“L’accorpamento delle diverse Soprintendenze all’interno delle singole regioni e la riduzione del numero delle Direzioni Generali del MiBAC, penalizzando ulteriormente le regioni minori come la nostra, si limita ad affrontare i problemi della cultura e dell’ambiente come se fossero questioni esclusivamente economiche, in quanto gli interventi proposti serviranno essenzialmente a ridurre le spese, nell’ipotesi un po’ ingenua che questo da solo possa essere sufficiente a rilanciare il comparto dei Beni Culturali nel nostro Paese. Noi di Italia dei Valori abbiamo idee diverse, e pensiamo che l’unico modo di ottenere l’obiettivo di un autentico rilancio del comparto culturale italiano passi da una vera e propria riforma del Ministero, cioè da un cambiamento strutturale del funzionamento interno dello stesso, e non da pure e semplici manovre di spending review che nulla intaccano dei problemi reali che hanno reso critica la situazione del nostro patrimonio culturale ed archeologico”. E’ quanto afferma in una nota la segretaria regionale di Italia dei Valori Maria Luisa Cantisani che aggiunge: “soprattutto nel settore ambientale sopprimere la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Paesaggistici da noi avrebbe un alto prezzo in una fase delicata segnata dai continui tentativi di aggressione delle compagnie petrolifere. Idv – continua – ha elaborato lo “Sblocca-Beniculturali” che presenta nel dettaglio la nostra proposta di riforma del funzionamento del MiBAC. Pensiamo anche noi che, dopo vari anni di continua moltiplicazione delle poltrone apicali, sia necessario il ridimensionamento dell’apparato dirigenziale e burocratico del dicastero a tutto vantaggio degli operatori territoriali, ma soprattutto riteniamo che sia ormai indispensabile intervenire sui ruoli e sulle competenze delle diverse figure implicate nella gestione del nostro patrimonio, favorendo l’ingresso di nuove e più giovani professionalità in grado di assicurare una vera trasformazione dinamica del funzionamento ministeriale. Una riforma non è tale se non cambia la “struttura” di ciò su cui si vuole intervenire. Noi pensiamo che alle attuali Soprintendenze (in ragione della loro valida formazione accademico-scientifica) debbano rimanere le competenze fondamentali della tutela e della conservazione e restauro dei Beni, ma che le sempre più complesse e delicate funzioni di controllo, ispezione, gestione e valorizzazione locale del patrimonio debbano essere svolte da figure diverse e “terze” rispetto alle precedenti, qualificate a ciò dalla formazione tecnico-giuridico-legislativa assicurata dall’attuale corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, attraverso l’istituzione di un Ispettorato dei Beni Culturali.
Desideriamo con ciò facilitare anche l’ingresso dei giovani laureati nel mondo delle attività legate alla cultura e alla salvaguardia del patrimonio artistico ed archeologico, e favorire al tempo stesso il potenziamento delle strutture e del personale periferico adibito alla valutazione del rischio e agli specifici interventi territoriali”.
Nell’evidenziare che “la percentuale del Pil spesa per la cultura in Italia è stata nel 2011 dello 0,6% a fronte di cifre più che doppie negli altri Paesi europei, il disinvestimento complessivo in attività culturali nel decennio preso in considerazione è stato del 33,3% (più del doppio della Grecia), la spesa in consumi culturali delle famiglie italiane si è ridotta al 7,2% a fronte dell’8,9% della media europea, mentre la partecipazione dei cittadini alle attività culturali è stata di un misero 8%”, Cantisani afferma che “con lo “Sblocca-Beniculturali” noi di Italia dei Valori desideriamo dare il nostro contributo alla salvaguardia e al rilancio di uno dei settori più vitali per l’economia e per l’immagine dell’Italia, in direzione di un “Patto per la Cultura” verso cui vorremmo veder convergere le forze del centrosinistra”.