Dopo il nuovo attacco di Legambiente alla cementeria di Matera la società Italcementi ha inviato una nota in cui precisa che “i combustibili alternativi sono una risorsa che rispetta l’ambiente”. Di seguito la nota integrale.
Nessuna conseguenza negativa sulle emissioni dell’impianto causata dall’uso di combustibili alternativi. Al contrario: alcuni valori, come gli NOx, registrano un calo. Inoltre, le emissioni sono e saranno sempre continuamente monitorate, come previsto dalle autorizzazioni ambientali dello stabilimento e verificate da enti terzi.
Per quanto riguarda la richiesta di utilizzo di combustibili alternativi, Italcementi ribadisce che la cementeria di Matera non diventerà un inceneritore. L’attività industriale dell’impianto resta e resterà sempre la produzione del cemento. E proprio per continuare a produrre un cemento di qualità, qual è quello di Matera, la cementeria non impiegherà mai nei propri forni “materiali qualsiasi” tali da alterare le caratteristiche dal clinker, continuando invece a operare nel rispetto della salute e dell’ambiente, oltre che naturalmente nel rispetto scrupoloso dei limiti emissivi e delle normative.
La differenza tra i limiti emissivi degli inceneritori e quelli cementerie ha ragioni ben precise: la combustione nei forni delle cementerie è di gran lunga più efficiente rispetto a quella degli impianti di incenerimento. Questo, per due ragioni: il tempo di permanenza dei materiali nel forno è molto più lungo (almeno tre volte) e la temperatura di combustione più che doppia (duemila gradi alla fiamma nelle cementerie contro i meno di mille degli inceneritori). Inoltre, alcune delle sostanze prodotte dalla combustione vengono “imprigionate” e inertizzate nel prodotto stesso, il clinker, senza alterarne la qualità.
In merito all’utilizzo dei combustibili alternativi occorre prendere atto di alcuni dati di fatto:
1. Il Combustibile Solido Secondario (CSS) è un tipo di combustibile prodotto dai rifiuti non pericolosi e ottenuto attraverso un complesso e controllato processo di produzione. Per essere classificato come CSS, il combustibile da rifiuti deve possedere determinate caratteristiche e parametri qualitativi, che sono prescritti nelle norme tecniche europee che regolamentano il suo processo produttivo e che lo rendono equivalente, in alcuni casi addirittura migliore, rispetto al combustibile tradizionale.
2. L’uso di rifiuti nei cementifici è una pratica largamente diffusa in tutto il mondo ed è riconosciuta a livello europeo come BAT (Best Available Technique). Con il riutilizzo dei rifiuti si riducono notevolmente le emissioni di gas serra nonché di CO2 prodotte dalle discariche. Inoltre, le cementerie stesse diventano meno inquinanti, perché gli impianti che bruciano CSS sono sottoposti a limiti di emissioni più stringenti rispetto agli impianti che usano combustibili tradizionali. Nei Paesi Europei più avanzati, il tasso di sostituzione termica dei combustibili fossili con i CSS nelle cementerie ha raggiunto nel 2011: il 98% in Olanda, il 61% in Germania, il 45% in Austria e Polonia, il 30% in Francia.
3. Italcementi è assolutamente favorevole alla raccolta differenziata. Infatti la cementeria, rispondendo a una necessità del territorio, ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema dello smaltimento di quel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi che non può essere recuperato attraverso la raccolta differenziata e che può essere invece valorizzato come risorsa energetica. Questo significa per la cementeria una integrazione – non una sostituzione – dei tradizionali combustibili con materiali attentamente controllati. Tale integrazione avverrà in piena trasparenza e porterà a un duplice vantaggio: per la Regione, che vedrà almeno parzialmente risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti senza ricorrere alle discariche o a un costosissimo conferimento degli stessi rifiuti ad altre regioni o ad altri paesi, e per la cementeria, che potrà valorizzare energeticamente questi materiali risparmiando combustibili fossili non rinnovabili derivati dal petrolio, come quelli tradizionalmente usati da tutta l’industria del cemento.
