Filippo Massaro, rappresentante di Csail-Indignati Lucani, riapre il dibattito sulle Zone Franche Urbane a seguito delle dichiarazioni del leghista e sindaco di Verona Flavio Tosi. Di seguito la nota integrale.
Ci voleva la presenza a Potenza del leghista e sindaco di Verona Flavio Tosi per risvegliare nel vice presidente vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella la voglia di Zone economiche speciali per favorire la ripresa dell’ economia, il lavoro e il benessere sociale. E’ il nostro “sogno” di Zona franca (o speciale) per i comprensori petroliferi della Val d’Agri e del Sauro. Sia chiaro però che non si tratta di quel pateracchio di Zona a burocrazia zero che in Basilicata riguarda l’area industriale di Matera e che si è rivelata una bufala perché non ha dato alcun risultato (come nel resto del Paese) e di cui si attendono ancora i primi soldi. L’esempio che vi viene dalla Serbia è significativo: il fatturato complessivo delle “free zones” l’anno scorso ha toccato i 3 miliardi e mezzo di euro.
E’ il modello di Zona franca che intendiamo noi del Csail dagli anni settanta che contenga tutti i benefici anche di natura fiscale, altrimenti non riusciamo a capire per quali motivi gruppi o singoli industriali dovrebbero pensare di venire a produrre in Val d’Agri. E non si sottovaluti che tra gli elementi che appesantiscono il fattore competitività dell’industria italiana ci sono propri i costi aziendali con al primo posto energia ed acqua a cui si aggiunge la carenza infrastrutturale che rende più alta la spesa per il trasporto merci e prodotti. Solo attraverso distretti con un regime no tax e burocrazia zero, come sostiene l’europarlamentare Pittella, e aggiungiamo con costi energetici e dell’acqua più bassi, agevolazioni fiscali, possiamo sperare di attrarre capitali nazionali ed esteri, arrestando cosi’ il processo di desertificazione industriale denunciato dalla Svimez. Un’altra strada ci viene indicata dalla Regione Lombardia che crede nella Zona economica speciale (Zes), meglio conosciuta come “zona franca”, e si “appella” addirittura all’Europa per ottenere una via più veloce alla sua realizzazione. La decisione è stata presa mercoledì dal Consiglio regionale lombardo che ha inserito un emendamento ad hoc nella Risoluzione per la Commissione Europea al fine di creare zone di fiscalità agevolata per ridare attrattività alle imprese del territorio di confine e frenare il fenomeno della delocalizzazione. Nel Proposta di Legge che sarà presentata al Parlamento da Regione Lombardia si trovano diverse voci. Tra queste, per le imprese di nuova costituzione: esenzione dalle imposte sui redditi (IRES) per i primi 8 periodi di imposta. Per le PMI l’esenzione viene estesa anche per i 3 anni successivi, nella misura del 50%; esenzione dall’IRAP per i primi 5 periodi di imposta. Per le PMI l’esenzione viene estesa anche per i 3 anni successivi, nella misura del 50%; esenzione dall’IMU e dalla TARSU per 5 anni per gli immobili posseduti dalle stesse imprese e utilizzati per l’esercizio delle nuove attività; riduzione del 50% dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente a carico delle aziende per i primi 5 anni. Per i tre anni successivi la riduzione è del 30%; esenzione completa delle imposte doganali e IVA sulle attività di importazione, esportazione, consumo e circolazione per tutti i prodotti che entrano, sono lavorati e quindi esportati attraverso la Free Zone.
Per il comprensorio del petrolio è questo uno strumento efficace di contrasto alla povertà che continua a coinvolgere sempre più famiglie e che l’ “oro nero” non ha spezzato. E’ l’unico strumento concreto per liberarsi del “Totem nero”.
Filippo Massaro, Csail-Indignati Lucani
Apr 05