Riportiamo di seguito un estratto del comizio di Silvana Arbia che si è svolo a Policoro il 10 maggio scorso.
Silvana Arbia a Policoro (Jonio lucano) per le Europee: “Quello che non avete fatto per voi, fatelo per i vostri figli”
Sono esperta di Diritto e non di comizi. E meno male, direi. Come donna di legge ho dovuto fare una scelta, quella di impegnarmi direttamente in politica, perché lo Stato di diritto, in Italia e soprattutto nel Sud, é pesantemente messo in discussione. Non potevo stare a guardare.
Sono ora coinvolta in un progetto che é per me nuovo rispetto alle funzioni da sempre assolte come magistrato, ma non gli obiettivi, che sono gli stessi. Senza Stato di diritto non c’è sviluppo, la non osservanza dei nostri principi costituzionali e di quelli europei non porta alla democrazia degna di questo nome. L’Unione Europea produce, di continuo, regolamenti e direttive sistematicamente ignorati, disapplicati e che quindi non servono a nessuno: una situazione fallimentare.
E che cosa dire dei finanziamenti comunitari: devono passare attraverso la orribile trafila di burocrati diretti dai partiti. Non va bene, non si può continuare così.
Il sistema bancario europeo è fallimentare, quello monetario non fa vedere i benefici sulla gente ma solo su pochi gruppi e Stati dominanti. Gli altri, a cominciare dall’Italia, inseguono, inseguono chi comanda e mai li raggiungono. Alcuni Paesi, penso alla Germania, si comportano in Europa come vere e proprie potenze colonialiste. Una oligarchia che spadroneggia.
La corruzione in Italia, Paese membro della UE, è un problema. Per assegnare un appalto bisogna affidarsi a procedure che prevedono, spesso, il ricorso ai ben ammanicati di turno. Non stare a guardare vuol dire stroncare questi meccanismi. Un giurista conosce questo sistema malato e può intervenire perché ha conoscenze adeguate e sensibilità verso la sofferenza permanente di chi è costretto a subire questa macchina infernale, in particolare nel Meridione dell’Italia.
La natura scempiata è una delle conseguenze del non rispetto delle regole, dell’impunità che persiste, che al Sud si ingigantisce. Ammalarsi a causa dei veleni di un finto sviluppo mette in discussione il nostro diritto alla salute. Loo sanno bene i lucani, i pugliesi, i campani che cominciano a capire quanto pesino sulla loro pelle le scelte irresponsabili di una classe politica che bada solo alla conquista di posizioni di potere. Vi siete chiesti, ad esempio, perché la Basilicata ha il più alto tasso di tumori ossei? A chi si deve addebitare questa responsabilità? Perché persino la qualità delle nostre acque è messa in discussione? Da cosa dipende? Bisogna fare qualcosa, perché non cambiare? Scelte per la legalità, per la politica del bene comune, questo serve, altrimenti saremo persi per sempre. Chiedetevi se, in queste condizioni di sottosviluppo, perché di questo si tratta, c’è un futuro per voi e per le generazioni future. Se il figlio ti chiede il pane, non gli puoi dare il serpente: ricordate questo monito.
Le situazioni di disagio possono sfociare in tragedie. Se non ho da mangiare per me e per i miei figli posso fare del male anche al mio vicino. Cerchiamo di non arrivare a quel punto.
Il 12 per cento della popolazione europea è a rischio povertà. Lo sapete? La colpa è anche nostra, soprattutto al Sud, perché ci siamo lasciati andare pensando che la politica del malaffare pensasse a risolvere i nostri problemi. E’ un errore, un’umiliazione, una sconfitta.
Servono persone che vadano a fare un po’ d’ ordine, che si impegnino per farci fare passi in avanti e non indietro.
C’è il capitolo dell’inn ovazione, tanto sbandierato. L’Europa ha messo in bilancio, sino al 2020, grandi stanziamenti: vanno utilizzati, e bene. Il prossimo Parlamento europeo avrà molto da fare, ma mandateci persone competenti, pulite, senza macchie e mire personali. Ci sono ancora in giro facce che hanno fallito, che vi hanno tradito: perché concedergli un altro mandato?
Non mi piace il progetto del Debt Redemption Found, cioè un Fondo di redenzione come alternativa agli eurobond. Se questo piano si concretizzasse, il 10% del Pil italiano dovrebbe, per venti anni, andare al servizio del debito: una vera pazzia! Attenzione, perciò, a che cosa si profila all’orizzonte.
Il 25 maggio si vota per il Parlamento europeo: non votare è autolesionismo, ma bisogna votare giusto. Io non sono iscritta a nessun partito, non appartengo a nessuno, voglio una politica che si interessi degli altri. La lista in cui sono inserita non mi ha chiesto niente, sa di non poterlo fare. Voglio portare le necessità, i desideri dei giovani del Sud sui tavoli di Bruxelles e Strasburgo. Le nuove generazioni hanno bisogno di buoni esempi, di qualcuno che possa convincerli che è il merito che conta, che paga, e non le raccomandazioni. Il mio percorso di vita e quello professionale lo testimoniano. Sono in magistratura dal 1979, non accetto le ingiustizie e mi batto contro di esse. Ho l’ambizione di delineare un tracciato nuovo, un solco nuovo per i giovani. Conosco il “dossier” dei problemi del Mezzogiorno, le cause, le responsabilità, le omissioni. So i motivi della nostra povertà ma anche la ricchezza di un territorio che va sostenuto in maniera diversa e soprattutto onesta.