La città di Matera ha celebrato in mattinata il 69mo anniversario della Festa della Liberzione. Dopo la deposizione delle Corone di alloro al Cippo di via Lucana il protocollo ha previsto la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di San Francesco d’Assisi affidata a Monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo della diocesi Matera – Irsina. Al termine della funzione relgiosa in piazza San Francesco c’è stato il raduno delle autorità e delle associazioni combattentistiche e d’arma per far partire il corteo verso piazza Vittorio Veneto dove sono state deposte le corone di alloro al Monumento ai caduti. Hanno presenziato alle celebrazioni del 25 aprile le associazioni combattentistiche e d’arma, il picchetto armato a cura dei militari alla sede e il complesso bandistico “Francesco Paolicelli – Città di Matera”.
La cerimonia si è conclusa con i discorsi del rappresentante della consulta degli studenti della provincia di Matera Delia Manicone, dell’ex presidentedella Provincia di Matera Franco Lisanti, del presidente provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Angelo Tataranno, del presidente della Provincia di Matera Franco Stella e del sindaco di Matera Salvatore Adduce, sindaco di Matera. Conclusioni affidate al Vice Ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, accompagnato in questa cerimonia dal Comandante Oronzo Latorre, in servizio al Comando militare dell’Esercito Italiano.
Michele Capolupo
Riportiamo di seguito il discorso di Franco Lisanti, orfano di guerra, in rappresentanza delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, del Presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera Giovanni Delia Manicone, del discorso del Presidente della Provincia di Matera Franco Stella e del sindaco di Matera Salvatore Adduce e la fotogallery della festa della Liberazione (foto www.SassiLive.it)
Intervento del professor Franco Lisanti,
Il 25 aprile, data fondamentale per la nostra Storia, cade quest’anno nella settimana pasquale in cui si respira ancora aria di Resurrezione. E resurrezione fu la liberazione dal nazi-fascismo. Quando si parla della Liberazione e della Resistenza, forse, si parla troppo poco dei valori che espressero e che ancora oggi dovrebbero esprimere. Non c’è da stupirsi. In ogni religione è più facile genuflettersi e cantare inni che osservarne i precetti. La storia di ogni Paese insegna che è facile seppellire gli ideali, innalzando marmi a coloro che li perseguirono. Bisogna credere nei valori della Liberazione e della Resistenza, non parlandone in blocco, come di cosa nota, bensì discernendoli, mettendole a fuoco, proiettandoli in ciò che costruisce. La Resistenza fu collaborazione tra partiti diversi, accantonamenti di dissensi, tensione alle mete comuni. Fu unione di credenti e di atei; questi ultimi rispettosi della fede dei primi, pronti a riconoscere l’opera di bene, il gesto coraggioso del sacerdote o della suora. La Rresistenza fu sacrificio, rinuncia, generosità. Se si credesse veramente nei valori della guerra di Liberazione, si constaterebbe quanti realmente li onorano e quanti li aborriscono. Certamente si assottiglierebbe molto il numero di coloro che oggi inneggiano alla Liberazione e alla Resistenza, una pagina della Storia determinante per il nostro Paese. Ma, certamente, quanti caddero per la liberazione dell’Italia sarebbero ben lieti di vedere dimenticati i loro nomi sulle loro lapidi, purché restassero vivi, fosse pure coltivati da una minoranza, quei valori per cui si immolarono. Ritorna, quindi, opportuna l’occasione di questo 25 aprile; ritorna il nostro incontrarci in questa piazza Vittorio Veneto intorno a questo monumento dedicato alla memoria dei Caduti di tutte le guerre. Ma oggi onoriamo soprattutto la memoria dei martiri della guerra di Liberazione. Sono essi gli eroi sacri della nostra Storia ed a essi vada il riconoscimento per aver consegnato alle generazioni future una carta dei valori sulla quale sono tracciati i principi fondamentali di uno Stato moderno che a tutti riconosce, pur nella diversità, uguali diritti di cittadinanza. Dinanzi al martirio di tanti giorni dobbiamo provare il sentimento dello stupore per quello che questo martirio rappresenta. Ed è questo stupore che deve rendere ogni attimo della vita unico ed irripetibile e deve dare un immenso valore al tempo, alla Storia, alle nostre libertà e responsabilità. Tutti assieme, sincronizzati in un tempo comune, perché ricorrenze come queste sono tali, se tutti sono liberi di partecipare. La vera libertà, nel tempo di crisi che stiamo vivendo, è l’unico lusso che ci è indispensabile come il pane, più del pane. Mentre viviamo i nostri inverni, non sappiamo se e quando arriveranno le primavere. Siamo come quei popoli antichi che dopo ogni tramonto non sapevano se il sole sarebbe risorto al termine della notte. Anche dopo mille resurrezioni, nostre e degli altri, quando si intravedono di nuovo un monte e una salita, ci si rimette in cammino, sapendo solo di dover camminare. Ecco allora che ci viene lo sprone di quelli che si sono sacrificati, perché il nostro camminare abbia sempre una meta. Nella vita di ogni persona ci sono e ci saranno dubbi, errori, decisioni discutibili. Questo è scontato per tutti. Ma ciò che conta veramente per ognuno di noi e per gli altri e la nostra scelta di fondo, il nostro orientamento decisivo verso i valori della pace, della solidarietà e della giustizia sociale. Non gli uni al di sopra degli altri, non gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri. E questo il monito che ci viene dalla tante vittime della violenza e di quanti hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia.