4. L’alternativa alla valorizzazione energetica, in questo momento, sarebbe il conferimento in discarica o il trasferimento in altri Paesi del materiale. Quest’ultima soluzione ha un costo di oltre 100 euro a tonnellata per inviare i rifiuti in paesi, come ad esempio quelli del Nord Europa, che li utilizzano poi come combustibile, realizzando un “doppio guadagno” a spese del contribuente italiano. La soluzione “zero rifiuti”, pienamente condivisibile a livello ideale, è un traguardo che deve ancora essere raggiunto. Attualmente l’utilizzo come combustibili alternativi è la soluzione migliore al problema di quella frazione dei rifiuti urbani non pericolosi che non è possibile riciclare.
5. A Matera sono utilizzati quasi esclusivamente Pneumatici Fuori Uso, pur avendo nell’autorizzazione la possibilità di utilizzare altri materiali plastici di diversa origine. Non corrisponde pertanto al vero sostenere che siano utilizzati fanghi, vernici, resti di cartiere e concerie.
I PFU sono gestiti in Italia da Consorzi Obbligatori che sono responsabili inoltre della valorizzazione del rifiuto tra cui compare anche quella energetica. La mancanza di impianti in Italia ha portato il Consorzio a esportare i PFU in Paesi esteri. La possibilità di utilizzarne un maggior quantitativo in cementeria è anche un’ occasione per trattenere in Italia delle risorse già presenti.
Italcementi chiarisce inoltre che, il petcoke è un combustibile industriale utilizzato in tutta Europa. In Italia i parametri di utilizzo sono addirittura più restrittivi che nel resto d’Europa. La maggior parte delle cementerie in Italia, Europa e nel Mondo utilizzano questo tipo di combustibile proprio perché il processo produttivo ne garantisce la completa combustione. Il petcoke è stato riconosciuto come combustibile industriale sin dal 1° DPCM dell’ ottobre 1995, successivamente confermato anche dal DPCM dell’8 marzo del 2002 e in terza battuta dal Testo Unico Ambientale del D.Lgs. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni. Il petcoke è un combustibile industriale e non un rifiuto ed è il combustibile solido ottimale per il regolare funzionamento degli impianti e senza pregiudizi per l’ambiente.
Italcementi pertanto ribadisce che i combustibili utilizzati attualmente dalla cementeria sono monitorati e controllati costantemente operando quindi nel pieno rispetto delle normative e garantendo, al tempo stesso, la produzione di un clincker di qualità.
6. Occorre ricordare che, in ogni caso, tutte le emissioni e le eventuali ricadute sul territorio sono attentamente monitorate per effetto del protocollo d’intesa che l’azienda ha sottoscritto con le amministrazioni locali a tutela della salute e dell’ambiente. La cementeria di Matera, oggetto di un recentissimo revamping, è uno degli impianti più moderni, sicuri e puliti di tutta Europa, essendo dotato di tecnologie di assoluta avanguardia.
Grazie alla nuova tecnologia, infatti, si sono ottenuti importanti benefici per l’ambiente, con una una riduzione del 98.7% di biossido di zolfo, del 72% di polveri, del 42.8% di ossidi di zolfo e del 21% dei consumi termici. Una particolare attenzione è stata dedicata inoltre all’impatto visivo e al progetto architettonico dei nuovi insediamenti produttivi, per consentirne l’integrazione con l’ambiente locale. Le emissioni della cementeria sono monitorate sistematicamente secondo il piano di controllo indicato dall’ AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale necessaria alla cementeria per operare), che prevede: il monitoraggio in continuo 24 ore su 24 delle emissioni per il forno di cottura; il controllo quadrimestrale dei microinquinanti organici e inorganici e la verifica semestrale di tutte le emissioni della cementeria. Tutte le verifiche confermano che la cementeria rispetta abbondantemente i limiti di legge previsti.
