“I dati che emergono dalle statistiche sulle dichiarazioni Irpef 2012 in Basilicata, pubblicate dal Dipartimento delle Finanze, confermano di quanto bisogno c’è oggi di politiche di coesione sociale e di sostegno al reddito”. Lo sostiene una nota della segreteria regionale di Idv riferendo che il reddito medio dichiarato dai contribuenti lucani nel 2012 è di 15mila euro, con un decremento del 5,7% rispetto al 2008 e del 2,1% rispetto al 2011. Subito dopo la Calabria – evidenzia Idv – siamo la regione con il reddito più basso e siamo ben lontani dal reddito medio nazionale di 19.750 euro. Per questo i provvedimenti contenuti nella manovra di bilancio 2014-2016 con la proroga di cinque mensilità del Programma Copes (4,5 milioni di euro), il finanziamento a favore degli ammortizzatori in deroga (6 milioni) sono misure importanti. Anche chiedere a chi ha redditi tra i 55mila e i 75mila euro e superiori ai 75mila euro di contribuire attraverso l’aumento addizionale Irpef regionale – continua IdV – risponde all’esigenza di equità fiscale tenuto conto che gli assegni pesanti sono fortemente concentrati in poche mani e la crisi economica ha generato un’ecatombe che ha messo fuori dal mercato del lavoro, complessivamente nel Paese, 350mila lavoratori dipendenti, con una parallela erosione dei redditi dalla quale si sono salvati solo i pensionati. Quanto alla distribuzione dei redditi, il Ministero nota come il 5% dei contribuenti con gli assegni più alti, detiene il 22,7% del reddito complessivo, “ossia una quota maggiore a quella detenuta complessivamente dalla metà dei contribuenti con i redditi più bassi“. Un’altra considerazione importante. Più di 10 milioni di italiani hanno un`imposta netta pari a zero, si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di contribuenti la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento. Tuttavia, l’imposta netta Irpef ha un valore medio di 4.880 euro ed è dichiarata da circa 31,2 milioni di soggetti (il 75% del totale dei contribuenti).
Idv – ricorda il segretario nazionale Ignazio Messina – ha sostenuto, da anni, le iniziative del Comitato promotore delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito. Si tratta di garantire strumenti efficaci di contrasto alla povertà ed abbiamo bisogno, di una normativa legislativa nazionale compiuta in grado di superare i troppi limiti e le carenze riscontrate in questi anni di attuazione del provvedimento relativo in Basilicata al Reddito di Cittadinanza Solidale. A Renzi – aggiunge Messina – chiediamo di prendere in considerazione il nostro sblocca-lavoro, una manovra alternativa da 100 miliardi di euro, che non colpisce le fasce deboli, ne’ le persone e le imprese oneste, ma i grandi evasori, i corruttori, la mafia, gli sprechi della politica e della burocrazia. Una parte del Paese, infatti, continua a crogiolarsi su privilegi senza togliersi nulla ed un’altra parte muore di fame e la riposta che riceverà sarà: nuove tasse. L’ennesima ingiustizia sociale. Come fare allora? Semplice, togliere a chi ha ed ha già tanto, per poter avere una parte consistente di risorse per investire e far cresce il Paese. Se infatti, come ci dice uno studio di Confindustria, riducessimo l’inefficienza della pubblica amministrazione e quindi gli sprechi, registreremmo una crescita positiva sul PIL e sull’occupazione. Questo vuol dire, senza troppi giri, che – continua Messina – potremmo cominciare dai costi della politica: indennità, pensioni d’oro, numero dei parlamentari, rimborsi elettorali, partecipate e consulenze onerose e spesso superflue e tutte a carico degli enti pubblici. Temi che abbiamo sempre affrontato come Italia dei Valori e che nessuno o pochi hanno sostenuto insieme a noi. Non è certo la sola via, non risolveremmo tutti i problemi ma sicuramente eviteremmo di avallare quella consueta pratica di succhiare i soldi ai cittadini già impoveriti. Si può dare l’esempio così di trasparenza e di rispetto verso chi davvero non ne può più di pagare sempre. E’ il nostro compito”.