Discorso del Presidente della Consulta degli studenti della provincia di Matera Giovanni Delia Manicone
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.
Dal discorso ai giovani sulla costituzione di Piero Calamandrei del 26 gennaio 1955
La Resistenza italiana fu l’insieme dei movimenti politici e militari che in Italia si opposero al nazifascismo nell’ambito della guerra di liberazione italiana, nel periodo che va dall’armistizio dell’8 settembre 1943 al maggio del 1945. Il movimento della Resistenza fu caratterizzato in Italia dall’impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici. In questo possiamo vedere le origini stesse della Repubblica Italiana, dato che la nostra Costituzione venne scritta proprio dagli esponenti dei partiti alleati in questo periodo che si ispirarono ai principi dell’antifascismo e della democrazia. Sarebbe bello rivedere oggi la passione ed il fervore con cui quegli uomini si allearono e decisero di combattere insieme per una giusta causa. Ma io mi chiedo: è possibile che per andare d’accordo almeno su una cosa debba succedere qualcosa di così disastroso come il fascismo? Perché bisogna arrivare a tanta crudeltà per capire che insieme si possono fare tante e grandi cose, come scacciare un fortissimo nemico? Nel 2014 non ci rendiamo conto, o meglio, i grandi, gli adulti, non si rendono ancora conto che si potrebbero risolvere problemi semplicemente ascoltando e confrontandosi senza necessariamente essere cattivi e cercare di sopraffare l’altro con qualsiasi mezzo lecito o illecito. A cosa serve studiare la storia se non impariamo nulla e invece nel mondo si continuano a compiere gli stessi errori? E’ anche vero però che tante donne e tanti uomini sono morti, si sono sacrificati, e, in tante parti del mondo continuano a sacrificarsi e a morire per una giusta causa, la libertà. Quella libertà che tutti sognano, che tutti vogliono,che ti consente di guardare al futuro con fiducia. E non parlo della libertà intesa nel senso di fare ciò che si vuole quando si vuole,disinteressandosi dei diritti altrui: quella è anarchia. La libertà è semplicemente poter essere se stessi nel rispetto di quelle regole, scritte dai nostri padri costituzionalisti, con entusiasmo e consapevolezza, senza aver bisogno di infrangerle.
In questo momento storico infatti, l’uomo ha la presunzione di possedere una libertà individualista che, per soddisfare i propri impulsi, gli permette di infrangere anche principi elementari come il rispetto della natura. A quanti disastri dovremo ancora assistere per capire che la libertà dell’uomo risiede nel rispetto degli altri uomini e della natura che li ospita? A tutto ciò però, da oggi, noi dobbiamo cominciare a resistere. Come i partigiani furono in grado di resistere e alla fine di sconfiggere, non senza sacrifici, il nemico, noi dobbiamo resistere all’ipocrisia, all’ignoranza, all’ignavia, alla frode, alla bramosia, perché solo così possiamo ricostruire qualcosa di migliore. Dobbiamo quindi Resistere per costruire. Ognuno di noi è chiamato a una forma di ‘Resistenza’ per difendere e nutrire il piccolo-grande Mondo della propria vita, della propria famiglia, dei propri affetti, delle proprie relazioni. Resistere per opporsi alla deriva morale di parti del mondo in cui viviamo. Resistere all’incuria e all’inciviltà che, di frequente, interessa la vita di noi giovani, e non solo. Resistere per evitare il trionfo del disimpegno e del disinteresse. Resistere e resistere per costruire. Sì, resistere attivamente per contribuire alla costruzione di un Mondo nuovo animato dalla speranza e dalla luminosità del domani, orientato alla solidarietà e alla difesa dei più deboli, alla valorizzazione dei giovani, degli adulti, degli anziani e di tutti coloro che credono nella possibilità di un Mondo migliore. Perché un Mondo migliore è possibile. E perché un nuovo Mondo possa essere non ci sono formule magiche da pronunciare, teoremi da applicare, formule da verificare. È necessario che ognuno di noi, dal più grande al più piccino, si adoperi nella direzione dell’impegno nella quotidianità e del rispetto dell’altro. Impegnandosi, dunque, nella bontà delle proprie capacità, del proprio talento, delle proprie responsabilità. Perché resistere, con gioia e pienezza di sé e responsabilità, possa essere il segno del rispetto e del sostegno verso tutte quelle donne e tutti quegli uomini che nel Mondo, di ieri oggi e domani, hanno orientato, orientano e orienteranno la propria vita verso la possibilità di un Mondo Libero, Vero e giusto.
