basilicata e dal Comune di Grumento Nova, messo a punto da Eni e Syndial le quali hanno realizzato un processo di trattamento innovativo delle acque di produzione che porta ad una loro depurazione con gli obiettivi di riuso a scopi industriali e di ridurre gli effetti dell’impatto ambientale. Non si trascuri un altro fattore: attualmente le acque di strato prodotte insieme agli idrocarburi sono trasferite all’impianto Tecnoparco nell’area industriale di Pisticci con costi maggiori e i ben noti problemi lamentati dagli abitanti di Pisticci scalo”.