Si dichiara innamorata della Basilicata, perché – dice – “è ancora incontaminata”. È tornata per la terza volta e dopo aver visitato Matera e l’area del Vulture-Melfese, ha percorso la Val D’Agri e i versanti lucano e calabrese del Parco Nazionale del Pollino, alla ricerca di “coriandoli” di gusto.
Ospite di un Press Tour organizzato dall’Apt Basilicata, Auretta Monesi è una giornalista lombarda e cura la rubrica “Buona Italia” del mensile “Bella Italia”, dedicata agli itinerari enogastronomici in angoli di sapori delle regioni del Bel Paese.
Ha scritto guide turistiche per la Mondadori, il Touring e National Geographic, ha collaborato con le riviste Grazia, Donna Moderna e Dove e da sette anni si occupa della rubrica enogastronomica di Bell’Italia, ma – ammette – “da quando ricopro questo incarico mi considero una martire del mio lavoro, perché sono ingrassata sette chili!”. Viaggi come questo, poi, “sono un vero attentato, non è semplice resistere alla cucina lucana”, che definisce “elegantemente ruspante, perché coniuga l’armonia dei sapori partendo da ingredienti contadini”.
Della Basilicata apprezza la genuinità della gente, “è vero che è facile trovare questo requisito anche in altre regioni italiane, ma il popolo lucano ha una durezza diversa. Io che sono del Nord non devo mimetizzarmi nel suo genius loci”.
L’accoglienza nelle strutture ricettive che l’hanno ospitata è solo una conferma della sua convinzione, accreditata ancor più “dalla cura e dalla raffinatezza che guidano le azioni di albergatori e ristoratori, anche dei titolari di rifugi e agriturismo localizzati negli angoli più nascosti del bosco”.
Sul numero di luglio di “Bell’Italia” Auretta Monesi dedicherà le sei pagine della rubrica all’Alta Val D’Agri, che definisce “arcadica”. “Mi aspettavo di trovare un paesaggio texano – confessa pensando ai giacimenti di petrolio – invece ho scoperto paesaggi verdi dai colori netti che non immaginavo”.
Ha apprezzato molto la “Cuccìa”, una zuppa di legumi che definisce una “koinè di tutte le specie della vostra terra”, né ha saputo resistere ai fagioli di Sarconi, “non riuscivo a credere ne esistessero 31 tipologie, “un caleidoscopio di colori e gusti che insieme disegnano un’opera d’arte”.
“Parlare di sapori è la chiave di volta per unire un Paese come il nostro – riflette la giornalista di Bell’Italia – perché la storia passa anche per il cibo”.