La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) rende noto che a giugno prossimo scade la validità (sei anni) dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dalla Regione Basilicata con DGR n.1022 del 18 giugno 2008. In attesa che gli organi inquirenti dell’Antimafia facciano chiarezza sulle reali quantità e sulla tipologia dei reflui derivanti dalle attività petrolifere smaltite presso Tecnoparco, la Ola sollecita l’amministrazione comunale di Pisticci – impegnata in prima linea sulle problematiche delle bonifiche sollevate dai cittadini e dalle associazioni – a chiedere alla Regione Basilicata la convocazione della Conferenza dei Servizi preliminare al nuovo parere AIA regionale per Tecnoparco, nel quale includere come prioritaria la richiesta della progressiva riduzione dei quantitativi di rifiuti e reflui – pari oggi a ben 1.000.000 (un milione) di metri cubi all’anno – autorizzati dalla Provincia di Matera con Determinazione n.1627 del 26 giugno 2003 e confermati dalla Regione Basilicata, in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale con DGR n.1022/2008.
Tale richiesta deve essere finalizzata alla chiusura definitiva dello stabilimento gestito da una società per azioni pubblica con la partecipazione della Regione Basilicata, attraverso il Consorzio Asi di Matera (40% delle azioni), con la presenza di un pacchetto azionario suddiviso tra grandi imprese multinazionali quali Energia spa, Tecnomeccanica Ecologia spa e finanziarie locali.
Tecnoparco, infatti, è una bomba ecologica, insostenibile per l’ambiente, pericolosa per la salute dei cittadini, dannosa per le attività agro-zootecniche prevalenti in Val Basento e nel Metapontino. La Val Basento è area dichiarata SIN (Sito di Interesse Nazionale per la bonifica) per la presenza di settori inquinati già nel passato dalle industrie petrolchimiche (area diaframmata Syndial, pozzi inquinati, ex industrie chimiche, amianto ex Materit, discariche di veleni e falde inquinate da Salandra a Pisticci Scalo, centro olio Pisticci) e con stabilimenti inquinanti ancora in attività (Tecnoparco, Mythen, area di stoccaggio gas). La bonifica, pertanto, non può prescindere dalla disattivazione contemporanea degli stabilimenti chimici che producono nuovo inquinamento.
Un milione di metri cubi smaltiti a Tecnoparco in un anno rappresenta un quantitativo insostenibile. In undici anni sarebbero quindi stati smaltiti ufficialmente non meno di 11 milioni di metri cubi di reflui. La Ola in proposito chiede di conoscere dall’assessore all’Ambiente della Provincia di Matera, Giovanni Rondidone, se vi siano state deroghe a questi quantitativi di rifiuti autorizzati nel periodo 2003-2014, onde comprendere possibili malfunzionamenti dell’impianto che, lo ricordiamo, è stato autorizzato al trattamento presso il TASA/TRAS (impianti adibiti al trattamento dei reflui/fanghi ad alto e medio carico organico) di 455 metri cubi/ora di reflui o di 800 chilogrammi/ora di COD.
La Ola chiede, inoltre, all’assessore regionale all’Ambiente della Regione Basilicata, Aldo Berlinguer, di conoscere in modo puntuale i risultati delle verifiche periodiche delle 58 prescrizioni incluse nell’allegato 1 della DGR n.1022/2008, al fine di comprendere se vi siano stati scostamenti nella tipologia e quantitativi dei rifiuti trattati da Tecnoparco in base all’elenco dei 113 codici CER autorizzati, di cui ben 62 codici CER classificati come pericolosi.
Non è pensabile, infatti, in una situazione al limite della legalità ed in assenza di dati relativi a verifiche e controlli puntuali sugli inquinamenti passati e presenti in Val Basento da parte degli enti titolati, ipotizzare di incrementare i quantitativi dei reflui da smaltire a Tecnoparco, provenienti da altre Regioni e quelli prodotti dall’attività petrolifera nelle valli dell’Agri e del Sauro e da tre centri olio (Pisticci, Viggiano con il terzo centro olio di Tempa Rossa della Total). In proposito – denuncia la Ola – il Memorandum è divenuto un macigno che pende sulla testa dei cittadini della Basilicata, i quali chiedono oggi con forza che l’ambiente e la salute non siano barattati in cambio dei veleni che costituiscono profitti per le compagnie petrolifere e per le lobbies dei rifiuti.