Tra breve sarà possibile collegandosi al web attraverso il proprio smartphone oppure scaricando il software per la navigazione Gps raggiungere le aziende agricole, quelle agrituristiche e i punti ristoro e vendita che aderiscono a “La Spesa in Campagna”. Il progetto è stato presentato ieri dal responsabile nazionale per la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori Tommaso Buffa e da dirigenti regionali, alla presenza dell’Assessore all’Agricoltura Michele Ottati, in occasione di “Naturalmente Lucano” all’Efab dove la Cia partecipa con propri stand.
Ma l’uso delle nuove tecnologie informatiche non si limiterà solo ad agevolare i cittadini che vorranno fare la spesa presso le aziende agrituristiche del circuito Turismo Verde -“spacci locali” (punti vendita diretta gestiti in forma associata da imprenditori agricoli che si possono individuare attraverso il sito web www.laspesaincampagna.net). Sarà possibile individuare itinerari di turismo rurale, proposte per visite al patrimonio artistico-monumentale e paesaggistico delle aree interne, conoscere i laboratori caseari o di trasformazione dei prodotti tipici locali, la localizzazione di cantine e aziende vinicole. L’obiettivo – hanno sottolineato i dirigenti della Cia – è di avvicinare la città alla campagna come occasione non solo per “mangiare contadino” quanto per vivere le emozioni, le sensazioni che il turismo e l’ospitalità rurali sono in grado di trasmettere.
Quanto alla spesa si risparmia fino al 30 per cento. Dalle verdure alla frutta, dal latte fresco ai formaggi, al vino, dall’olio d’oliva al pane, alla pasta ai dolci fatti in casa, dalle marmellate alle conserve.
“Il progetto -riferisce il presidente regionale della Cia Antonio Nisi- è stato già avviato sperimentalmente in Basilicata da qualche anno con l’adesione di una ventina di aziende, in gran parte agrituristiche. Al momento la spesa in campagna non ha certo i numeri della grande distribuzione, né dei negozi e dei mercati. Crediamo, però, che se si porta avanti un’iniziativa seria e responsabile, questo tipo di vendita diretta può arrivare a coprire sino al 10 per cento dell’intero mercato”.
Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’è un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. E se anche si aggiunge il costo della benzina, in media 5-7 euro, le compere in fattoria consentono, complessivamente, un risparmio di 23-25 euro. E di questi tempi non è sicuramente poco.
“La vendita in azienda agricola -rileva ancora Nisi- è un chiaro esempio di una filiera cortissima, direttamente dal produttore al consumatore, che porta vantaggi reciproci per ambedue le parti. Un’iniziativa estremamente valida per integrare in modo adeguato il reddito delle piccole e medie aziende, specialmente quelle che si trovano in zone montane, collinari e periurbane. Nello stesso tempo per i cittadini rappresenta un’occasione ideale per acquistare un prodotto di qualità a costi contenuti”.
D’altra parte, una filiera lunga comporta una spesa maggiore per i consumatori. Oggi i prezzi dei prodotti, nel loro viaggio dal campo alla tavola, subiscono, proprio a causa dei troppi passaggi e dei troppi intermediari e dei costi di trasporto, aumenti considerevoli. Acquistare, ad esempio, frutta e verdura in campagna si rivela un vero affare per i consumatori. “Il risparmio -rimarca il presidente della Cia- si aggira attorno al 40 per cento (con punte anche del 45 per cento) nei confronti dei tradizionali canali di vendita. Stesso discorso per il vino e l’olio d’oliva i cui prezzi si riducono del 25-30 per cento. In questo modo si eliminano tutti i vari passaggi della filiera. Il che significa abbattimento dei costi. Un modo di fare spesa che, quindi, costituisce un elemento importante per contrastare la corsa dei prezzi e combattere i rincari abnormi e ingiustificati provocati dai molteplici passaggi di una filiera farraginosa e dalle spinte speculative”.
Mag 03