Resistere, dunque, per costruire.
Delia Manicone
25 aprile – 69° Anniversario della Liberazione, discorso del presidente della Provincia di Matera Franco Stella.
Gentili Concittadini, illustri Autorità, Forze di Polizia, Associazioni combattentistiche e d’Arma,
questo 69° Anniversario della Liberazione cade in un momento storico importante.
Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell’Italia dall’oppressione nazifascista.
Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, è nata la Costituzione Italiana.
I profondi cambiamenti che hanno attraversato il nostro Paese in questi anni, complici la crisi e l’evoluzione dei modelli di sviluppo degli altri Paesi nel mondo, ci impongono di ripensare il nostro percorso. Abbiamo bisogno di ritrovare slancio, entusiasmo e unità, perché nel dialogo, che alimenta la democrazia, non dobbiamo perdere di vista quella coesione collante delle scelte importanti. Ed è proprio questo il tempo di quelle scelte, che potranno restituirci un presente dignitoso e una concreta possibilità di futuro.
Non ci sono più scuse, la politica deve recuperare coerenza e guardando agli esempi migliori della propria storia, come quello offerto dal ricordo del sacrificio della Resistenza italiana, cominciare a impegnarsi per il bene che sia realmente comune.
Molto hanno fatto, in questi tempi di sgomento e ansie profonde, le istituzioni locali che, nonostante le enormi difficoltà a voi tutti note, hanno mantenuto fede all’impegno di vicinanza ai cittadini. Senza mai perdere di vista il ruolo di rappresentanza e di portavoce delle istanze delle comunità, espressione di un mandato popolare chiaro, hanno voluto essere presenti cercando di non far mancare alla solidarietà il gesto concreto. Questa concretezza, il far seguire un’azione a un’attenzione, è un punto centrale di quel percorso che dobbiamo ricostruire. Non è più il tempo delle rassicurazioni, dobbiamo sapere essere all’altezza delle urgenze sociali che affollano i nostri territori e agire. Misure straordinarie
per eventi straordinari. Ogni rimando sarà solo una ulteriore sconfitta per la reputazione della politica e un ennesimo affronto alla dignità delle persone.
Nel mio ruolo di presidente della Provincia di Matera la giornata odierna assume poi un significato particolare. Alla vigilia dei profondi mutamenti che interesseranno le Amministrazioni provinciali, e ormai prossimo alla scadenza del mandato elettorale, sento il dovere di ringraziare la giunta, il consiglio provinciale, i dirigenti, i dipendenti dell’Ente, tutti i sindaci e coloro che in questi 5 anni sono stati compagni di una esperienza intensa. Nel rispetto della logica della trasparenza, e di quell’atteggiamento schietto che mi appartiene, ho sempre espresso con molta chiarezza una forte perplessità sull’efficacia di questo disegno di svuotamento. Soluzione impropria e assolutamente poco funzionale alle reali esigenze del territorio e della stessa spending review, ho manifestato da subito una contrarietà argomentata da ragioni oggettive e condivise dai più.
Si è voluto avviare il percorso di revisione dell’architettura istituzionale dall’anello che considero, proprio perché in questo tempo ho imparato a conoscerlo in maniera più approfondita, fondamentale nel dialogo tra stato e cittadini. Snodo fondamentale per questioni strategiche, la Provincia sintetizza con efficacia una rappresentanza che non esiste solo “sulla carta” perché, al contrario, fortemente riconosciuta dai rappresentati e segno distintivo di una appartenenza che crea l’identità di una comunità. Incidere sul processo identitario, senza avere chiaro il quadro dell’assetto che dovrà seguire al riordino, fino alla cancellazione definitiva dell’Ente, non ritengo possa essere un segnale incoraggiante per i territori attualmente in balia dell’incerto.
