Riportiamo la nota inviata da Maria Luisa Cantisani (Italia dei Valori) sulla proposta di riforma della regioni italiane attraverso il progetto delle macro-regioni.
Il Presidente Pittella, come ha precisato, non ha in mente di far scomparire la regione Basilicata. La sua idea progettuale – che comunque ha bisogno di un confronto nella società civile e nella maggioranza di centrosinistra che si trova ancora una volta di fronte al “fatto compiuto” – è un’altra cosa. La cooperazione tra Regioni del Sud, la programmazione comune che superi i confini geografici regionali sono positivi, soprattutto se, come dice il Governatore lucano, sono affidati agli abitanti del Sud. Noi pensiamo che ci voglia un confronto ulteriore specie per costruire una strategia dal basso. Ma attenzione a scomparire tra una quindicina di anni potrebbe essere poco meno dell’intera popolazione di Matera. Per avere un’idea di maggiore allarme sociale e civile è come se fossero cancellati dalla cartina geografica della Basilicata una quarantina tra comuni medi e piccoli. Il Rapporto competitività delle aree urbane italiane impone alla politica, alle istituzioni (prima fra tutte la Regione), alle forze sociali ed imprenditoriali di ripensare il modello di Basilicata che sarà nel 2030. Ogni disattenzione o distrazione si tradurrà nella scomparsa di una comunità locale, di un Municipio, di una contrada rurale, di un’identità culturale. I dati sono noti e non ammettono interpretazioni: la popolazione prevista tra quindici anni in Basilicata sarà inferiore a quella censita nel 2011 di 51.430 unità (in provincia di Potenza vi saranno 341.476 persone, vale a dire 36.459 meno di quelle attuali), in provincia di Matera 185.130 (14.971 meno di quelle attuali). Lo studio ipotizza un’idea di due Italie a cui non possiamo rassegnarci: «nel 2030 – è scritto nel rapporto – le aree più sviluppate del Nord potrebbero accrescere il ruolo di poli attrattori, non tanto di popolazione in senso ampio, considerata anche l’attuale contrazione dei flussi dall’estero, quanto piuttosto dei segmenti demografici — famiglie, giovani e lavoratori — a maggiore valore aggiunto in termini di coesione sociale e capitale umano. Viceversa il Sud pare vincolato, anche da livelli di natalità decrescenti, a migliorare la capacità di trattenere e valorizzare gli stranieri immigrati sul territorio per contrastare il processo di invecchiamento della popolazione e il rischio di spopolamento specie delle realtà minori». Dobbiamo correre ai ripari e praticare la strategia di “Basilicata attrattiva” che il Presidente Pittella ha delineato con la sua relazione programmatica. Il primo passo è porre un argine a nuovi flussi migratori perché se i giovani lucani che studiano fuori dopo la laurea non tornano più anche le previsioni più pessimistiche sono destinate ad incrementare con la fuga dei cervelli la trasformazione demografica in regione di persone anziane. La passione, l’amore per la propria terra non bastano da soli a fermare le migliori energie. Ci vuole il lavoro e con esso ci vogliono opportunità per sentirsi in Europa anche vivendo in uno dei 131 comuni lucani che già da tempo hanno ingaggiato la propria battaglia per la sopravvivenza.