7. A conferma, infine, della particolare attenzione per il territorio materano e a testimonianza della collaborazione con gli interlocutori locali, nel maggio 2010, l’Azienda ha sottoscritto volontariamente il “Protocollo di Matera” con il Comune, la Provincia di Matera e il Parco della Murgia Materana. Il protocollo coniuga infatti gli impegni economici da parte dell’azienda con le politiche a favore dell’ambiente, della trasparenza, del recupero e della salvaguardia dei siti archeologici presenti nell’area. Un impregno che si è rafforzato nel corso degli anni e che ha portato nel febbraio 2011 all’insediamento del tavolo tecnico/scientifico che coinvolge le amministrazioni locali e gli enti di controllo e il cui compito è di valutare che gli impegni sottoscritti da Italcementi nel “Protocollo d’Intesa” vengano attuati. Italcementi ha inoltre acquistato e installato due centraline per il controllo della qualità dell’aria e una per la verifica del rumore e sono stati avviati i primi monitoraggi biologici su muschi e licheni presenti nell’area circostante alla cementeria.
8. Infine, in merito alle polemiche sollevate negli scorsi giorni sui media locali da chi sostiene che la produzione annuale di CSS della città Matera soddisferebbe solo per una quota trascurabile (circa 3mila tonnellate) la richiesta annuale di utilizzo dei combustibili alternativi da parte di Italcementi, l’azienda sottolinea che i quantitativi per cui è stata presentata richiesta comprendono il CSS prodotto dall’intera provincia e non solo da Matera città. I dati ufficiali del piano “Provinciale di organizzazione di gestioni dei rifiuti” stimano che la produzione annuale provinciale di CSS sia di 34.677 tonnellate. Una quantità di oltre dieci volte superiore a quella ventilata.
La cementeria di Matera ribadisce la sua volontà di continuare il dialogo con il territorio. Chiunque, in buona fede e animato da volontà di confronto, desideri visitare l’impianto e discutere qualsiasi aspetto con i tecnici della società è il benvenuto
Un pò di coerenza, nota rilasciata all’epoca del dibattito in parlamento del decreto Clini.
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Legambiente ed il css
Riportiamo questa nota diffusa da Legambiente nazionale sulla questione dell’utilizzo di combustibile derivato dai rifiuti nei cementifici.
“In queste ultime settimane stanno circolando su internet richieste di adesione a petizioni e a mail bombing da indirizzare ai parlamentari uscenti per fermare l’approvazione di un decreto che faciliterebbe l’uso del CSS (combustibile solido secondario: è un’evoluzione del vecchio CDR) nei cementifici in parziale sostituzione (in genere il 20%-30% dei combustibili tradizionali).
Questi appelli sono purtroppo inesatti e fuorvianti su questa opzione di uso energetico, a cui abbiamo sempre guardato con attenzione per contrastare la realizzazione di nuovi inceneritori.
Proprio in questa ottica nella scorsa assemblea nazionale dei circoli di Rispescia nel gruppo di lavoro sui rifiuti abbiamo dedicato a questa forma di gestione dei rifiuti una delle relazioni introduttive (quella tenuta dal nostro dirigente piemontese Michele Bertolino) e vale la pena richiamare i concetti espressi anche in quella sede per valutare serenamente le opportunita’ garantite dal recupero energetico in impianti industriali esistenti (vale la pena ricordare che diversi cementifici hanno già autorizzazioni e utilizzano rifiuti speciali e pericolosi, a prescindere dall’approvazione di questo decreto).
Bruciare CSS nei cementifici:
– di per sè non peggiora le emissioni inquinanti.
Al contrario impone a questi impianti limiti di legge piu’ restrittivi e quindi l’utilizzo di migliori tecnologie di abbattimento.