Ora, mettendo da parte una riflessione personale che sentivo il dovere di affidarvi e accogliendo l’invito al senso di responsabilità che la giornata di oggi rivolge a noi tutti, memore del sacrificio di quanti non si sono arresi agli eventi infausti che travolsero l’Europa nel periodo della II guerra mondiale, sento di rinnovare il mio impegno al vostro fianco consapevole della necessità di rimanere uniti nell’interesse di quella che rimane una delle più belle province d’Italia.
Franco Stella, Presidente della Provincia di Matera
25 aprile 2014 – 69° anniversario della Liberazione – discorso del sindaco di Matera Salvatore Adduce
Torna il 25 aprile!
Torna la Festa della Liberazione. Il 69° anniversario.
Siamo ancora una volta qui per scambiarci l’impegno a lottare per la libertà.
Dobbiamo combattere insieme il rischio dell’oblio.
Tocca a tutti noi continuare come fosse la prima volta.
E sono particolarmente contento che quest’anno abbia preso la parola qui il Presidente dell’ANPI, prof. Angelo Tataranni. Sono contento che sia stata istituita una sezione materana dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che intende coltivare la memoria della lotta contro quella grande tragedia che furono il fascismo e il nazismo.
E Matera vuole salutare questa notizia come un avvenimento impegnativo per tutti.
Così come siamo particolarmente orgogliosi che a rappresentare il Governo sia qui con noi il Vice Ministro dell’Interno, il Sen. Bubbico.
Abbiamo il dovere della memoria. Noi, soprattutto noi qui a Matera che prima città del Sud Italia fece sentire la voce della libertà, abbiamo il dovere di ricordare.
Senza cedere al rancore, che non ha ragione di esistere ormai.
Ma senza abbassare la guardia rispetto alla fermezza.
La strada è quella indicata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che un anno fa volle dedicare quello che sembrava dovesse essere l’ultimo atto da Capo dello Stato ad uno degli episodi di violenza più efferata ad opera dei nazisti e dei collaborazionisti fascisti: l’eccidio di S. Anna di Stazzema.
In poco più di tre ore vennero massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. I nazisti li rastrellarono, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra e bombe a mano. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. Sebbene fosse viva era gravemente ferita. A trovare la piccola fu una sorella che, miracolosamente superstite, la rinvenne tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello. Infine fu il fuoco a distruggere e cancellare tutto. Non si trattò di rappresaglia. Come è emerso dalle indagini della Procura Militare di La Spezia si trattò di un atto terroristico, di una azione premeditata e curata in ogni minimo dettaglio.
Un anno fa il Presidente Napolitano invitò il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Joachim Gauck a S. Anna, dove insieme resero onore a quei martiri. E lì volle rinnovare l’impegno assunto oltre sessant’anni prima: non dimenticare e allo stesso tempo costruire una forte unità tra i popoli che si erano avversati e combattuti.
“Tra le pietre con cui abbiamo costruito l’Europa Unita – disse Napolitano – c’è la pietra della memoria, memoria che non può essere rimossa, memoria consapevole di tutti gli orrori del Novecento”.
Dunque un concetto forte, senza la memoria non può esistere una Europa Unita. Ecco perché per la prima volta nel vecchio continente abbiamo vissuto per oltre sessant’anni in pace tanto da meritarci il premio Nobel per la pace nel 2012. Perché non solo non abbiamo rimosso le responsabilità della tragedia ma al contrario, come dice Napolitano, tra le pietre con cui abbiamo costruito l’Europa c’è la memoria. E poi aggiunse: “Siamo orgogliosi ma non dimentichiamo i misfatti del fascismo, non lo cancelliamo solo perché siamo riusciti a liberarcene in modo straordinario”.
Occorre dunque l’impegno di tutti al fine di mantenere sempre viva la memoria di quei tragici anni per consegnare alle nuove generazioni una coscienza civile fatta di valori indiscutibili come la libertà e il rispetto dei diritti umani e della giustizia.
I valori del 25 Aprile sono scritti nella nostra Costituzione che sancì un patto tra uomini e donne di idee e convincimenti anche profondamente diversi tra loro, ma che li vide uniti dall’idea di disegnare un futuro comune e libero per tutti gli italiani.
