Sono centinaia i cantieri in Basilicata che rischiano di bloccarsi a causa dell’aumento eccezionale del prezzo del ferro, prodotto siderurgico largamente usato nelle costruzioni edili.
Dopo l’allarme lanciato dalle imprese stradali a causa dell’aumento del 30% del prezzo del bitume, arriva la rilevazione dell’andamento del prezzo base del ferro: al 7 giugno 2008 il ferro ha subito un aumento del 176,92% rispetto alla rilevazione del 17.12.2007.
Ciò significa che in poco meno di sei mesi il prezzo medio di una tonnellata di ferro è passato da 227,50 a euro a 633,00 euro. Il meccanismo di compensazione previsto dalle norme statali è assolutamente insufficiente, soprattutto se rapportato ai tempi di intervento.
Se questo trend dovesse proseguire, la conseguenza inevitabile sarebbe il blocco di tutti i cantieri e la materiale impossibilità di partecipare alle gare d’appalto.
C’è il rischio concreto, inoltre, che le stazioni appaltanti non abbiano nel quadro economico la disponibilità delle somme necessarie ad operare la compensazione, prevista per le variazioni percentuali annuali superiori al 10%, per effetto di circostanze eccezionali, dei singoli materiali da costruzione più significativi.
Il presidente della Sezione Edili dell’API, Michele Molinari, ha chiesto tramite l’ANIEM la reintroduzione di un meccanismo di revisione prezzi che garantisca maggiormente le imprese rispetto all’attuale sistema di rilevazione annuale delle variazioni dovute a circostanze eccezionali.
Nelle ultime settimane la situazione è notevolmente precipitata. Per questo motivo Molinari è nuovamente intervenuto per sollecitare un provvedimento che, attesa la singolarità e la enormità dell’aumento del ferro, consenta alle imprese interessate di usufruire della compensazione in anticipo rispetto ai tempi previsti nelle modalità operative di cui alla Circolare del Ministero delle Infrastrutture del 4.8.2005.
Le “circostanze eccezionali” di cui parla la norma attualmente in vigore, sono ormai diventate consuetudine, con una quotazione quindicinale che ha visto in sei mesi un aumento del 176,92%.
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Crisi del mobile imbottito
La Sezione Legno-Arredamento dell’API chiede un incontro urgente all’Assessore Folino
“Caro Assessore, a seguito dell’incontro tenutosi presso la Prefettura di Matera il 7 giugno scorso e in considerazione del precipitare degli eventi nelle ultime ore, Ti chiediamo di convocare un incontro urgente, allargato alle altre Associazioni imprenditoriali e alla Task force creata dalle aziende del settore, al fine di conoscere le determinazioni assunte e i provvedimenti che la Regione intende adottare”.
Questo è il contenuto della lettera che il Presidente della Sezione Legno-Arredamento dell’API, Nicola Fontanarosa, ha inviato all’Assessore regionale alle Attività Produttive, Vincenzo Folino, per chiedere di convocare un incontro sulla crisi del mobile imbottito, non per discutere del problema ma per assumere atti concreti.
“Ormai siamo superati dagli eventi – commenta Fontanarosa -; non c’è quasi il tempo per pensare alle soluzioni che gli avvenimenti si accavallano; le imprese chiudono e migliaia di lavoratori sono in difficoltà economiche: un’intera economia sta letteralmente sparendo”.
“Finora siamo stati solo ricevuti dalle istituzioni, a tutti i livelli, ma nessun atto concreto è stato adottato per cercare di arginare il problema. Adesso è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti; ci vogliono atti e non annunci”.
“Nell’incontro sul credito tenutosi in Prefettura l’Assessore Folino ha dichiarato di voler attivare un fondo di garanzia regionale per le piccole e medie imprese e per le aziende artigiane, oltre ad altri interventi di ristrutturazione del debito e ad azioni di sostegno creditizio per i lavoratori”.
“Non c’è solo il problema delle banche – dichiara il Presidente di categoria dell’API; gli ordini sono crollati anche in mercati prima solidi come quello inglese dove si registra una riduzione dei consumi e un calo delle vendite, come già accaduto negli Usa e nel resto d’Europa. Alcuni colleghi, inoltre, rinunciano ai clienti inglesi perché sono aumentati i casi di insolvenza”.
“La politica ci chiede due-tre mesi di tempo per decidere il da farsi e assumere provvedimenti, ma sono troppi per un settore in agonia”.