Riportiamo e riflessioni di Franco Vespe sul programma comunitario Horizon 2020.
Alcuni giorni fa la provincia ha organizzato una giornata di studio sul programma comunitario Horizon 2020. Lo scrivente è stato invitato per motivi professionali alla manifestazione per intervenire sul settore spaziale. Chi scrive aveva studiato molto bene le linee strategiche di H2020 perché si era candidato (invano) come addetto per lo spazio all’ambasciata italiana presso l’UE a Bruxelles un po’ di mesi prima. In quello studio utilissimo aveva analizzato anche un documento del MIUR che faceva un bilancio della performance del nostro sistema paese nel precedente 7° Programma Quadro Ricerca e Sviluppo della Comunità Europea. La lettura di quel documento fu sconfortante. Infatti a fronte del 13.4% della quota di contribuzione (14,2 miliardi di Euro), i ritorni per il nostro paese sono stati solo del 9.5 %. I nostri denari invece sono andati al Regno Unito che ha avuto ritorni in attivo rispetto alle contribuzioni di 4.4 punti percentuali!! Questo a testimoniare che si possono avere benefici dall’Europa pur non aderendo all’Euro! Meditate gente meditate! Ma non divaghiamo. Un altro paese bravo ad intercettare i finanziamenti europei sulla ricerca è l’Olanda. I francesi invece sono come e peggio di noi. I tedeschi invece prendono quello che danno! La cosa però più sconvolgente riguarda il numero di progetti che gli Italiani presentano come capofila. Siamo i primi! Peccato che vanno a buon fine con percentuale disastrosa: il 12 % rispetto al 16% che è la percentuale di successo medio e metà di quello dei paesi più bravi! E’ questa una fotografia impietosa della (in)capacità del nostro paese di competere al livello europeo. Possiamo dare tutte le colpe del mondo all’Euro germanico però questo è un dato che segna un’arretratezza ed una incapacità a produrre idee innovative degne di essere premiate. Se poi andiamo a disaggregare ulteriormente il dato vediamo che i centri di ricerca propongono progetti che poi hanno il 14.5% di successo. Le PMI invece si attestano al 12% ma le istituzioni franose sono le università che hanno un tasso di successo del 11%! Questo significa che non solo il nostro paese da un contributo alla ricerca di solo l’1.2% del suo PIL ma la ricerca è anche di non buona qualità. Per questo motivo sono uscito fuori dai gangheri quando il prof. Borghi, chiamato a relazionare su H2020 da TECLA (ha fatto un lavoro egregio), ha cercato di assolvere il sistema paese dicendo che queste scarse ricadute erano drogate dalla difficoltà a rendicontare da parte dei centri di ricerca per mancanza di personale. Questi dati rappresentano un campanello di allarme veramente preoccupante che ci dà indicazioni precise su cosa incidere per fare del nostro paese un paese moderno e competitivo! Non è la riforma del lavoro o delle pensioni (sul quale fra l’altro abbiamo fatto fin troppo con la Fornero! Ci mancano solo i rapporti di lavoro di schiavitù), non è la riforma della giustizia, non è la riforma elettorale o costituzionale. Il vero guaio è che non siamo in grado di produrre saperi e conoscenza adeguati per dare armi spendibili alle nostre imprese per competere. Eppure sappiamo fin toppo bene che è da lì che può ripartire il nostro paese; è dal lì che si deve partire per salvare il nostro wellfare! Se poi consideriamo che la nostra vecchia Europa rispetto al quale siamo in ritardo, è a sua volta in ritardo rispetto agli USA, il quadro diventa tragico. Infatti le imprese europee si collocano su di un livello tecnologico rispetto agli standard mondiali medio/alti; mentre il sistema industriale statunitense è attestato su livelli tecnologici di eccellenza. Scuola, Università, centri di eccellenza devono essere i motori della nostra rinascita. E’ per questi settori che si deve concentrare il prurito riformista frenetico che si è scatenato con il governo Renzi e come va predicando invano Piero Angela da anni.
In quella sede chi scrive ha lanciato una idea per il nostro territorio. Un territorio dove eccellenze ce ne sono molte proprio nei settori preferiti dal programma H2020: Il lancio del sistema satellitare europeo GALILEO (il GPS europeo. Chi scrive fa parte del comitato dell’Agenzia Spaziale Europea costituito per promuoverne le applicazioni scientifiche. ndr) ed il sistama globale di monitoraggio dell’Ambiente e la Sicurezza (GMES). Il CNR di Tito, l’ENEA, l’Agenzia Spaziale ed e-GEOS,la stessa ex- AGROBIOS, possiedono competenze formidabili nel settore. Il polo di imprese Hi-Tech che si è costituito nel nostro territorio, potrebbero specializzarsi nell’abbinare i sistemi di navigazione satellitare con quelli di osservazioni della terra al fine di aggredire H202 con progetti dall’alto valore aggiunto graditi alla Comunità Europea. Una programmazione regionale che sappia cogliere queste opportunità ed organizzare una benefica offensiva per H2020 è fortemente auspicabile. Non so però se i super amministratori chiamati da Pittella ad amministrare la nostra regione (bacchettati dal Presidente CONFAPI in quella sede Enzo Acito), siano nelle condizioni di cogliere questi segnali. Sono giunti al contrario echi piuttosto preoccupanti. Pare che si siano messi in cattedra per dividere gli alunni buoni (CNR di Tito) da quelli cattivi (Università e ASI), invece di lavorare perché la nostra regione sappia fare “sistema” per produrre idee buone ed aggredire con esse le risorse di H2020.
Franco Vespe