Per onorare quei sacrifici, per tener fede a quei valori è necessario ancor più oggi, di fronte allo smarrimento provocato dalla grande crisi che stiamo attraversando riconquistare la consapevolezza che il patrimonio di pace e di convivenza è frutto del processo di unificazione europea.
L’Europa appare distante. Sembra non più riconoscibile. I grandi ideali che hanno ispirato la costruzione dell’Unione sembrano smarriti.
Proprio il 25 aprile deve farci riflettere sull’importanza dell’Europa e sulla sua funzione indispensabile. Le forze democratiche, i cittadini stessi, tutti noi abbiamo il dovere di riprendere tutti insieme il cammino per assicurare a tutti i Paesi migliori condizioni di vita, maggiore occupazione, maggior contrasto alle povertà e dunque più libertà.
W il 25 aprile
W l’Italia
W l’Europa
Celebrazione 25 aprile 2014, report su 69° Anniversario della Liberazione a Montescaglioso.
La data del 25 aprile 2014, 69° anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazi-Fascismo, è stata degnamente celebrata dalla cittadinanza di Montescaglioso con un’ampia presenza e partecipazione. La manifestazione ha avuto inizio con la partenza del corteo dalla Casa Comunale, con la coordinazione del presidente provinciale e locale dell’ANCR (Associazione Combattenti e Reduci) Vito Salluce: alla testa la corona d’alloro con la scritta “Il Comune”, l’insegna della Città di Montescaglioso e delle associazioni combattentistiche locali: A.N.C.R, A.N.F.C.D.G. (Ass. Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra), A.N.R.P.G.L. (Ass. Nazionale Reduci Prigionia e Guerra di Liberazione). Erano presenti il Vice Ministro agli Interni, Sen. Filippo Bubbico, il vice presidente della Provincia di Matera Angelo Garbellano, il Sindaco di Montescaglioso Giuseppe Silvaggi con i componenti la Giunta comunale, consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione, rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia Municipale, della Protezione Civile “Croce Amica” di Montescaglioso, il presidente provinciale dell’ANFCDG Rocco Mianulli, il Sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi Vincenzo Scialpi con alcuni componenti. Il corteo, accompagnato dalla musica dell’Associazione Artistico Culturale “Quelli che la…Musica” di Montescaglioso (MT), è giunta in Corso della Repubblica, imbandierata da numerosi vessilli tricolori, sino a raggiungere la Chiesa Madre SS. Apostoli Pietro e Paolo. Ad attendere il corteo il cappellano militare e arciprete don Vittorio Martinelli, il quale ha celebrato la S. Messa. Don Vittorio, nella sua omelia, ha ringraziato per il loro quotidiano impegno tutte le autorità civili e militari presenti; ha quindi fatto riferimento alla contrapposizione tra le parole guerra / pace e odio / fraternità e amore, sottolineando come gli uomini siano stati creati “ad immagine e somiglianza del Signore”.
Il combattente Giuseppe Panico (ANRPGL) ha rievocato il viaggio da S.Maria Capua Vetere lungo la Jugoslavia sino a giungere ad Atene ed il commovente ricordo del Colonnello, che fu per loro come e più di un padre. Ha individuato in Dio, la Patria e la Famiglia i capisaldi. Vito Salluce ha chiesto ai presenti un minuto di silenzio per le Forze Armate italiane impegnate in missioni di pace all’estero, oltre al rispetto nei confronti delle Forze dell’Ordine. Ha quindi invitato le nuove generazioni al rispetto verso il sacrificio dei padri, ringraziando il Signore per la possibilità di poter raccontare alle nuove generazioni la sua esperienza di combattente e partigiano.
Il Sindaco Giuseppe Silvaggi ha sottolineato l’importanza del 25 aprile nella storia patria; ha quindi individuato la forte similitudine tra la situazione economica attuale e quella vissuta nell’immediato Secondo Dopoguerra, invitando ad imitare l’esempio dei padri che hanno saputo ricostruire l’Italia agendo tutti insieme verso il comune obiettivo della ripresa, impegno verso il quale tutti, oggi, sono chiamati a dare il loro contributo.
Rocco Mianulli (ANFCDG) ha dapprima ricordato i 59 caduti montesi nella 2^ Guerra Mondiale ed invitato a visitare l’Archivio Storico (Piazza del Popolo).
Al termine degli interventi il corteo ha ripreso il suo percorso, sino al Monumento ai Caduti di Piazza del Popolo, dove, sotto la pioggia, è stata deposta la corona d’alloro.
La fotogallery della festa della Liberazione (foto www.SassiLive.it)