Michele Cataldi di Sanità Futura sottolinea il dato negativo per le famiglie lucane: la spesa sanitaria è sempre più ridotta. Di seguito la nota integrale.
In Basilicata la spesa delle famiglie per la sanità in percentuale rispetto alla spesa sanitaria totale è al 15%, tra le più basse in assoluto e nel confronto in Europa persino meno dell’Estonia. In raffronto al Pil, al 2011, rappresenta l’1,9% contro una media nazionale dell’8,9%. E in dieci anni la percentuale da noi perde ancora valore con un meno 1,2%. Dietro i numeri c’è la realtà dei cittadini che non possono curarsi e che rinunciano a visite, servizi, prestazioni per la propria salute, specie per la prevenzione. Un nodo centrale da affrontare, perché – si sa – è corta la “coperta” del Fondo Sanitario Nazionale da noi integrato ogni anno dalle royalties del petrolio per coprire i puntuali deficit delle Aziende Sanitarie di Potenza e di Matera (in parte anche A.O. San Carlo), riguarda i costi standard attuali. Credo sia utile anche nella realtà del nostro Servizio Sanitario Regionale l’analisi che viene dal Network italiano sanitario, organismo composto da 21 aziende sanitarie, pubbliche e private partendo da una valutazione oggettiva: i costi standard attuali non si sa bene come siano stati calcolati e non si considera affatto la composizione di tutte le voci che ne sono alla base, che fanno la differenza. Con il costo standard analitico invece si può spendere meglio e meno, perché si punta su cosa si fa e perché. Infatti quando si parla di regioni benchmark (la nostra, da quest’anno, non è nella cerchia ristretta) e spending review, il pensiero corre subito ai costi standard. Ma in realtà su questo fronte c’è parecchia confusione e spesso spesa, tariffe e costi vengono usati come sinonimi, mentre si tratta di concetti ben diversi. Non solo. Il modello adottato dall’Italia è uno dei più antiquati in uso e non è assolutamente adatto a raggiungere lo scopo per cui è stato pensato, quello cioè di tagliare gli sprechi lì dove serve e far raggiungere una migliore efficienza a ospedali e strutture sanitarie.
Inoltre, se si continua ad agire sulla spesa storica, si taglia a tutti la stessa quota di risorse. Un sistema indubbiamente semplice da applicare ma che fa perdere efficienza e qualità, e che colpisce soprattutto i più efficienti. Con il costo standard analitico invece si può spendere meglio e meno, perché si punta su cosa si fa e perché. In altre parole, si migliora l’efficienza superando il finanziamento basato sulla spesa storica. In un momento in cui si continua a tagliare, non si può agire sui soldi che mancano, ma si deve lavorare sulle risorse a disposizione, e come vengono utilizzate. Le tariffe coprono a malapena il 60% dei costi e l’attuale sistema di classificazione delle attività è fortemente inadeguato che va superato. Per tutto questo il riposizionamento delle politiche sanitarie e del welfare rapido, incisivo, serio, fortemente orientato alla risoluzione veloce dei punti di maggiore criticità che abbiamo sollecitato al Presidente Pittella, parte da un approccio complessivo e dalla consapevolezza, purtroppo tutt’altro che scontata, che nella sanità operano imprese con le stesse problematiche che vive oggi l’imprenditoria nazionale e regionale. Ravvisiamo infatti la necessità di monitorare l’attuale quadro complessivo della sanità cosiddetta “privata” che, al pari di altri settori della piccola e media imprenditoria, sta vivendo un’emergenza infinita. Una emergenza fatta anche di mille pastoie procedimentali non solo inutili ma dolosamente dannose, di necessità legate alla formazione costante delle risorse umane, di accesso al credito per investimenti in nuovi processi e nuove tecnologie, di “messa in rete” con altri mondi produttivi come quelli dei servizi, dell’agricoltura, del turismo, delle attività produttive in generale. Non si sottovaluti il fatto che queste aziende: poliambulatori, ambulatori, centri di fisioterapia, laboratori di analisi, ecc., sono essenziali per l’erogazione di prestazioni e servizi che le strutture pubbliche, specie sul territorio e in comuni piccoli e medi , da sole, non sono in grado di garantire e che hanno un risvolto occupazionale pari ad oltre 600 unità tra dipendenti, contrattualizzati e liberi professionisti. Se dunque la Regione e con essa la sanità lucana hanno bisogno di essere governate ed hanno fame di risposte concrete ed efficaci alle troppe problematicità, hanno anche necessità di una svolta nel metodo di approccio nelle relazioni. Un approccio che per essere efficace deve essere multidisciplinare e di sistema.
Mar 06