Un fecondo incontro tra la cultura scientifica e quella letteraria. Può sintetizzarsi in questo modo l’attività dell’ingegnere-poeta Leonardo Sinisgalli, ed è quanto emerso durante il terzo appuntamento dei “Seminari sui grandi poeti lucani del Novecento” tenuti dal prof. Giovanni Caserta a Ferrandina. L’incontro culturale, organizzato dall’associazione La Cupola Verde con la collaborazione del Centro di aggregazione giovanile, è stato seguito con grande attenzione dal pubblico presente, affascinato dalla dotta esposizione del critico letterario e scrittore materano che parlando di Sinisgalli ha evidenziato innanzitutto il non facile rapporto tra matematica e poesia che ha caratterizzato la sua vita. Un rapporto alimentato anche dai contatti che il poeta lucano ebbe nel corso della sua vita sia con grandi fisici e scienziati di levatura internazionale che con i maggiori intellettuali italiani.
Nato a Montemurro nel 1908, nei suoi versi giovanili è rappresentato il mondo contadino della Lucania dei primi decenni del secolo scorso. Egli ama i bambini e a loro dedica molte poesie, così come fonte di ispirazione sono il paesaggio della sua Val d’Agri, la campagna, le persone, gli oggetti umili di uso quotidiano, le cose semplici. E’ questo, infatti, il periodo di liriche spesso intimiste e autobiografiche dove, tra l’altro, si stagliano con veemenza la figura materna e quella paterna. Proprio quest’ultima, quando Sinisgalli era ancora in tenera età, gli procura una grande sofferenza per l’assenza dovuta all’emigrazione in America. Quindi, in età adolescenziale arriva anche il distacco dalla famiglia e dal paese natale, testimoniato nelle sue poesie da pensieri, ricordi e forti turbamenti, quando si reca a Caserta (prima) e a Roma (poi) per studiare, laureandosi in ingegneria elettronica. Da quel momento, tra Milano e Roma, svolge una intensa e lunga attività di ingegnere-pubblicitario lavorando con prestigiose aziende come Pirelli, Finmeccanica, Eni, Alitalia, Olivetti. Nella capitale stringe anche rapporti con gli esponenti della Scuola romana, frequenta Ungaretti, approfondisce lo studio e la conoscenza di alcuni poeti crepuscolari come Govoni, Moretti, Corazzini, Palazzeschi. Aderisce alla Resistenza e viene persino arrestato a Roma nel 1944. Dopo essere stato liberato in seguito all’arrivo degli Alleati, ritorna per un certo periodo a Montemurro. Qui, dopo la morte della madre, “riscopre” l’affetto e la figura paterna (ritornato dall’America), che diventa sempre più presente anche nei suoi versi dedicati ancora una volta alla terra di origine e agli affetti più cari.
Intanto, la sua ricca produzione poetica è accompagnata da diverse pubblicazioni, curate dagli editori Scheiwiller e Mondadori, tra cui citiamo: “Campi Elisi”, “Vidi le muse”, “Furor mathematicus”, “Fiori pari, fiori dispari”. E’ questo il periodo in cui compone la celebre poesia “Lucania”, pubblica le raccolte intitolate “La vigna vecchia”, “Tu sarai poeta”, “L’età della luna”, racconta la sua vita paesana e descrive l’immutabilità del tempo. Fra tanto poetare, la sua anima scientifica emerge ancora una volta con la rivista culturale “Civiltà delle macchine” da lui curata e pubblicata fino al 1979. Con l’età avanzata la poesia di Leonardo Sinisgalli diventa sempre più intrisa di malinconia, di umore triste. Inoltre, dopo la scomparsa della sua compagna, Giorgia, diventa sempre più presente il senso della solitudine, della sofferenza, della morte. Ed è quanto si ritrova nelle liriche delle ultime pubblicazioni “Dimenticatoio” e “Più vicino ai morti”. In Lucania ritorna sempre più spesso e trascorre le ultime stagioni della sua esistenza rievocando mille ricordi della infanzia e dei suoi cari. Muore a Roma nel 1981, ma viene sepolto nel suo paese natio in una cappella da lui stesso in precedenza progettata.
Nel consueto dibattito che anima questi incontri con il prof. Giovanni Caserta sono intervenuti Filippo Radogna, Angela Strammiello e l’assessore comunale alla Cultura, Giovanni Sinisi.
Nella foto Leonardo Sinisgalli con Giuseppe Ungaretti e Tristan-Tzara.