La Basilicata è tra le prime regioni italiane per “viaggi per la salute”, con una capacità attrattiva per acuti in regime di ricovero ordinario del 16,6%, una percentuale di “fuga” del 23,5% e un saldo negativo di 6,9 punti percentuali. Quanto alla gestione dell’assistenza ospedaliera: la Regione presenta un tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere in regime ordinario pari a 113 per 1.000 (2012), a fronte di un valore medio italiano pari a 120,3 per 1.000. Il tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere in regime di Day Hospital è pari a 42,5 per 1.000, mentre la media nazionale è di 43,2 per 1.000. Il tasso standardizzato complessivo di dimissioni ospedaliere (ovvero in regime ordinario e in Day Hospital) è pari a 155,5 per 1.000; il valore medio nazionale è pari a 163,5 per 1.000. Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dalla undicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2013), un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Dati – commenta in una nota l’ANISAP Basilicata – che riaccendono l’attenzione su cosa fare per accrescere l’attrazione di utenza anche extraregionale delle strutture sanitarie pubbliche e private di eccellenza in attività in regione e che possono abbattere decisamente i costi del SSR per i “viaggi per la salute”. Di fatti dall’analisi sulla “salute” del Sistema Sanitario Regionale emerge tra le performance economico-finanziarie che nel 2012 in Basilicata il rapporto spesa/PIL è pari al 10,04% (valore medio italiano 7,04%). Proprio per evitare liste di attesa e di incrementare l’emigrazione sanitaria – aggiunge la nota – il Servizio Sanitario Regionale ha accreditato alcuni Centri che sono in grado per attrezzature-strutture, professionalità e competenze specifiche di svolgere test genetici e consulenze in attuazione dei P.A.C. (Percorsi Assistenziali Complessi). L’ANISAP – aggiunge la nota – nell’ambito delle proposte presentate al Dipartimento Salute per la definizione dei criteri di erogazione delle prestazioni e dei controlli di congruità e per l’istituzione di protocolli terapeutici necessari alla definizione dei Percorsi Assistenziali Complessi, oltre che per il diabete, anche per altre patologie quali ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio oculistica (cataratta e glaucoma), la genetica, ecc., sostiene l’esigenza di accrescere l’attività sul territorio e di affiancare le strutture pubbliche con Centro esterni accreditati, sotto la programmazione strategica del servizio pubblico.
Inoltre, nel 2012 la Basilicata presenta una Degenza Media Preoperatoria standardizzata pari a 2,13 giorni, a fronte di una media nazionale di 1,81. Ad esempio, la frattura del collo del femore (evento frequente nella popolazione anziana) è un ottimo modo per valutare la qualità dell’assistenza ospedaliera in quanto, se non trattata a dovere, ed è spesso causa di peggioramento della qualità di vita, di disabilità e/o di mortalità. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che lunghe attese per l’intervento per questa frattura corrispondono a un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, aumento delle complicanze legate all’intervento e minore efficacia della fase riabilitativa. Di conseguenza, molte delle Linee Guida più recenti raccomandano che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 48 o addirittura 24-36 ore dall’ingresso in ospedale. In Basilicata il 35,6% (dato 2012) dei pazienti che hanno riportato tale frattura è operato entro 2 giorni (valore medio italiano di 44,7%).
“Il Rapporto – è il commento del presidente ANISAP Basilicata Antonio Flovilla – rafforza la nostra convinzione: un miglioramento della qualità e delle performance della sanità, oltre che della sua sostenibilità, può essere prodotto attraverso una azione di rafforzamento della cosiddetta medicina del territorio, dalla medicina di base, alla assistenza domiciliare, alla prevenzione, alla riabilitazione. In realtà troppo poco è stato fatto in questa direzione con l’obiettivo di rendere piu’ efficiente il servizio sanitario regionale che per noi può funzionare efficacemente solo se funziona il mix pubblico-privato. Ci sono strutture e professionalità sul territorio che rappresentano una valida integrazione/alternativa alle lunghe attese per visite specialistiche e prestazioni presso i servizi delle Aziende Sanitarie e quindi possono garantire maggiore attenzione ai cittadini. Noi intendiamo dare il nostro contributo di esperienza, professionalità, servizi e prestazioni di qualità soprattutto in questa fase in cui gli effetti della crisi economica sul rapporto dei lucani con la spesa per la salute si sono manifestati nella tendenza al rinvio delle prestazioni sanitarie considerate, a torto, meno urgenti. In questo senso una funzione fondamentale spetta al Patto per la Salute che costituisce un contratto tra Stato e Regioni e che dovrà essere molto più incisivo di quello del 2009, che è rimasto lettera morta al 60%. La priorità sarà quindi garantire una certezza di budget, affinché si arrivi a una solida programmazione”.
Mag 05