Prosegue la “battaglia” del Comitato No Inceneritore Matera “Mento sul cemento”. Nella mattinata di domenica 30 marzo in piazza Vittorio Veneto i volontari hanno promosso l’agorà con la partecipazione di Renato Brucoli.
Dopo aver raccolto oltre 1500 le firme il Comitato continuerà a sensibilizzare i cittadini finchè non sarà discussa e approvata dal Consiglio Comunale la petizione popolare contro l’aumento a 60 mile tonnellate all’anno dei rifiuti che Italcementi ha chiesto di poter bruciare nell’impianto di Contrada Trasanello. Sostegno garantito anche al presidio Venusio dopo la sospensione, almeno per il momento, delle attività altrettanto inquinanti dello stabilimento Valdadige, che invece pretende di bruciare pet coke a meno di 500 metri dalle abitazioni di Borgo Venusio e dal centro commerciale.
Sono stati questi i temi affrontati nel corso dell’agorà pubblica che il comitato ha organizzato per sensibilizzare e informare ulteriormente i cittadini materani e non sui gravissimi pericoli per la loro salute provocati dalle emissioni inquinanti di taluni impianti industriali. L’incontro, ribattezzato “È tempo di cambiare aria. Pura, non paura” ha coinvolto anche Renato Brucoli, il giornalista d’inchiesta e scrittore di Terlizzi che da oltre dieci anni si occupa dell’inquinamento ambientale del suo paese provocato dalla fabbrica di laterizi Scianatico, la stessa di Venusio. Dove, molto probabilmente a causa dell’inquinamento, negli ultimi decenni si sono contati ben 323 decessi per cause tumorali.
Nel 2012 la fabbrica di Terlizzi è stata chiusa e nel 2013 i proprietari sono stati rinviati a giudizio per inquinamento e danno ambientale, con la Regione Puglia ed il Comune di Terlizzi che si sono costituiti parte civile nel processo. Intanto la società principale è finita in concordato preventivo e così ora non si sa chi pagherà per le numerose probabili cause risarcitorie che arriveranno. Insomma, c’è chi ha finito di affumicare ed inquinare Terlizzi e vorrebbe continuare a farlo a Matera. Ma, ancora una volta, non ha fatto i conti con i cittadini.
“Questa è una storia d’inquinamento ambientale come quello dell’Ilva a Taranto anche se siamo a Terlizzi – dice l’autore di “Mal’aria” – rinvia ai veleni scaricati in atmosfera da un’azienda di laterizi, e alle omissioni della classe politica locale a cui non dice nulla la salvaguardia del creato. L’anelito è valoriale: la crisi non umana passi a rullo compressore sull’incolumità dei lavoratori e dei cittadini, ma ne rispetti la salute e non decurti la dignità”.