“Non sono mica matto, questo è un meccanismo da strozzini, vuol dire mettere in ginocchio l’Italia, ci obbliga a indebitarci per 20 anni per pagare debiti, che senso ha? Non lo farò mai.”
(Pierluigi Bersani, PD – 26 Luglio 2011 – Festa dell’Unità – Pesaro)
“Non diciamo sciocchezze. È una follia e un suicidio e il Popolo della Libertà non consentirà mai l’applicazione di questo parametro il cui fine consiste nel depauperare l’Italia senza scampo.”
(Giulio Tremonti, PDL – 15 Agosto 2011 – Cortina d’Ampezzo)
“Ma stiamo scherzando! Non lo firmeremo mai perché noi siamo in prima linea sul territorio a
difesa delle imprese”.
(Roberto Maroni, Lega Nord – 28 Agosto 2011 – Pontida)
Parole, orgoglio e credibilità al vento: il 12 Luglio 2012 al Senato, ed il 19 Luglio 2012 alla Camera dei Deputati il PD, il PDL e la Lega Nord votavano compatti la ratifica del Fiscal Compact, e non a caso nei “programmi” di questi partiti per le prossime Elezioni Europee del 25 Maggio 2014 non ce n’è menzione.
Eppure è una questione talmente importante da essere considerata fondamentale dai più grandi economisti del mondo e anche dal MoVimento 5 Stelle, proprio per questo è il primo punto del programma M5S per l’Europa: l’abolizione del Fiscal Compact.Sintetizzando, il “Fiscal Compact” o “Patto di bilancio europeo” è un accordo firmato da 25 dei 27
Stati membri dell’Unione Europea (non l’hanno firmato Regno Unito e Repubblica Ceca), e prevede, principalmente:
1) l’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio (che il Governo Monti inserì, grazie a PD, PDL e Lega, in Costituzione);
2) l’impegno a non far superare al deficit pubblico strutturale (l’ammontare della spesa statale non coperta dalle entrate) lo 0,5% del PIL;
3) la riduzione del rapporto fra debito pubblico e PIL di un ventesimo (5%) all’anno, fino al rapporto del 60% sul PIL nell’arco di un ventennio;
4) l’impegno a coordinare i piani di emissione del debito col Consiglio dell’Unione e con la Commissione europea.
In sostanza, per i più inguaribili “ottimisti a prescindere” del partito unico delle larghissime intese, rappresenta la famosa assegnazione dei “compiti a casa” (copyright di Mario Monti ed Enrico Letta) tanto sgraditi in Italia quanto graditi in Europa da Matteo Renzi, un uomo, un perché: l’unico politico al mondo che può permettersi, insieme alla lunga lista di nominati da lui medesimo, tra cui l’ottimo Gianni Pittella al quarto inspiegabile mandato europeo, di “cambiare verso” andando nella stessa direzione di prima: qualcuno gli dica che ha fatto un giro di 360° continuando allegramente a correre verso il precipizio, prima che sia troppo tardi!
Non se lo trova davanti solo lui o il suo PD ed i componenti del partito unico dell’euro, infatti, ma tutti i cittadini italiani. Il perché è facilmente dimostrabile, purtroppo per noi.
L’Italia, come anche i più pericolosi sociopatici ormai sanno benissimo, ha un debito pubblico mostruoso che si aggira intorno ai 2.100 miliardi di euro, al 135% del PIL. La nuova favola raccontata agli italiani tramite il circo mediatico filogovernativo è che ottenendo la crescita del PIL da quest’anno in poi in una misura di circa il 2% all’anno, per i prossimi vent’anni, non ci sarà bisogno delle supermanovre lacrime e sangue di cui parla Beppe Grillo insieme ai suoi parlamentari ed ai candidati per le europee del M5S.
I più ottimisti parlano di manovre di tagli alla spesa pubblica da “massimo 7 miliardi all’anno per vent’anni”. Il M5S ipotizzando manovre da suicidio di massa per 50 miliardi all’anno, invece, non fa altro che rapportare la situazione ed i valori in campo attuali anche ai prossimi anni. Aldilà di una sterile diatriba fra chi prevede il peggio e chi prevede il meglio possibile per mantenere la poltrona ed i privilegi ottenuti finora, però, ci sono gli italiani.
Senza sovranità monetaria, dovendo dipendere dalle decisioni della Banca Centrale Europea in merito all’eterna lotta fra inflazione e deflazione, la quale deve gioco forza mediare fra le necessità di Paesi come l’Italia e le necessità della Germania, altra economia, altro debito, altri valori in campo, un patto così vincolante come il Fiscal Compact non è altro che un cappio al collo delle economie più deboli, a vantaggio di quelle più forti.
In un Paese come l’Italia, in cui c’è la tassazione più alta al mondo ed i servizi più scadenti d’Europa, se per pagare il debito e gli interessi sul debito alle banche bisogna prevedere tagli alle spese o aumenti di tasse anche solo per 7 miliardi all’anno per vent’anni non si è soltanto miopi: si è folli.
Se poi consideriamo i dati reali, che di anno in anno smentiscono previsioni di “uscita dal tunnel” con prodotto interno lordo sempre attestato intorno allo “zero virgola”, bisogna davvero essere dei pazzi scatenati e senza scrupoli per pensare che gli italiani reggeranno, dal 2015, anno in cui entrerà in vigore il Fiscal Compact, ad una prova così dura.
Non sono bastati i suicidi di migliaia di persone sul lastrico ed imprenditori sempre più disperati, non sono bastate le migliaia di aziende chiuse e quelle che hanno dovuto lasciare l’Italia insieme a migliaia di giovani in cerca di fortuna e giustizia sociale, non basta la povertà dilagante per aprire gli occhi e giudicare questo tipo di accordi per quel che sono davvero?
Le tasse non si possono aumentare e i servizi non si possono tagliare perché il paziente Italia ne morirebbe, nello stato in cui versa. Per chi ha le “mani in pasta” dappertutto e con questo gioco al massacro non solo non ci perde, ma ci guadagna, tutto questo è tranquillamente trincerabile dietro il decimale di una previsione stampata su un incolpevole pezzo d’albero, ma per noi è vita da difendere, arte da preservare, ricerca, cultura, sanità, scuola pubblica in cui investire.
Si può privatizzare un Paese intero, si può svendere la dignità di milioni di cittadini italiani senza che ne siano nemmeno a conoscenza? Per i partiti italiani che hanno approvato e ratificato il Fiscal Compact, evidentemente sì.
Per noi, assolutamente no. Ecco perchè va abolito ed ecco perché, semplicemente… #vinciamonoi!
Piernicola Pedicini..
M5S Basilicata per il Candidato Portavoce al Consiglio Europeo Piernicola Pedicini.