I combustibili “tradizionali” dei cementifici (come il petcoke o il polverino di carbone) sono porcherie ben peggiori del CSS. E purtroppo in base alla normativa vigente un cementificio che brucia questi combustibili tradizionali può emettere inquinanti in atmosfera entro limiti di legge molto più permissivi (quali sono quelli previsti per gli impianti industriali in generale), mentre quando bruciano anche il CSS quei limiti di emissione diventano più restrittivi, in quanto per essere autorizzati ad operare col combustibile da rifiuti gli impianti vengono assimilati ad inceneritori. Tanto per fare un esempio, secondo la legge vigente un impianto industriale puo’ emettere diossine fino a 10.000 nanogrammi/mc, mentre per un inceneritore il limite e’ di 0,1 nanogrammi/mc. Se un cementificio e’ autorizzato a bruciare anche CSS, deve rispettare il limite di 0,1 per le diossine e questo impone un radicale miglioramento dell’impianto e di conseguenza delle sue emissioni (lo stesso vale anche per metalli pesanti e altri microinquinanti);
– rende i cementifici più controllati.
I cementifici quando bruciano CSS sono obbligati a monitorare alcuni inquinanti – come ad esempio le diossine – che non sono obbligati a monitorare per legge quando bruciano le altre schifezze classificate come combustibili tradizionali;
– a parità di risultati, bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2: nel primo caso (cementificio) infatti il CSS sostituisce un (pessimo) combustibile fossile, che comunque verrebbe impiegato; nel secondo caso (inceneritore) invece i rifiuti verrebbero usati per produrre calore, in parte convertito in elettricità (al massimo per il 25%), in parte (nei paesi e nei mesi freddi) usato in reti di teleriscaldamento, in parte (la gran parte) semplicemente disperso nell’ambiente come calore: gli inceneritori, anche i migliori possibili, sono macchine intrinsecamente inefficienti sotto il profilo del recupero energetico, specie nei paesi caldi;
– e in ultimo, ma non per importanza, può evitare la costruzione di nuovi impianti di incenerimento.
Questa opzione di recupero energetico può essere utilizzata in modo temporaneo e in alternativa alla realizzazione di inceneritori da costruire ex novo. Questi, una volta realizzati, soprattutto se sovradimensionati, funzioneranno a pieno regime per almeno 15-20 anni vanficando ogni scenario di aumento del riciclaggio da raccolta differenziata e di sviluppo delle politiche di prevenzione, ancora oggi ampiamente disattese.
E infatti, non a caso, questa opzione e’ da sempre osteggiata dalle aziende che costruiscono e gestiscono inceneritori.
Se c’è un aspetto negativo nell’impiego di CSS nei cementifici, è legato alle quantità in gioco: purtroppo (o meglio per fortuna) di cementifici non ce n’è abbastanza per bruciare tutto ciò che oggi finisce in inceneritore o, peggio, in discariche per rifiuti. Quindi, i cementifici non sono la soluzione definitiva del problema rifiuti: per quello occorrono efficienti politiche di riduzione prima e di raccolta differenziata e riciclaggio poi. In ogni caso se servissero a chiudere qualche inceneritore o a non aprire qualche discarica in giro per l’Italia, non sarebbe un risultato disprezzabile. Anzi.”
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Rossella Muroni
Direttore generale Legambiente
Stefano Ciafani
Vice presidente Legambiente
PER ONESTA’
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Italcementi :Protocollo di Intesa/ Monitoraggio
-Quando sarà disponibile la validazione dei dati trasmessi in continuo delle centraline dell’aria sul sito Arpab?
Le due centraline registrano in continuo i dati dell’aria già dal settembre 2013 ed li inviano in forma grezza all’ARPAB. Quando sarà in grado l’arpab con il suo sistema di acquisizione di mettere in linea tali dati validati?
– Si legge dal I° report del Protocollo di Intesa di gennaio 2014, disponibile sul sito Arpab, che, all’epoca non vi erano ancora i dati dell’aria prelevati dal campionatore ad alto volume. Ora sono accessibili?
– Sono disponibili i dati della seconda campagna di monitoraggio delle deposizioni atmosferiche iniziata a fine gennaio / inizio febbraio 2014?
– Vi sono i dati delle deposizione al suolo, il cosiddetto campionamento del top-soli?
– Quando sarà disponibile il secondo report del Protocollo di monitoraggio??